domenica 8 luglio 2018

DEMOCRAZIA? NO, DEMIARCHIA!

Tra tante cantonate che ho pigliato in dieci anni di blogging, per non parlare del resto della vita, c'è almeno una questione su cui avevo visto lungo, certo aiutato da reminiscenze scolastiche ma c'è chi nonostante studi recenti e ben più corposi dei miei ancora non riesce a capire, ad esempio, che razza di trappola che è l'Eurozona, quindi non vuol dire. Parlo della questione democrazia a sorteggio, o più propriamente "demiarchia": oggi che ci è tornato su Grillo (grazie al suo nuovo ruolo di battitore libero, o forse anche conscio che se continua così col cavolo che la sua creatura rivince le elezioni), l'argomento è tornato di moda al punto da meritare analisi dotte con tanto di varianti applicative transitorie, ma io posso dimostrare di averlo ricicciato in tempi in cui in giro non se ne parlava affatto (dicembre 2011).
Gli argomenti a favore dell'inserimento almeno parziale (Grillo propone solo per il Senato, Rosso solo in proporzione al non-voto ma per entrambi i rami del Parlamento) di questa modalità di elezione sono tanti:
  1. rende inutile quella estensione a tutti per legge del limite di due mandati, attualmente imposto per regolamento interno ai soli grillini, che sarebbe fondamentale per scardinare il concetto stesso, ormai inveterato nel Paese, che intraprendere la carriera politica sia un modo per "svoltare" per sempre, spesso magari ormai pure l'unico;
  2. rende inutile ogni ragionamento su quote rosa e simili: la legge dei grandi numeri garantirà anzi piena parità di genere, almeno per la quota per cui si adotta questo sistema (se integralmente, sarebbe totalmente);
  3. per le stesse ragioni statistiche, un Parlamento sorteggiato integralmente (e se non integralmente, per la quota per cui è sorteggiato, quindi costituendo un importante "fattore di correzione") rappresenterebbe la società italiana anche secondo tutti gli altri fattori demografici: età, livello di istruzione, fasce di reddito, provenienza geografica, eccetera; ma anche, e direi soprattutto, secondo altri fattori come propensione all'onestà o alla delinquenza (o vogliamo dire scrupoli?), tendenze politiche, capacità relazionali, competenza - l'attuale sistema di selezione della classe politica (grillini esclusi, almeno per ora), invece, finisce per favorire persone di sesso maschile (o di sesso femminile di un certo tipo) che hanno conoscenze, soldi per affrontare la campagna elettorale (o hanno chi glieli dà), pochi scrupoli, eccetera, e senza nemmeno nessuna garanzia sulla competenza (che anzi è accessoria e quasi mai decisiva), argomento spesso usato contro la stessa regola grillina dei due mandati prima che contro il sorteggio, come se tutta questa competenza, ammesso e non concesso ci sia, abbia fermato la corruzione e i soprusi di quella che non a caso si può definire "casta";
  4. favorisce l'ingresso nel senso comune (non ci vuole tanto: un paio di decenni al massimo) del concetto che la politica non è una opzione occupazionale permanente, ma solo un servizio temporaneo occasionale che i più fortunati tra quelli che sono sorteggiabili e si mantengono disponibili al sorteggio (l'elettorato passivo dovrebbe essere regolato da leggi ferree, e tra i maggiorenni escludere chi vuole fino a che lo vuole e chi ha subito una condanna, per sempre o temporaneamente a seconda se è definitiva o meno) svolgono per un periodo che leggi probabilistiche vorranno normalmente corrispondente a un mandato e raramente a due (ma se si vuole evitare scherzi statistici, basta escludere dal bacino chi è stato già sorteggiato due volte).
Sempre con riferimento alla competenza, ricordiamoci che stiamo parlando del potere legislativo: per l'esecutivo i parlamentari della maggioranza potrebbero facilmente (come già peraltro succede spesso) chiedere la collaborazione di soggetti esterni al parlamento che giudicano competenti tra quelli che sposano la loro linea politica. Si potrebbe addirittura pensare a un "albo dei ministri e degli assessori" nazionale, per iscriversi al quale ci vorrebbe un concorso dello stesso livello (ma per competenze diverse) di quello per la magistratura, in cui il Parlamento sorteggiato potrebbe pescare, come pure gli enti locali. E già, perché a questo punto il sistema aleatorio potrebbe essere applicato a tutti i livelli, fatto salvo forse per i sindaci per cui la legge elettorale attuale funziona benissimo, e non è incompatibile con un consiglio comunale di sorteggiati l'eventuale premio di maggioranza che prevede.
Vero è che una questione come questa non ha le caratteristiche per imporsi in una agenda politica fin troppo densa, ma è anche vero che Di Maio e company avrebbero tanto bisogno di contrastare in qualche modo l'iperattività di Salvini, abilissimo ad approfittare della pornografica offensiva valoriale orchestrata dai registi del mondialismo (non vuoi accettare il nostro progetto di graduale sostituzione dei viziati europei con docili schiavi africani? beccati queste immagini di bimbi morti, se sei insensibile sei un mostro), oscena e grottesca, per incrementare i propri consensi grazie al fatto che a certi discorsi abboccano oramai solo gli affluenti, la gente comune avendo oramai compreso, come minimo confusamente ma spesso sempre più chiaramente, in che pericolo si trova e grazie alla complicità prezzolata di chi. Quindi bene farebbe Giggino a spingere col reddito di cittadinanza, gli interventi complessivi sul metodo di selezione della classe politica, appunto, e magari anche la messa in discussione dell'Europa non solo sul tema immigrazione, ma anche su quelli economici e di bilancio, per ottenere tutte le risorse che servono al rilancio del Paese minacciando, anche solo velatamente e magari negandolo, l'uscita dall'eurozona (leggete anche qui Stiglitz) e se serve dall'UE (e quindi il loro crollo) se non accettano.

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