domenica 5 settembre 2010
RACCOGLIE TEMPESTA
Intanto nella misura del fenomeno, un vero e proprio flash-flood che ha visto in due ore rovesciarsi su alcune zone della città la pioggia che ci cade in quattro mesi. Poi, nelle conseguenze sul territorio, che solo per fortuna non sono state tragiche, come dimostrano ad esempio questo reportage fotografico e questo video. Sotto il primo aspetto, è proprio il termine che ci deve far riflettere: è americano, inventato apposta per questi acquazzoni che fanno danni da alluvione, la cui comparsa negli ultimi decenni (prima c'erano solo i due fenomeni distinti), e con crescente frequenza, prova una volta di più i cambiamenti climatici in atto sbugiardando i negazionisti anche illustri. Il secondo, a quasi un anno dalla tragedia sul versante messinese, ci ricorda brutalmente quali sarebbero le priorità per l'area dello Stretto: riassesto idrogeologico di un territorio violentato, altro che ulteriori violenze sotto forma di ponte e strade e ferrovie d'accesso allo stesso.
Non mi stanco di ripeterlo (e parlo per Reggio solo per averne conoscenza diretta, ma di Messina si può dire lo stesso): la città distrutta dal sisma del 1908 ha retto benissimo a due eventi di oltre 5 gradi Richter (del livello di Friuli, Irpinia o L'Aquila, per intenderci) negli anni 70, perché nei decenni precedenti si era costruito secondo piani datati ma saggi e con criteri antisismici. Oggi, dopo 30 anni di condoni edilizi (per non parlare delle opere pubbliche e delle costruzioni scriteriatamente autorizzate), con le colline che poi sono pendici dell'Aspromonte sfregiate nel profilo da infinite costruzioni abbarbicate sulla sabbia e mai ultimate all'esterno (ma con interni lussuosi, potete giurarci), a fare da contraltare ad analoghi edifici sui greti più o meno irregimentati dei torrenti, non credo che un terremoto di quell'entità si risolverebbe con solo tre morti di paura come a gennaio 1975. E se la pioggia torrenziale decide di continuare per giorni e giorni come ad esempio nel 1953, non so quante di quelle case resisteranno a monte piuttosto che scivolare a valle.
L'ultimo bagno prima di partire l'ho fatto snorkelando tra i resti dei paesi inghiottiti dal maremoto del 1908, l'ultimo sguardo dalla tangenziale è sempre per quello skyline che sembra Beirut dopo il passaggio degli israeliani. Poi quando succedono le cose diciamo che è fatalità. Com'era il proverbio? Chi semina vento...
venerdì 1 novembre 2024
VALENCIA INFELIX
Ci vuole una testa d'asino ben allenata per sfuggire a questa trappola, anche e specialmente quando la tragedia in cronaca ha davvero dimensioni tali da calamitarti davanti al teleschermo. Ma una voce dissonante ti scuote, qualcuno ha parlato di cementificazione, e allora te le ricordi, le immagini della nuova Valencia disegnata dalle archistar sullo sfondo del futuristico circuito motoristico sul mare. E vai a controllare. Salta fuori, ma solo perché la Rete nasconde ma difficilmente dimentica, un articolo del Manifesto del 2006 (quando ancora la sinistra-sinistra non si era allineata alla narrazione ufficiale). Si chiama Valencia infelix, incipit "una regione a cemento libero", leggetevelo. Poi magari leggetevi questo articolo dell'anno scorso in cui invece si elogiava lo stesso modello costruttivo perché "sostenibile", anzi esempio trainante di sostenibilità. Quindi fate due più due. Più altri due, aggiungendoci questo che ricorda l'alluvione del 1957, quando non c'era ancora il cambiamento climatico ma le alluvioni c'erano già, che fece forse ancora più morti di questa (il conteggio purtroppo è aperto) in una Valencia attraversata da un fiume che allora si decise di deviare per farlo scorrere 12 km lontano dalla città.
