sabato 27 giugno 2015

SASSARI, AYÒÒ!

Avevo un altro post "in canna", di politica, serio e incacchiato.
Ma la bella scudetto di basket 2015 mi ha talmente incantato, a
prescindere dal risultato peraltro, che per oggi vi siete salvati...
Non mi importa niente se la squadra che ha vinto ha una quota di stranieri che pare l'Inter di Moratti e quella che ha perso (di un soffio) schierava una frotta di ragazzi italiani giovani giovani: proprio per questa ragione, anzi, ho continuato a tifare Sassari (ayòò!) anche quando a un quarto dalla fine era ancora sotto di dieci. I ragazzi della Grissin Bon, infatti, si rifaranno: hanno una società solida e tutto il tempo del mondo alle spalle, scorderanno le lacrime di stasera, e il mio non è solo un augurio, è una facile previsione. Il progetto Banco di Sardegna invece pare avere qualcosa di più precario, a partire dalla realtà socioeconomica in cui opera: forse il carro non sarebbe passato più, perso quello di oggi, anche se quest'anno i trofei sono tre, con supercoppa e coppa Italia.
A proposito di coppa Italia e di previsioni, non per vantarmi, ma in questo pezzullo di febbraio 2014, celebrante la storica prima vittoria del team di Sacchetti, c'è uno sbilanciamento inequivocabile:
"Non siamo ancora al Cagliari di Giggirriva, ma la Dinamo Sassari ha scritto una pagina importante della storia della Sardegna e dello sport. In attesa dello scudetto..."
L'attesa non è stata manco tanto lunga, e il Cagliari di Giggirriva è oggi raggiunto, 45 anni dopo, nell'olimpo sportivo sardo da un'altra squadra a vincere un titolo nazionale in uno sport maggiore. Anche se il basket non è il calcio.
E meno male che non lo è, però: con tutti i soldi che girano nel pallone nonostante la crisi e gli scandali che si susseguono uno appresso all'altro, per rivedere una provinciale scudettata bisogna tornare agli anni 80 del Verona di Bagnoli. E anche arrivare in serie A per le piccole realtà è ormai possibile solo se dietro hai un padrino economico grosso così, Sassuolo e Carpi di oggi non sono figlie di congiunzioni astrali come la Reggina degli anni duemila o l'Avellino vent'anni prima...
Ma non è solo questo a rimarcare la distanza tra il primo e il secondo sport nazionale, anche per fortuna ancora una questione di valori: riguardatevi i minuti finali di gara 7 e i primi minuti del dopopartita, sono estremamente istruttivi. Si vede un pubblico infinitamente deluso ma altrettanto corretto, circondare una scena a dir poco meravigliosa: i giocatori di Sassari che anzichè festeggiare si avvicinano alla spicciolata a quelli di Reggio, spesso piangenti, per abbracciarli e consolarli. Ecco perchè questa volta non è retorica dire che hanno vinto entrambe, non è facile ruffianeria dire che tifavo Dinamo si ma sarei stato contento anche se avesse vinto la Reggiana. E non è azzardato pronosticare un ciclo per gli emiliani... anche se un motivo inconfessabile per la mia scelta di tifo c'è eccome: nei miei sogni non era quella, la prima Reggio del basket con uno scudetto sul petto...

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