sabato 14 luglio 2018

IL MONDO ASPETTA NOI

Della serie "Come passa il tempo..." (Foto presa da Rockol.it)
Continuo nella pubblicazione dei miei testi di canzoni, anche se ormai dispero che mai qualcuno me ne chiederà uno in uso per musicarlo. Questo è giovanile, quindi ingenuo, ma meno datato di quanto quindi ci si aspetterebbe, sarà per l'argomento... Erano i tempi di Sergio Caputo (che è tornato a pubblicare un disco e a cantare e suonare nei concerti, benissimo, anche se ora fisicamente sembra un Mario Biondi sovrappeso), quindi il ritornello lo pensai come uno swing, ma a ricantarmela in testa nelle strofe sento ancora maggiore l'influenza del Claudio Lolli di Extranei, tanto per capirci (per quei due o tre che la citazione li aiuta....).
IL MONDO ASPETTA NOI 
Noi per strada fermiamo le macchine, specie quelle antipatiche, e per giunta le mangiamo,
come quando fuori piove giochiamo a poker, ma molto spesso perdiamo (poveri noi),
nasciamo quando la volontà di giustizia si fa forte di un atto d’amore, e con amore veniamo su, viviamo e moriamo
e non ci piace vedere i viscidi, gli indifferenti non li sopportiamo,
e quando un giorno potremo cambiare cambieremo, per ora aspettiamo, ma vogliamo cambiare,
e pensiamo che cambieremo tutto, perché questo farà almeno cambiare qualcosa, ma cambieremo tutto lo stesso,
e ci arrabbiamo se si fuma, vogliamo l’aria pulita, noi, noi respiriamo,
le sigarette le lasciamo ai viscidi, il fumo è la loro arte, il mondo no:
il mondo aspetta noi
ma noi non lo aspettiamo,
veniamo un po’ episodici e anche peggio ce ne andiamo,
e quando verrà il buio
- a pensarci, che paura! -
lasceremo come sola eredità quest’avventura
da leggere e capire anche perché…
perché noi siamo giusti e per questo intransigenti come dio, e dio non esiste
(è come quando fuori piove: si sta dentro a giocare, ma uscirà il sole, e allora…)
e ci arrabattiamo a dimostrarci l’un l’altro l’esattezza delle nostre teorie,
restando alla fine convinti – com’è giusto – che siano tutte valide allo stesso modo,
la nostra strada è un’altra rispetto alla tua, fratello, ma non temere: in ogni caso morirai
lo sai anche tu che il regno dei cieli bisogna costruirlo in terra, no? dài, vieni con noi!
libereremo la gente, la nostra democrazia sarà più giusta, senza burocrazia,
il nostro vangelo può essere Fromm, il nostro Gesù Pavese, il nostro Pietro può variare, ma c’è tempo:
il mondo aspetta noi
ma noi non lo aspettiamo,
veniamo un po’ episodici e anche peggio ce ne andiamo,
e quando verrà il buio
- a pensarci, che paura! -
lasceremo come sola eredità quest’avventura
da leggere e capire anche perché…
e in fondo il nostro modo d’amare non è il peggiore, anche se forse è il più equivoco,
ma non siamo struzzi: lottiamo per noi e anche per quelli che ci deridono, forse
e abbiamo tanti pregi: siamo fessi, odiamo chi idolatra portati storici, ci illudiamo di essere in tanti invece siamo tutti soli,
amiamo la nostra donna e dietro di lei il mondo, ma sappiamo che non siamo immortali, e il tempo ci passa veloce sotto i piedi, e il mondo…
il mondo aspetta noi
ma noi non lo aspettiamo,
veniamo un po’ episodici e anche peggio ce ne andiamo,
e quando verrà il buio
- a pensarci, che paura! -
lasceremo come sola eredità quest’avventura
da leggere e capire anche perché…
il mondo aspetta noi...
P.S. Stesso palco di Caputo (gratuito, o meglio pagato per vie traverse dagli spettatori che sono stati occasionalmente clienti del centro commerciale e altrimenti non lo sarebbero stati), pochi giorni dopo, è la volta di un altro senatore della musica italiana. D'altra parte, il tempo passa per tutti e se sono diventato anziano io, che quando Ron cantava a Sanremo in coppia con Nada ero proprio piccolo, Ron è un vecchietto che se li porta bene, sicuramente meglio di Caputo che all'anagrafe sta a metà strada. Ebbene, quasi come Cristiano De Andrè per suo padre Fabrizio, se c'è uno che legittimamente può ricantare il repertorio di Dalla è proprio Rosalino Cellamare, con tutti quegli anni di convivenza fisica e decenni di connivenza artistica. Ora, il disco da studio è stato francamente deludente, tanto soporifero e piatto quanto sorprendente e vulcanico era Lucio. Ma dal vivo la cosa cambia: è assolutamente da vedere. Il giusto mix tra nostalgico e attuale, commovente e divertente, rispettoso e irriverente. Ma soprattutto, col valore aggiunto della presenza quasi fisica di Dalla, che si avverte per tutto il tempo, con l'apice nella decisione filologica e a posteriori direi ovvia di risuonare dal vivo con la band Com'è profondo il mare sulla base della traccia audio di Lucio che canta, tratta proprio dal vinile del 77: manco una delle milioni di registrazioni successive, dal vivo o no, che sicuramente ci sono. Dalla, da morto, che canta dal vivo. E tu che torni esattamente a quei giorni li, era dicembre, avevi poco più di 14 anni, che con una cinquemila lire appena elargitati dal nonno corri al negozio, e compri il tuo primo vinile, ma proprio il primo, quello che fra l'altro sta ancora li praticamente nuovo nonostante l'uso compulsivo di allora, lo metti sul piatto, alzi il volume, chiudi a chiave così non rompono che devi abbassare, spegni la luce, e ascolti quel fischio...

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