E la somma (aiutandosi leggendo quest'altro articolo) è: indovinate in quale zona si concentrano la maggior parte dei morti di oggi? Esatto, quella attorno al nuovo corso del fiume, dove una politica sciagurata, annullando gli effetti di uno degli ultimi afflati di una politica virtuosa, ha consentito e incentivato l'urbanizzazione "modernissima", con tanto di autostrada sulla riva (è quella che avete visto al TG). La conclusione logica sarebbe: non sappiamo davvero se ci sia un incremento statisticamente significativo degli eventi estremi dalle parti nostre, ma anche se ci fosse, non è sprecando risorse pubbliche e private per tentare di invertirlo (ammesso che sia possibile, anche se fosse davvero a causa antropica, senza un bel malthusiano suicidio collettivo, e poi bisogna vedere chi deciderà chi ne godrebbe i frutti, altro che "i nostri figli" come recita il sempre più insulso monitore dal Colle) che possiamo affrontarlo, ma investendo massicciamente per arrestare il degrado del territorio e dove serve azzerare gli effetti nefasti del suo stravolgimento degli ultimi decenni. E intanto, visto che ammesso che davvero gli eventi estremi stiano da noi aumentando restano ancora ben lontani di quelli a cui altre parti del mondo sono avvezze da sempre, adottare quei comportamenti. che ad esempio abbiamo visto in Florida pochi giorni fa, che allontanano dal pericolo per tempo le persone.
Ma questa conclusione, per quanto logica ci possa sembrare, con ogni probabilità non la vedremo mai attuata, nemmeno se eleggiamo un governo che promette credibilmente di attuarla. Chi decide davvero, infatti, non lo possiamo eleggere, e da un lato non consentirà mai investimenti in deficit sul territorio e dove altro serve (a noi: a loro e ai loro mandanti si) dall'altro ha tutto l'interesse a che - altro che metterci in salvo - veniamo travolti come topi mentre tentiamo di scappare quando ormai è troppo tardi e poi i TG a reti unificate mandino le immagini con sotto il commentatore che recita il mantra. La pandemia ha fatto scuola.
sabato 20 maggio 2023
ELOGIO DELLA FATICA
Non so se in qualcuno di voi ho suscitato ricordi simili a questo, ma sono sicuro che la cosa varrà del prossimo, almeno per gli ultraquaranta/cinquantenni. Da ragazzo, mandavo a memoria tutti i numeri di telefono a cui tenevo. Al punto che ancora oggi ne ricordo alcuni. Dei cellulari, ricordo a stento il mio numero principale e un altro paio frequentati moltissimo; di sicuro, non ho idea di quale sia il numero di telefonino di tutti i miei vecchi amici di cui invece ancora ricordo il numero di casa dei genitori, magari estinto da decenni.
Qualche anno dopo, appena laureato tentavo di realizzare il mio sogno di bambino di diventare da grande giornalista, collaborando al mensile Parallelo38 (ve ne ho già parlato) di Giuseppe Reale. Uno dei miei articoli di cui sono ancora abbastanza fiero si chiamava Tante tavolette di terracotta e (come vi ho già ricordato) con molto anticipo (quasi 40 anni fa) intravedeva il pericolo che l'avvicinamento tra le persone e questa nuova alfabetizzazione allora alle porte non fosse realizzato innalzando la soglia di conoscenza delle prime ma abbassando sempre di più la soglia di difficoltà della seconda: avevo previsto una delle derive più pericolose della contemporaneità, e francamente non so come. Sarà che poco tempo prima, che i pc ancora non c'erano, avevo lavorato alla mia tesi di laurea facendo a mano una serie di calcoli (chi quadro e altri indici statistici per costruire e analizzare un questionario) tale che alla fine ho buttato una pila di fogli alta una metrata.
