Vediamo chi azzecca senza googleare di cosa è parafrasi il titolo |
Ragionamenti così possono tornare in mente quanto la cronaca, sportiva e non solo, è dominata dalla notizia che un certo campione, oggettivamente una spanna sopra tutti gli altri al mondo (tranne uno, ma la cosa è controversa), è stato ingaggiato a suon di milioni di euro da una squadra che, già detentrice del primato di scudetti nostrano, ha vinto di fila gli ultimi sette, senza però riuscire a ripetersi a livello europeo. Già, perché il Robin Hood che è in noi non può non attivare la modalità Gufo per rammentare, ai tifosi che già vedono la propria beneamata squadra vincitrice dell'ennesimo campionato italiano in accoppiata alla tanto agognata Champions League, non solo che negli sport di squadra un campione non sempre riesce a fare da solo la differenza (altrimenti Portogallo e Argentina si sarebbero divisi tutti i trofei internazionali degli ultimi anni) ma anche che non sempre l'apporto in un collettivo rodato di un individuo fuori scala conferisce un valore aggiunto proporzionale, e anzi talvolta può addirittura togliere qualcosa al valore complessivo della squadra. Insomma, vuoi vedere che proprio quest'anno che non possono proprio fare i consueti proclami agostani, la Roma o il Napoli, che si sono suddivise equamente il secondo posto negli ultimi sei anni, riusciranno a vincere l'Invincibile Armata bianconera, magari proprio perché i suoi equilibri interni ne sono risultati compromessi? Lo so che adesso mi sono attirato gli strali dei tifosi partenopei e capitolini, più scaramantici di una media già alta, ma ho calcolato il rischio: questo blog non è seguito prevalentemente da calciofili, e inoltre come qualcuno avrà già capito non è di calcio che voglio parlare.
Il capitalismo degli ultimi 40 anni, per aver rinunciato a governarne per via politica le tendenze innate, o se preferite per avere sussunto a verità scientifica il suo portato ideologico, ha riscritto progressivamente la società, sia a livello mondiale che a cascata nei sottolivelli, su un modello che tende a ottimizzare i risultati solo per una percentuale minima di persone, livellando verso il basso quelli per la restante enorme quota. Gli esempi sono ennemila, mentre scrivo decido se farvene o lasciarvene la ricerca come esercizio, ma il risultato finale è noto: la cosa non funziona. Può sembrare, che funzioni, a chi abbia il punto di vista dei beneficiari (e infatti loro questo fanno, attraverso il mainstream e i politici a libro paga: fare assumere ideologicamente ai "poveri" il punto di vista dei "ricchi", di modo che i primi agiscano nell'interesse dei secondi), ma anche per loro prima o poi arriveranno i guai. E non ci sarà nessuna rete sociale e salvarli dal precipizio, perché è esattamente quella, ad essere stata distrutta dal liberismo.
Quando Boeri parla di immigrati e pensioni, decreti governativi e loro impatto reale sul quadro occupazionale, lo fa considerando un dogma quella che è solo la teoria economica dominante, mentre invece la politica ha esattamente il compito (e il fatto che se ne sia dimenticata, è esattamente il problema da cui nasce l'affermazione dei cosiddetti populismi) di decidere quale teoria economica sia da applicare al periodo contingente - altro discorso è che il governo gialloverde abbia o meno la volontà e la forza di andare fino in fondo nell'attuazione di questo compito, ma finché ci prova i vertici amministrativi hanno l'obbligo di allinearsi o dimettersi, perché la loro terzietà di tecnici che non farebbero che applicare principi sovrastanti a quanto opinabile politicamente è solo presunta e sedicente. La verità è che gli immigrati "ci pagano le pensioni" solo finché restano semischiavi sottopagati che appena possono scappano, perché invece i tanti schiavi essendo in nero non ci pagano niente, e loro quando finalmente potessero essere pagati quanto giusto, cioè quanto un italiano accetterebbe (ma sono sempre di più gli italiani che già accettano paghe da semischiavitù, altroché), non andrebbero più via e poi gli si dovrebbe pagare una pensione decente anche a loro. E che tutelare in qualche modo dagli abusi del lavoro temporaneo finisce per far calare l'occupazione solo se si tollera, e anzi si difende quasi fosse un principio sacro, la concorrenza al ribasso nel mercato del lavoro come prassi consolidata per la competitività delle imprese: la politica invece avrebbe dovuto e dovrebbe stabilire, a livello europeo e sennò italiano (nella UE chi non rispetta le regole non siamo noi), un tetto minimo come soglia per adottare un sano protezionismo nei confronti di chi non la rispetta. Altrimenti, caro Boeri, cari quadri intermedi e professionisti che lodate la flessibilità del lavoro altrui protetti dai vostri lauti guadagni, prima o poi finiranno le risorse pure per alimentare questi ultimi, e sarà stata anche colpa vostra.
