Questa canzone è molto vecchia, forse ha addirittura 35 anni; oso mantenerla tra quelle non dico attuali, ma che non mi vergogno di presentare sul blog in caso qualcuno ne volesse l'uso (ricordo che il testo è registrato, ma non è certo questione di soldi), perché penso che tratti di questioni senza tempo. Pensata come un valzerotto – il ritornello cantato il resto parlato - ma
come le altre rimusicabile liberamente da chi la prendesse, la canzone infatti parla di cose che hanno riguardato gli adolescenti di ogni epoca: i supporti e gli strumenti di comunicazione sono tutto sommato "sovrastruttura", quella età per chi la ricorda davvero (cioè, liberandosi del filtro della nostalgia di essere "
tutto per possibilità" -
cit.) è difficilissima. Come dimostrano le tante tragedie che si leggono in cronaca. Ai miei tempi molti si teneva un diario, specie le ragazze, a me è capitato a un certo punto di pensare che portasse sfiga (avevo letto "
Il mestiere di vivere" di Pavese, e dal testo si capisce), così ho smesso, e l'ho "seppellito" con questa canzone. Tra l'altro, avevo cominciato a scrivere canzoni proprio perchè, prima ancora di sentire
Croce citato da De Andrè sostenere che prima dei 18 anni tutti scrivono poesie dopo solo i poeti e gli stupidi, avvertivo che la necessità di dare una forma musicabile ai miei versi fosse un recinto che mi costringeva a rimuginare con più attenzione ogni parola, laddove la poesia dopo gli ermetici era invece diventata un pascolo per tutti quelli che vogliono dare la stura alla propria anima senza continenza (ok, questo l'ho capito dopo, allora pensavo solo che era "troppo facile").
AL BUIO
Caro diario,
se tu per me rappresentassi qualcosa come per chi riversa sui tuoi simili tutto l’affetto e l’amicizia, ti direi buonasera ogni sera e annoterei su di te le impressioni e gli avvenimenti della mia giornata; ma siccome tu non rappresenti per me niente di tutto questo, ci sentiamo raramente e non ti do mai del tu come sto facendo per caso ora. Comunque,
al buio sto meglio
al buio sto bene
da solo, però,
così mi conviene:
mi metto a pensare
e vedo solo ciò che voglio io…
e se
credessi
in dio….
Caro diario,
se io avessi con te un rapporto diverso da quello che ho, anzi se io avessi con te un vero rapporto, ti potrei dire, dopo un periodo di vita vissuta, di incoscienza quindi, che so una malattia o un esame all’università; ecco, mi potrei scusare con te per il lungo silenzio, dicendoti magari che era forzato, giustificazioni tra le altre.
Per ora ti basti…
al buio sto meglio
al buio sto bene
da solo, però,
così mi conviene:
mi metto a pensare
e vedo solo ciò che voglio io…
e se
credessi
in dio….
Caro diario,
se tu mi potessi parlare mi diresti “guarda dietro, c’è scritto che non ti lascerai mai perdere dal controllo di te stesso, che non potrai mai più credere, te ne sei dimenticato?” e io ti ringrazierei perché mi avresti per l’ennesima volta ricordato di quel meccanismo psicologico che mi blocca prima del saltino. Come dici, c’è rimpianto nella mia voce? come si vede che non mi conosci neanche tu…
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