Tutta questa manfrina per ricordare che le capacità cognitive che non si fatica a raggiungere non si acquisiscono né sviluppano, e quelle che non si esercitano si perdono. Mio padre portava me e mia sorella in giro per la città, specie in periferia, a "scoprire strade nuove" (quella Reggio che io ancora oggi se me la sogno è come la ricostruivo mentalmente allora, non com'è davvero) , e io da ragazzo ho girato per Londra e Parigi orientandomi d'istinto, o al massimo guardando una cartina; chi è nato con Maps il giorno che non ce l'ha è perduto, e la cartina non la sa usare. Internet è una miniera, ma chi si è fatto le ossa facendo ricerche nelle biblioteche può usarla meglio di chi nasce abituato a chiedere a Google come prima opzione. Ma non è tutto.
Porre argini è una delle prime fondamentali attività che gli esseri umani hanno dovuto apprendere appena diventati stanziali. E gli argini si costruiscono quando si è lontani, dal pericolo. Quando cioè gli stolti ti deridono, mentre li alzi e il fiume è laggiù, un rigagnolo in secca. Non bisognava accettare con tutto l'entusiasmo che c'è stato che l'informatica prendesse la direzione di rendersi accessibile anche ai bambini o ai vecchi deficienti, bisognava pretendere almeno in parallelo una nuova alfabetizzazione di massa come fu per la vecchia (che tardò secoli rispetto all'invenzione della scrittura, perché il potere tende per natura ad autoalimentarsi). Il processo è stato governato scientemente, per riportare al massimo la distanza tra le masse e la conoscenza, in modo da neutralizzare in sostanza quella democrazia che doveva restare una vuota liturgia tutta apparenza. Ed è tutt'altro che completato.
Con la scusa della pandemia ci hanno fatti (ri)abituare a stare chiusi in casa anche quando è festa ("e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra" - cit.), tutti tranne quei poveracci che per quattro soldi ci portavano la pizza a casa. Ora che annunciano il drone per le consegne a domicilio, è facile che molti lo vedano come una utile evoluzione tecnologica. In pochi comprendono che si tratta di un altro passo propedeutico al lockdown ricorrente, perlomeno come arma in mano ai detentori dell'arbitrio. E mentre già si annuncia il vaccino antinfluenzale permanente, magari obbligatorio, molti saluteranno il chip sottopelle per la sua somministrazione, e già che ci siamo per la geolocalizzazione di tutti (coi cani hanno già cominciato - e che vuoi fare rinunci alla possibilità di recuperare il cucciolo se si perde? - ma coi bambini valgono gli stessi argomenti), come un altro passo avanti dell'umanità. In pochi tenteremo di resistere, e ci sarà concesso solo in quanto anziani e quindi tendenzialmente problema piuttosto transitorio.
Un altro esempio è in cronaca: la cosiddetta AI, l'intelligenza artificiale. Probabilmente è già tra noi in misura molto maggiore di quanto ammesso, proprio perché è difficilmente distinguibile, sui mezzi attraverso cui si esprime, da quella umana. Se non fossimo assuefatti, dovremmo alzare letteralmente le barricate, e chiedere una legge per cui qualsiasi messaggio o testo confezionato da un non umano venga in qualche modo marcato come tale con pene così dure a chi dovesse essere pizzicato a violarla da metterlo in condizione di non operare più sul mercato italiano, fosse pure il signor Google in persona. Ma leggo in giro tanti minimizzatori sbeffeggianti di noi che vediamo la distopia, per cui è probabile che anche questa si avvererà.
Tengo questo blog da molti anni, ci sfogo la mia grafomania badando bene di tenerlo lontano dal purché minimo obiettivo di guadagno. Ma anche quando ci avessi messo un adsense, con i miei lettori non ci farei nemmeno gli spicci per il caffè. Amici anche cari, fin dall'inizio, mi rimproverano di essere troppo "difficile" da leggere, ed a tutti ho sempre risposto che appunto non ho come obiettivo più click, ma uno ogni tanto a cui leggendomi la testa gli faccia "click", anche se poi manco me lo fa sapere. Ho il massimo della goduria, da lettore, nell'affrontare la punteggiatura di Saramago, e anche se non posso nemmeno sognare di avvicinarmi a un tale genio mi piace tentare di rendere la complessità dei miei pensieri nei miei scritti, e magari di farla apprezzare ogni tanto a qualcuno. A queste ragioni diciamo così "originarie", ora se ne aggiunge un'altra. Coi giusti parametri di impostazione, una AI può già facilmente scrivere un qualsiasi testo, quindi anche un post di un blog, con lo stile di chiunque, di modo che nessuno si accorga del fatto che non lo ha scritto questo chiunque ma una macchina che gioca con gli algoritmi e le montagne di dati su dati accumulati su chiunque. Forse l'unica flebile speranza di essere inimitabili è di essere difficili e magari sempre diversamente difficili. Abbiate pazienza, e continuate ad accettare, quei quattro gatti che siete rimasti, la fatica che ci vuole per leggermi. Eppoi, senza fatica, non c'è soddisfazione, no?