Ma per capire bene la portata del dramma bisogna salire in alto, bypassando il dentista che lavora associato per reggere la concorrenza dei low-cost e però loda il jobs act perché intanto suo figlio così lavoricchia, il grand-commis che non vede che a forza di erodere il pubblico impiego non ci sarà più posto nemmeno per lui, o il giornalista che da eco al vangelo liberista perché è già precario e se non lo fa lui troveranno facilmente un altro che lo fa al posto suo e ad ancora meno: loro sono rotelline, unte solo finché serve, di un ingranaggio che se non bloccato finirà per portare tutto il potere, economico e non, nelle mani di pochi uomini al mondo. Si, è di nuovo la storia dell'uno per cento contro il novantanove, ma le proporzioni e le declinazioni del fenomeno sono ancora più estreme. Non so se lo avete già letto da qualche parte: pare che sia in fase avanzata la possibilità di fare un back-up totale della coscienza di un individuo, che così in qualche modo sopravviverebbe alla morte del suo corpo fisico, e che i ricconi stiano già approfittando del fatto che loro possono permetterselo. Jobs per sua sfortuna l'ha lisciata, ma magari Gates ci sta pensando, o Bezos o Zuckenberg o Musk, che ne sappiamo? A parte gli aspetti filosofici, del tipo ma siete sicuri che questa coscienza possa continuare a pensare "io" in continuità col morto senza mentire a se stessa, si tratta di una esasperazione aberrante di una sintassi già ben presente a vari livelli: tolti i diritti economici fondamentali, pratici ed effettivi, i diritti civili non sono che teorici enunciati in realtà a disposizione soltanto degli abbienti, e in proporzione alla loro abbienza. Ed ecco che si consentono per legge i matrimoni gay (o le adozioni, o l'utero in affitto, eccetera), ma si toglie di fatto la possibilità materiale di mettere su casa e figliare a chi, etero o meno, non abbia risorse della famiglia d'origine a cui attingere: in pratica un progressivo assottigliamento di fatto a fronte di un reciproco ampliamento di diritto della fascia di persone che possono permettersi certe cose. Già prima di finire di smontare la sanità pubblica, e se non li si ferma lo faranno presto, sempre più gente smette di curarsi, ancora di più di fare prevenzione, e intanto i progressi della scienza medica illustrati dai media sono però appannaggio di fasce sempre più strette di "gente che può". Ed ecco che rientra in tema Cristiano Ronaldo: pare che il campione si sia potuto permettere grazie alla tecnologia una adeguata discendenza, cosa impossibile a chi pur amando i bambini più delle donne non abbia un conto corrente adeguato. Pare di ascoltare la vecchia barzelletta napoletana col figlio che si dichiara gay e il padre che lo interroga retoricamente sulle sue condizioni economiche per poi giustamente derubricarlo a ricchione. Il fenomeno può essere rappresentato adeguatamente guardando alle automobili: sempre più care e sofisticate quelle per i pochi, sempre più vecchie ed interdette al traffico per motivi "ecologici" quelle degli altri. La mobilità non è (più - nuovamente) un diritto di tutti ma un privilegio di pochi, chi ha ereditato o si è potuto comprare la casa in centro non deve far certo il pendolare e in caso si può anche permettere la fuoriserie elettrica, in periferia si fottano, affollino i mezzi pubblici e respirino smog.
A fermare questa e altre derive simili è stato chiamato il governo "populista". Sul se ci riuscirà o meno, ho già detto: dipende se ha il coraggio o meno di pretendere una trasformazione radicale dell'UE o sennò di uscirne. E' più facile prevedere questo piuttosto che se la Juventus col nuovo innesto si sia rinforzata al punto di confermare le aduse vittorie aggiungendone di nuove, ovvero rischi di vedere rovinati i suoi equilibri. Invece, restando nello stesso portafoglio (anzi, a pensarci bene, se non è fumo negli occhi ben architettato è una straordinaria coincidenza...), che l'Italia non avrebbe più avuto una sua industria automobilistica era scontato anche prima che i guai di Marchionne non sancissero il passaggio del volante in mani straniere, ora anche formalmente.
Nessun commento:
Posta un commento