mercoledì 6 marzo 2019

100 VOLTE ROGER

foto da oktennis.it
Lo avete già letto dovunque, però voglio parlarne anche se non ho niente di originale di aggiungere, peraltro né ai post altrui oggi né ai miei di ieri. Nemmeno nell'invitarlo a ritirarsi, lo ero stato, perché tutti i suoi fan hanno almeno pensato dopo il suo ennesimo trionfo (io dopo la Davis, un lustro fa) che era auspicabile che lasciasse allora, in bellezza.
Invece il Nostro non ne vuole mai sapere. Dopo ogni record arriva un altro orizzonte, dopo ogni fase di appannamento ne arriva un'altra di splendore. Il tutto condito con la sorpresa di vederlo sempre aggiungere un gesto nuovo, una freccia nuova alla sua già pesantissima faretra, e con l'evidenza di vederlo sempre divertirsi, come non fossero quasi vent'anni che sta lì in cima, oltre trenta con una racchetta in mano.
Il nuovo primato è rotondo ma non è assoluto: lui è a 100 vittorie ma Jimmy Connors ne collezionò 109, e, se la considerazione che di queste ultime molte fossero di tornei minori giocati nel cortile di casa (in un'epoca già di suo con avversari mediamente meno duri) è corretta, da un lato resta formalmente ineccepibile che il recordman è Jimbo, dall'altro non è detto che a Roger Federer non venga voglia, e se gli viene potete giurarci che lo fa, di spendere l'ultimo anno di carriera, quando deciderà che sarà quello, tra tornei minori per farne man bassa. Magari dopo l'oro olimpico di singolare, una delle due caselle importanti a mancare al suo palmares immenso, dando per scontato che oramai per il Grande Slam non è più cosa (ma anche qui, lasciandosi un sottilissimo spiraglio di dubbio...).
D'altronde, finché è in grado di dare sontuose lezioni di tennis agli esponenti più rampanti della cosiddetta next-gen, magari anche gli stessi che le ultime volte lo avevano battuto in occasioni importanti, strozzando in gola alla stampa (specializzata e non, sono dieci anni che succede sta cosa...) l'ennesimo eureka sul nuovo maschio alfa che detronizza il Re, non c'è ragione per non continuare: ha ragione lui. E forse non si è ancora affacciato sulla scena il prossimo dominatore, ma nemmeno un terzetto o quartetto in grado di ripetere la lunga egemonia esercitata da Roger Rafa e Nole, con Andy a rimorchio. O almeno, è probabile che i nomi già emersi, i vari Zverev Tsitsipas Medvedev Kachanov Coric eccetera, non ne abbiano la statura relativa. Chissà, forse sarà un bene, quando anche l'ultimo dei quattro si sarà ritirato, vedere nomi sempre nuovi negli albi d'oro dei vari grandi eventi, come è peraltro già capitato in altre "ere di transizione". La settimana del centello rogeriano, però, pare suggerire che un nome c'è, destinato a riempire almeno la casellina di "giocatore più spettacolare fantasioso e divertente" del circuito. E' un paio d'anni più grande degli aspiranti al trono, a quel trono di cui invece a lui pare non fregargliene più di tanto. E tra le sue imprese c'è già quella di aver battuto tutti i "fab four" almeno una volta, e i "tre re" al primo incontro, anche se c'è anche quella di aver perso con carneadi troppe volte ed essere più volte scivolato in classifiche indecorose ad un'età in cui i veri big le promesse hanno già cominciato a mantenerle eccome, vincendo slam e arrivando al vertice. Si chiama Nick Kyrgios, è australiano, e come tutti gli irregolari non è molto simpatico alla maggioranza dei suoi colleghi. Ma invece piace a chi crede che l'espressione migliore del tennis sia quando la fantasia va al potere, a chi si è innamorato del tennis vedendo giocare Panatta: uno che ha preferito una vita piena e libera al numero uno ATP, che magari con un minimo di "inquadramento" fisico e mentale avrebbe raggiunto. Pazienza se, come Adriano, Nick avrà altre priorità: ci regalerà comunque, magari solo ogni tanto, prestazioni così godibili da permettere solo a lui di ritagliarsi, senza stonare o apparire sacrilego, qualche riga in un post che celebra Roger Federer.

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