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P.S. Solo raramente mi capita di scrivere un post di getto, più spesso lo ripasso e rimastico per giorni, e non solo per il succitato amore per la scrittura complessa, anche perché ci posso dedicare solo ritagli di tempo (finché non mi mandano in pensione, devo pur lavorare). Per questa ragione, il capoverso "porre argini" l'ho scritto prima, dei tristi accadimenti in Emilia Romagna. Ad alluvione avvenuta, ho prima pensato che magari fosse opportuno cambiare metafora, ma mentre mi ci accingevo mi sono reso conto che uscendo dalla stessa il paradigma era proprio quello adatto a commentare la cronaca. Vengo e mi spiego. Il movimento 5 stelle, oggi meritatamente in via di evaporazione, era arrivato da zero al 30 per cento anche per via di un programma (che conosco a memoria, per anni è rimasto in un banner di questo blog) che tra le altre cose prometteva di usare la recuperata sovranità monetaria (assieme alle risorse recuperate con l'abbandono delle grandi opere tangentogene tipo TAV e Ponte sullo stretto) per finanziare un mega piano di piccole opere pubbliche volte al recupero del territorio italiano; una volta al governo se ne sono scordati, troppo impegnati ad obbedire a Bruxelles (ben ripagata, come era facile prevedere, vero Giggino?) e alle multinazionali farmaceutiche. E non c'è proprio da sperare, che questo governo agisca diversamente. Ma quel piano resta l'unica cosa sensata da fare, dentro l'UE se te lo consente e sennò uscendone dall'oggi al domani. Certo, spiace dirlo ogni volta dopo, le varie tragedie. Che tra l'altro costano, drammi umani a parte, molto di più che non gli interventi preventivi. Invece la narrazione imperante è che è colpa del cambiamento climatico, e così gli sciacalli approfittano anche di queste tragedie per portare avanti l'agenda di impoverimento della popolazione con la scusa dell'ambiente. E allora occorre ripeterlo, anche ad allagamenti ancora in corso: non ne usciamo fuori coi patetici e inutili tentativi di agire sulle infinite variabili del cambiamento climatico, ma solo (forse) riprendendo in mano il governo del territorio in tutti i suoi aspetti, con un piano straordinario di investimenti in deficit (anche sull'edilizia, altro che diktat sulla classe energetica, specie in un Paese sismico come il nostro) seguito e accompagnato da un presidio quotidiano perenne. Costi quel che costi, anche perché questo tipo di deficit si ripaga da solo, keynesianamente. Quello generato da roba come il ponte sullo stretto, no.
lunedì 5 ottobre 2009
SOLID ROCK?

