giovedì 10 maggio 2018

UN POSTO VICINO L'USCITA, GRAZIE

E così, pare, alla fine di due mesi di pantomime e psicodrammi, il governo, l'unico politico possibile dato il risultato del 4 marzo, si farà. Salvo colpi di scena finali, s'intende, ma sono due mesi che evito accuratamente di scrivere dell'argomento (e meno male che scrivo anche di altro, c'è chi da due mesi non aggiorna il blog...) proprio per non seguire false piste, stavolta mi voglio sbilanciare, e pazienza se toppo non sarà mica la prima né l'ultima volta...
I due soggetti politici che hanno vinto le elezioni, inoltre dimostrando la persistenza di una spaccatura nord/sud nel Paese, alla fine si stanno accordando per un governo la cui linea politica porti avanti il massimo possibile dei programmi di entrambi, partendo dalle non poche cose in comune e lasciando però fuori le cose magari volute dall'uno ma assolutamente aborrite dall'altro. Non sarà facile, ma l'alternativa, che Mattarella ha minacciato di concretizzare altrimenti, è semplicemente agghiacciante: un altro governo a guida UE col compito preciso di terminare l'opera di distruzione del tessuto economico italiano intrapresa da tutti i governi politici dal 1992 in poi e implementata con meno intermediazione dal 2011 ad oggi. Tanto che forse è proprio per paura di ciò che, se davvero lo faranno, i due galletti hanno fatto la pace: il governicchio del Presidente, potete scommetterci, non sarebbe affatto durato pochi mesi, in chi lo avrebbe appoggiato c'è gente avvezza a fare campagne acquisti sotterranee in corso d'opera, e ti saluto occasione di cambiamento.
Si tratta, dei 4 scenari che vedevo possibili l'11 marzo scorso, di quello che giudicavo assieme meno probabile e più auspicabile, e la prima cosa dimostra ancora una volta che a previsioni non sono granché, la seconda invece necessita di divagazione, perché mi ritengo ancora di sinistra e ho molti amici di sinistra a cui rendere conto: come la mettiamo ora che andiamo al governo con la destra più becera? Ora, a parte che il primo a flirtare con Bossi fu proprio il centrosinistra in funzione antiberlusconi1, e non volendo ripetere il mantra di Di Maio, che a domanda risponde sempre che destra e sinistra sono categorie superate e lo dimostra il fatto che sono milioni gli elettori già di sinistra che ora votano sia per il m5s che per la Lega, non resta che ricorrere a una metafora, e approfittare dell'occasione che offre il calendario.
In questi giorni, infatti, 73 anni fa si chiudeva il dominio nazista in Europa (per la parola FINE sulla seconda guerra mondiale si doveva attendere ancora la tragica appendice nucleare giapponese, che in perfetto stile hollywoodiano più che la fine di un film era l'aggancio per il film seguente), e l'evento è festeggiatissimo.... in Russia. In Russia? Perchè in Russia e non in Occidente, vi potreste chiedere... Perché, a dispetto di quanto vi raccontano da decenni, a scuola e in decine di film alcuni pure belli, il nazismo non fu sconfitto dagli angloamericani, proprio no, ma essenzialmente (diciamo almeno all'80%, se vogliamo dare una cifra - e non è a spanne, è a litri di sangue versato alla causa) dall'Unione Sovietica, prima l'unica che resistette alle irresistibili avanzate del Reich e dopo quella che da sola lo avrebbe sconfitto, magari impiegando qualche mese in più, anche senza l'invasione dell'Italia lo sbarco in Normandia e i bombardamenti a tappeto più o meno gratuiti (Dresda in testa). Azioni tutte queste ultime che già allora molti in Occidente pensarono indispensabili proprio e solo in funzione antisovietica (e infatti senza di esse oggi staremmo ancora tutti sotto il Patto di Varsavia, comunisti anziché consumisti). Ma anche se in pochi ricordano le proporzioni dei meriti sovietici, nessuno osa contestare la semplice evidenza logica del fatto che, se non si fossero accantonate momentaneamente le differenze in nome dell'obiettivo comune della sconfitta del progetto hitleriano, questo avrebbe vinto, e oggi staremmo celebrando l'85mo anniversario del terzo Reich.
Ecco, i risultati delle ultime elezioni italiane dicono questo: gli italiani si sono finalmente accorti, non tutti, non ancora in maggioranza assoluta e preponderante, ma almeno nella maggioranza dei votanti, anche se divisi tra due formazioni che correvano in schieramenti diversi, di ciò che solo i visionari (primo tra tutti l'immenso De Andrè) avevano invece visto già nel 1989. E cioè che l'Unione Europea così come è stata disegnata è, (è, senza giri di parole) il Quarto Reich. E chi lo vuole sconfiggere deve mettere da parte le pur tante divergenze per allearsi nell'obiettivo comune.
Detto questo, il programma del nuovo governo è semplice (e perfettamente nella linea politica dichiarata di entrambi i soggetti), mi autocito (11/3):
andare in UE a chiedere una profonda riforma dei Trattati (su moneta e immigrazione, innanzitutto), e rispondere all'eventuale rifiuto denunciandoli e uscendone (a Bagnai e Borghi i dicasteri economici), per usare la spesa in deficit per politiche keynesiane massicce (ovviamente affiancate dal dimezzamento simbolico delle prebende ai politici e da una feroce lotta alla corruzione).
Il governo, ammesso che parta, avrà questo programma? e la forza di attuarlo? Se si, avrà l'appoggio di tutti quegli italiani che col loro voto hanno chiesto proprio questo, e pian piano anche di tutti quelli che si accorgeranno dei miglioramenti nel quotidiano. Come spiega bene Conditi di Moneta positiva, se davvero m5s e Lega vogliono farci uscire dalla crisi gli strumenti ci sono, addirittura anche senza uscire dall'Euro (ma secondo me è meglio farlo, e a tradimento, nottetempo, fino alla sera prima giurando di no).
Controinformoperdiletto nel suo piccolo svolgerà, isolotto dell'arcipelago della controinformazione, assieme alle sorelle più grandi si ma pur sempre isolette, quella funzione di cane da guardia della politica che dovrebbe avere e non ha purtroppo più da tempo la stampa tutta.
Distrutto il Quarto Reich, ci torneremo a dividere come più ci piace.

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