sabato 2 marzo 2019

PARLA PARLA

"La musica che gira intorno..."
E poi arrivarono gli anni 80. Il Riflusso, lo chiamarono sulla stampa, in una specie di afflato profetico di quello che sarebbe diventata essa stessa molto presto: nient'altro che la rincorsa a etichette accattivanti, fa niente se con niente sotto. Per noi, ancora giovanissimi, che ci eravamo formati le orecchie e il cuore con la musica degli anni 70, fu una specie di invecchiamento precoce: "ma che robaccia ascoltano questi giovani d'oggi?", poteva capitare di sentire dalla bocca di un ventenne... Non è che avessimo tutto questo torto: di mondezza ce n'era tanta, specie quella che aveva più successo (e che da vent'anni dopo in poi i vari fabifazi avrebbero ricicciato come revival, perché a chi invecchia anche canzonette penose come quelle dei Duran o degli Spandau con la patina della nostalgia sembrano chissà che...) ma anche tantissime altre cose che per fortuna saranno dimenticate (e basta riguardare i video per rabbrividire: non si sa se sono peggio i testi inconsistenti, gli arrangiamenti elettropop o l'abbigliamento e le acconciature dei cantanti e/o attori). Ma se aveva ragione Faber, anche quell'epoca doveva avere i suoi fiori tra il letame.
Non parlo di gente che artisticamente è nata prima e sarebbe durata dopo, come ad esempio - se pur diversamente - i due David, Bowie e Byrne, o l'immenso Peter Gabriel. E d'altronde sono ascrivibili al decennio prima anche Police e Dire Straits, anche se la loro breve e folgorante parabola raggiunse il vertice proprio nei primissimi eighties. Ma quella degli Eurythmics, invece, si è aperta e chiusa praticamente tutta tra l'83 e l'88: pochi album, qualche decina di brani, quasi tutte perle. Qui però sto giocando facile, vediamo di ripescare (cosa resteeraaaaaa?) cose meno scontate: gli Ultravox di Vienna, gli UB40 in duetto con Chrissie Hynde, un disco uno dei Simply Red di quel paraculo di Mick che certo che si sta bene in Italia a sistemarsi le vigne con uno (striminzito e caro) concerto ogni tanto, "tutti vogliono governare il mondo" dei Tears for fears, Duel dei Propaganda (che si è già meritato un post tutto suo), Johnny come home dei Fine young cannibals, l'incredibile voce di Jimmy Sommerville dei Bronski Beat, Boy George che chiede "mi vuoi davvero fare male?", o Frankie che ti dice "rilassati se vuoi venire" (ma dove? con lui a Hollywood?...) da tutte le t-shirt che incontri in giro per Londra mentre (lo giuro!) la colonna sonora in ogni dove è una certa Laura Branigan che canta in inglese una hit di Tozzi e una di Raf.
Tutto questo ti viene in mente quando leggi che è morto il frontman dei Talk Talk (non dicono di cosa, non era vecchio non mi passava neanche dieci anni, ma tanto a giro tocca a tutti e dopo che sono andati quasi tutti quelli dei sessanta e metà di quelli dei settanta il turno è di questi), che manco ti ricordavi come si chiamava, che vergogna, ma ti tornano in mente almeno un paio di canzoni che si stagliavano nel panorama di allora, per qualità. Allora ve le ripropongo, giusto quelle, tanto di zibaldoni più completi ne trovate quanti ne volete. Buon ascolto, la vita è quello che te ne fai...

  

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