A Reggio Calabria torno sempre meno spesso e volentieri, ma ogni volta, i miei amici lo sanno e forse nemmeno mi sopportano più, non riesco a trattenermi dal vaticinare sciagure. Il fatto è che guardo le colline argillose degradanti rapidamente dall'Aspromonte al mare o ai torrenti, e paragono ciò che vedo al mio ricordo giovanile di brulle formazioni arenarie con fichi d'india e poche altre macchioline verdi, puntellate qua e là da qualche casa colonica ad un piano nascosta da un mandorlo o pochi ulivi: un paesaggio tale che ci girarono alcuni spaghetti western. Ciò che vedo è invece qualcosa che somiglia a Beirut dopo i bombardamenti israeliani: centinaia di palazzi e palazzine abbarbicati alle pendici delle colline, con la facciata a mattoni o al meglio all'intonaco, e talvolta i piani superiori con il solo scheletro, quasi sempre almeno con i ferri pronti per aggiungere piani. Chiunque avesse un pezzo di terra ha edificato. Quasi sempre in economia. Quasi sempre credendo di aver fatto una casa solida per aver messo tanto ferro e fatto profonde fondamenta. Ma quasi sempre senza nessuna seria analisi geologica del terreno (o sistemazione dello stesso in maniera da non avere problemi in caso di forte maltempo). Non ho statistiche precise, ma se dico che il 90 per cento delle costruzioni nel territorio reggino dagli anni 70 sono state fatte abusivamente probabilmente non esagero. Per carità, poi sono state condonate, quindi gli abitanti oggi sono quasi tutti in regola. Ma non ci vuole un genio in scienza tributaria per capire che un condono edilizio nell'85 uno nel 95 uno nel 2003 e uno mascherato per pudore da "piano casa" in arrivo, oltre che fruttare meno soldi all'erario di quanto siano costate le sole opere di urbanizzazione connesse alla regolarizzazione, abbiano costituito un serio e potente incentivo anzichenò alla costruzione in barba a tutte le leggi non solo dello Stato ma anche della fisica e della geologia. E non ci vuole un genio in queste ultime discipline per prevedere che alla prima alluvione o al primo terremoto serio molte di quelle case verranno giù con tutta la terra su cui sono fondate.
E infatti è successo, a Messina perchè è come Reggio, e per tante altre zone del Sud si potrebbe fare il copia-incolla di questo discorsetto.
Io, e tanti altri come me, l'avevamo detto, non Lui. Anche se ora afferma il contrario, tanto è senza contraddittorio e può dire quello che vuole senza che il giornalista di turno gli chieda semplicemente "ah si? e quando?" o meglio "ah si? e perchè non avete previsto un piano di evacuazione? chi doveva pensarci, il Sindaco? e dove le metteva centomila persone? e se non succedeva niente stavolta, doveva ripeterlo ad ogni acquazzone?". Lui, invece, è autore di tre dei quattro condoni succitati, il primo essendo invece di paternità del suo compare ed ex protettore politico, il messinese (Nemesi?) Craxi. E ora vuol far fare ai messinesi la stessa fine degli aquilani, ma il problema è proprio qui: non è grave che lui dica certe cose e faccia gli show sul teatro delle sciagure, è grave che gli "sciagurati" non lo prendono a pomodorate. A lui e a quelli che si affrettano a dire che il Ponte verrà fatto lo stesso, anche se per una volta Napolitano si è segnalato per una dichiarazione coraggiosa.
E visto che le cose dobbiamo dirle prima davvero, parliamo pure di mare. Io ogni volta che torno in Calabria devo notare la sparizione di spiagge su cui giocavo da ragazzo, talvolta con ricomparsa più o meno pilotata altrove, talaltra no perchè il mare (anche senza contare l'innalzamento generale dovuto ai cambiamenti climatici) si è semplicemente ripreso lo spazio che gli hanno sottratto per un nuovo porticciolo, una nuova barriera protettiva, o altri manufatti. E' quindi semplice vaticinare sfaceli alla prossima mareggiata seria, anche non volendo pensare al maremoto che seguì il sisma del 1908 e forse si ripeterà al prossimo - certo - big-one.
Cassandrate a parte, com'è che se ne esce? Facile prendersela, come l'ineffabile Bertolaso, con gli sventurati vittima della loro stessa imprudenza: avevano scelta? O si sono solo industriati per sfruttare le logiche perverse di un'azione politica inveterata allo scopo di dotarsi di una casa con i pochi mezzi a disposizione? Insomma la colpa è di chi avendo due lire da parte e sapendo che lo Stato li lascia fare, si fa casa abusiva sul terreno scosceso di suo padre, o di chi ha abbandonato l'edilizia pubblica, usato le dismissioni di quella esistente per arricchire i soliti noti e drogare il mercato immobiliare gonfiando così ulteriormente la bolla speculativa appena esplosa, e in parole povere tradito il patto sociale implicito nella nostra Carta costituzionale?
