domenica 8 settembre 2019

MA I CONTI TORNANO?

FATEVI DUE CONTI...
Un mesetto fa, a crisi incipiente, mi ero lanciato in una serie di pronostici sulla sua soluzione, descrivendo, parafrasando Cremonini, quali fossero secondo me i possibili scenari. Francamente quello che si sta realizzando non lo ritenevo tra i più probabili, ma forse era solo per un wishfull thinking perché comunque era quello che descrivevo per primo. Sicuramente però era per me il meno desiderabile, e per una ragione diversa dall'antipatia per un partito che ho votato fino a sette anni fa (con la sola attenuante che l'unica alternativa significativa era molto peggio, e l'unica cosa peggiore ancora è sprecare il voto dandolo a un partitino), che nel frattempo si è tramutata in vero e proprio odio, sentimento unico possibile per i traditori prezzolati della patria, unito a umana compassione per quei boccaloni che hanno continuato a votarlo o a militarci senza corrispettivo. La ragione? I miei amici piddini, che fino a ieri sputavano veleno sui grullini sui social (a proposito, leggetevi questo istruttivo articolo su cos'è davvero Facebook), e chi poteva sui media su su fino a tutto il mainstream, mentre oggi sono tutto zucchero e miele sia li che la, possono tranquillamente pensare che io mi sia salvinizzato, se gli fa comodo, la realtà è diversa, la saprà solo chi legge oltre, e c'è in gioco (ben oltre che la stima del sottoscritto) il futuro del Paese.
Per chiarirlo parto dall'elenco dei punti di programma del nuovo governo, che dalla bozza al definitivo non so nemmeno quanto siano diventati, ma tanto non conta nulla: l'unico punto sostanziale è quello che parla dei rapporti con la UE. Tanto per essere chiari, rammento che quando fu eletta la Raggi a Roma scrissi che era stata una trappola e non avrebbe potuto far niente col governo contro: mi sbagliavo per difetto, perché nemmeno il governo a favore poteva servire, se il governo non fosse riuscito in un modo o nell'altro a rompere il legacci comunitari che ci costringono a politiche restrittive. Ora, il governo gialloverde da questo punto di vista prometteva bene: Grillo per anni non aveva fatto che spingere per il referendum sull'Euro (ancora oggi dichiara di essere dell'idea, ma crede di cavarsela dicendo che non decide da solo), e la Lega, che pure a suo tempo aveva fatto parte della vastissima maggioranza che ha inserito in Costituzione il pareggio di bilancio (cioè quei legacci), aveva preso a bordo prima e incaricato in posti chiave dopo due economisti antieuro come Borghi e Bagnai. E forse la sua maggiore credibilità in tal senso è stata tra le cause del travaso di consensi dai cinquestelle alla Lega resosi manifesto in sede, non a caso, di elezioni europee, sicuramente più dello sbraitare sguaiato contro gli immigrati (che però è solo un altro terreno della stessa guerra commerciale ai nostri danni, accanto a quello monetario: evidentemente si capisce meglio senza la laurea in economia...). Ma Mattarella all'avvio di quella esperienza aveva avuto la furbizia di inserire la zeppa che avrebbe inceppato il meccanismo: via Savona, dentro Tria, e anziché affrontare la UE con una manovra in deficit di almeno il 5% con in tasca il piano B di uscita in caso avessero fatto un plissé (non l'avrebbero fatto, perché senza Italia non c'è UE, ma in caso avremmo fatto buona compagnia alla brexit dandogli pure una mano, che la cronaca dimostra che gli serviva), ci siamo messi a trattare per uno zero virgola in più o in meno come se cambiasse qualcosa. Risultato? Il reddito di cittadinanza non è che un blando e troppo condizionato assegno di disoccupazione, la flat tax proposta non era che una neanche troppo spinta rimodulazione delle aliquote, e né queste né altre misure sostanziali che avessero magari voluto inserirvi nella prossima manovra avrebbero retto ai diktat dello straniero ben rappresentati dagli intruders.
Ora, facciamo finta che tutte le belle cose che dice il programma giallofucsia le voglia fare veramente. Senza svincolarsi dal cappio non si può. E infatti ecco che in primis lo stesso PdR si affretta a dichiarare che occorre ridiscutere il patto di stabilità eccetera. Va bene tutto, ma l'aritmetica ha le sue leggi... Voi che pensate, che ce lo faranno fare, sostanzialmente intendo? O si limiteranno a fingere, per dare un po' di respiro al governo dello scampato pericolo, e poi ricominceranno la spoliazione scientifica avviata nel 1992? Purtroppo, io temo di sapere come andrà. Ma non sono un disfattista, voglio mettervela giù ipotetica: se a Bruxelles hanno paura che gli italiani, se non si riforma pesantemente l'Unione, alle prossime elezioni voteranno in massa per chi li porta fuori, fosse anche Attila altro che Salvini, allora forse lo faranno, e il governo Conte 2 potrà mantenere le sue promesse (certo, c'è da coniugare l'onestà col PD, non è che sia semplice, ad esempio vediamo come finisce con la TAV e Autostrade), altrimenti sicuramente no. E alle prossime politiche voteremo tutti per Salvini o chiunque altro ci porti fuori dalla UE. Tutti quelli con ancora un po' di sale in zucca, che non siano direttamente o indirettamente a libro paga degli euristi, intendo... E il movimento 5 stelle e il PD si ridurranno a percentuali a una cifra, se gli va bene.
Come se avete ancora occhi per guardare vedete bene, la coerenza del vostro affezionatissimo blogger non è in discussione. Sono un uomo di sinistra che vorrebbe che lo Stato italiano sovrano potesse fare, se i suoi cittadini democraticamente glielo chiedono votando, politiche economiche di sinistra, che puntino alla piena occupazione e all'attuazione piena dei principi costituzionali. Quando il PD è nato, ho subito sospettato che fosse stato creato apposta per rinnegare tutto ciò, e purtroppo avevo ragione. Ma ho continuato a votarlo fino a che non è emerso un soggetto politico che prometteva di attuare i miei desiderata. Anzi, avevo già deciso di non votarlo più alcuni mesi prima, quando il suo segretario Bersani dichiarò di essere "con Monti senza se e senza ma", che il movimento 5 stelle nascesse. Se ora anche questo tradisce, alleandosi col nemico nella presunzione di riuscire a orientarne l'azione politica (di fatto, cercando di mangiarselo dopo aver tentato all'inizio di guidarlo, e forse finendo per esserne mangiato), sto alla finestra giusto il tempo di vedere se miracolosamente succede. Poi mi sposto. Se spostarsi è l'unico modo per poter restare fermi nelle proprie legittime convinzioni, è dovere di cittadino farlo. Di cittadino, intendo, che non fa il tifo per la sua "squadra" politica, di cui non gli importa il destino, davanti a quello dell'Italia.
...
P.S.: leggetevi (magari dopo aver seguito tutti gli altri link: se è lunga per voi immaginate per chi ve li va a cercare) la versione di Bagnai sulla crisi di governo e l'interessantissima replica, con tanto di domande precise per cui magari non è finita qua, di Mazzei. Capirete molte cose, fidatevi...

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