Questo l'ho pensato come un reggae, ai tempi andava parecchio ma non è mai passato del tutto di moda, essendosi ritagliata una nicchia rispettabile e resistente di appassionati. L'argomento è il rapporto tra la vita vissuta (compreso il diritto di chiuderla come si preferisce) e vita scritta. Roba da ragazzi, insomma....
IN CANTINA
Presto, gira la pagina
prima che cambi aspetto.
Volevi veramente starci insieme
e non portarla solamente a letto,
volevi rinunciare a tutto,
alla tua ideologia,
ma adesso gira la pagina:
è solo colpa sua.
Presto, voltati e guardati:
hai uno specchio alle spalle;
no, non ti azzardare a romperlo,
ne va della tua pelle,
perché rimani uno dei pochi al mondo
che ha stima di se stesso
pur essendo cosciente di essere stato
un po’ sempre fesso.
E adesso scrivi,Presto, affrettati a fare il punto:
scrivi che la pagina è tua,
non ci fa niente se l’inchiostro è simpatico:
è proprio come te,
è come ha detto lei che sei,
ma niente altro in più;
avrai l’ennesima amica e non la vuoi…
l’inchiostro ancora c’è,
anche se è sempre simpatico
(quello normale com’è?),
perché il punto, finché lo puoi fare tu
è l’unica speranza
di poter dire “ho perso la partita
ma solo su autogol”.
E allora scrivi,
scrivi tutto quello che puoi,
scrivi forte, lascia il segno sul tavolo,
incidilo profondo,
gira la prossima pagina,
chiudi la copertina
e butta il quaderno della tua vita in cantina…
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