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, porca miseria! Quand'è che si risentirà anche da noi forte il coro di chi, senza mezzi termini, traccia una linea sulla sabbia e dice "da qui non si passa, l'azione politica di dettaglio deve ruotare attorno al perno fondamentale per cui ciascuno, nel nostro Paese, deve avere un lavoro dignitoso e sicuro, una casa, una istruzione, eccetera?". Dove dobbiamo arrivare per rivedere qualcosa che somigli più al Pasok che ha appena stravinto le elezioni in Grecia grazie proprio a questa linea politica, che al progetto balsano di Veltroni e Rutelli? Ma davvero non ci resta che Grillo?
sabato 16 gennaio 2021
CASSANDRA CROSSING - VERSETTI COVIDICI 36-39
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Morale della favola: anche se sei un dipendente pubblico, o comunque fai parte di una categoria finora colpita relativamente, fatti un favore: sii solidale coi ristoratori, i gestori di palestre, gli operatori turistici ecc, rovinati senza ragione e senza ristoro che tenga, perché se non lo fai te ne ricorderai quando, e ho detto quando perché invece il se è certo, verranno a rovinare te. |
Ma me ne sono ricordato quando già avevo deciso di riferirmi a Cassandra nell'introdurre questa nuova raccolta di Versetti covidici, la prima del 2021, coincidente con la ricolorazione in peggio delle "zone" italiane, ma non perché le cose vadano oggettivamente peggio, no: cambiando in peggio i parametri (non so se l'avevate capito, se vi informate solo con la TV magari no). A furia di pensare "l'avevo detto io", infatti, si finisce per sentirsi un po' come la sventurata figlia di Priamo, che ricevette in dono da Apollo la chiaroveggenza e però siccome non gli aveva dimostrato riconoscenza dandogliela (gli dei greci erano fatti così, zozzoni, "a immagine e somiglianza" eccetera eccetera) anche la maledizione di non essere mai creduta. Così, appena visto il piccolo Paride aveva detto che era meglio farlo fuori subito, e più in là comunque di non mandarlo a Sparta, che sennò Troia sarebbe stata distrutta, ma ovviamente non le credettero, e d'altronde dov'era il nesso logico tra i due eventi? ce lo vedeva solo lei, come biasimare chi non le credeva?
Così: più avanti, quando invece il nesso logico era ormai davanti agli occhi di tutti quelli che volevano vederlo, sotto forma di dieci anni di assedio che improvvisamente si concludevano addirittura con un regalo da parte degli assedianti che avevano desistito, un altro osò avvisare i troiani del pericolo, ma non fu ascoltato manco lui. La scena, immortalata in un celebre gruppo scultoreo, vide il sacerdote Laocoonte ammonire i suoi concittadini a lasciare lì e magari distruggere il dono dei greci, due serpenti marini mandati dagli dei amici degli achei avventarsi sui suoi figli, lui accorrere in loro aiuto e soccombere a sua volta, e i troiani portare il famigerato cavallo dentro le loro mura, addirittura abbattendo le porte Scee perché sotto non ci passava.Ora, se volete sentirvi anche voi un pochino Cassandra o almeno Laocoonte, non dovete fare altro che intromettervi in una qualunque discussione su facebook e simili osando mettere in discussione la narrazione ufficiale del covid. Le statistiche ufficiali dicono che l'indice di mortalità è basso, nella media di tutte le epidemie influenzali, salvo che per gli ultraottantenni, quindi non si capisce perché fare 400 miliardi di danni all'economia anziché spenderne subito e in deficit 40 per un piano di emergenza sanitaria a favore di anziani e soggetti deboli? voi se lo dite siete un insensibile mostro che ce l'ha coi vecchi (anche se vostra madre è morta esattamente così, di complicazioni polmonari di un'influenza e mancanza di posti in terapia intensiva, solo nel 2019), e poi "non è vero io conosco (più o meno direttamente) due persone più giovani morte di covid". Chiudere i ristoranti e i bar e le palestre e praticamente rovinare il turismo è una fesseria col botto da cui non ci riprenderemo più, e oltretutto serve a arginare un virus come chiudere le finestre a fermare uno tsunami o un'alluvione, e voi lo dite, nonostante avete uno stipendio sicuro e lavorate comodamente a casa vostra da quasi un anno, perché è giusto e anche perché magari avete capito che la vostra categoria non sarà risparmiata ma solo colpita per ultima? per i vostri colleghi siete un paranoico complottista, e non sapete cogliere le opportunità del futuro, e già da un po' vi evitano o se attaccate il pippone cambiano argomento; per gli altri siete un parassita e già da un po' dicono che sarebbe ora che venisse colpita la tua categoria e pagasse anche lei la crisi.Così, quando il grande Reset (occhio che la Bifarini ci ha fatto un libro) sarà compiuto, Troia sarà caduta e arsa al suolo (colonna sonora di Capossela, da non perdere in fondo al post), l'Italia non avrà più né la sua rete di piccole e medie imprese né il salvagente dell'economia turistica a cui affidarsi, e il pubblico impiego subirà la sua "riforma" definitiva (tutti a casa e lavoro a cottimo sottopagato per i più fortunati, nel plauso generale), voi come Cassandra non gioirete del male di chi non vi ha creduto, anche perché ne sarete anche voi vittima, o come Laocoonte non sarete nemmeno più li a farvi beffe dei vostri detrattori. Gli altri, se non sono gli dei avversi o i loro ministri, o almeno i loro serpenti, saranno vittime prima di potersi accorgere o almeno senza poter avere neanche il tempo di ammetterlo, che voi avevate maledettamente ragione: non bisognava consentire nemmeno a una epidemia dieci volte più grave di costituire una ragione sufficiente per togliervi le vostre libertà fondamentali, per principio, punto e basta, perché non bisogna fidarsi dei nemici al punto da abbattere le porte della città per fare entrare il cavallo di Troia (non bisogna aprire quel link della mail che ti promette quel premio, sennò il pc si piglia un "trojan horse" e potresti anche doverlo buttare: si chiamano così apposta). Perché una volta che l'avete fatto, non c'è rimedio. La città è distrutta, il treno è avviato verso il ponte che crollerà, la democrazia e la libertà sono morte, ed è anche colpa vostra.
Per quanto mi riguarda, io è da febbraio scorso che da questa minuscola tribuna racconto una storia diversa. Si, lo so che non basta per autoassolversi, ma se qualcuno li avesse ascoltati, quei due li, Troia sarebbe ancora in piedi, o perlomeno sarebbe durata qualche secolo in più. Se non volete imitarmi andandovi a cercare le informazioni dove ci sono, comunque smettendo di assumere la pastura pronta che vi propinano in televisione, almeno leggetevi quelle che seleziono per voi:
36. La farsa e l’inferno: cosa ci stanno facendo, e perché. Dove Giannini svolge per esteso e meglio il concetto che ho cercato di riassumervi prima: la strategia di lotta al coronavirus doveva essere diametralmente opposta, se l'obiettivo fosse stato realmente sconfiggerlo.
37. Requiem per il darwinismo culturale. - 38. Asocialismo, futura disumanità. Un uno-due di Lameduck da leggere tutto d'un fiato, per comprendere da dove arriva la strategia di distruzione della libertà mascherata da provvedimenti di salute pubblica, e a quali conseguenze sociali e culturali porta. Due belle secchiate di acqua gelida in faccia, che farebbero bene a tutti.
39. Riconquista sociale. Protesta dei ristoratori in cronaca a parte, sono tante ormai in tutta Italia (qui ad esempio i negozianti di Modica) le iniziative di cittadini che intendono utilizzare gli spazi di libertà ancora ufficialmente disponibili per organizzarsi al fine di mantenerli tali. Questa viene dalla mia città natale, me l'ha fatta conoscere un vecchio amico, e da oggi in poi sarà in spalla sinistra coi feed che vi avviseranno sulle novità, e parliamo di iniziative concrete e strumenti di ausilio fattuale, non di chiacchiere come le mie.
martedì 8 novembre 2011
GOVERNO LADRO
PIOVE. La nuvola-PdL si assottiglia man mano che continua lo stillicidio degli ex-fedelissimi che abbandonano il Capo proprio come i sorci la nave che affonda. L'ombrello che gli apre Barnard, gettando la maschera, non gli basterà, per due famiglie di ragioni: (1) il consiglio che dà l'economista del Levy Institute a Berlusconi è pleonastico, essendo Silvio un anti-euro della prima ora ma non avendo fatto altro ai tempi dell'introduzione della moneta unica che approfittarne per organizzare un travaso enorme di ricchezza a favore del suo elettorato di riferimento, e (2) anche se egli fosse in grado politicamente di attuare in pieno i desiderata di Barnard e cioè di far uscire l'Italia dall'Euro e reintrodurre la Lira senza nessuna delle conseguenze negative paventabili, la recuperata sovranità monetaria non la userebbe certo per spesa a deficit keynesianamente produttiva ma al solito per gli affari suoi (arricchire grandi costruttori e mafia, incentivare l'evasione fiscale, finanziare gli affari vaticani scuola privata in primis abbandonando quella pubblica, comprare deputati e senatori, corrompere giudici, eccetera), come giustamente ricorda Bifo. Quindi si rassegni Barnard (che pure ha ragione su tante cose compresa la totale sfiducia in quelli del PD): non sarà l'uomo di Arcore a dimostrare la correttezza delle sue teorie, per quello bisogna attraversare una catastrofe delle dimensioni minime dell'ultimo conflitto mondiale, per cui forse è meglio sperare prima in altri scenari, magari di riprogettazione della UE e della BCE. Che forse è una succursale della FED come l'FMI, ma forse invece è proprio la sua potenzialità a far loro da contraltare ad avere indotto gli americani all'offensiva anti-Euro che viviamo, anche se certo se questa ha successo è proprio per le debolezze di progetto e di attuazione della moneta europea.
PIOVE. Una cosa normale in autunno. Che poi i cambiamenti climatici abbiano causato una generale estremizzazione dei fenomeni, è vero ma è cosa risaputa da anni. Solo su questo blog, una semplice ricerca evidenzia che già due volte si è parlato di alluvioni con tono da facile cassandra: i post riguardano Reggio Calabria per una banale questione di conoscenza del territorio, ma potevano essere tranquillamente stati scritti quasi uguali per Genova, peraltro anche simile orograficamente. Il suddetto salvatore della Patria in pectore a caldo se ne è uscito con un "si è costruito dove non si doveva", dimenticando di avere varato tre degli ultimi quattro condoni edilizi (il quartultimo lo aveva varato suo compare), lui che se avesse tutti i soldi del mondo li userebbe tutti per Grandi Opere e nessuno per la salvaguardia del territorio, anche se bisogna dire che purtroppo non è il solo ad avere questa scala di priorità. La disgrazia ligure di questi giorni ci ricorda per l'ennesima volta che l'Italia avrebbe bisogno non solo di mettersi alle spalle il berlusconismo/craxismo come una tossicodipendenza, cosa che consentirebbe di affrontare un "breve seppur intenso" percorso di risanamento con la speranza che stavolta sia davvero l'ultimo, ma soprattutto di entrare in un "percorso di recupero" che parta proprio da un piano roosveltiano di salvaguardia e messa in sicurezza del territorio. Altrimenti saranno danni e morti e lacrime ogni volta che PIOVE.
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Per approfondire l'argomento alluvione, i più attenti e pazienti si leggano Carlo Bertani, Marco Martini e Marino Badiale, Beppe Grillo, Carlo Lania, Luca Mercalli e Mario Tozzi, e Carmelo Gioè citato in fondo a questo articolo, e si consulti l'istruttiva mappa interattiva pubblicata da L'Espresso.
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