In quasi tutti i matrimoni in chiesa a cui anche a un miscredente come me è toccato di assistere (a 5 amici ho fatto da testimone, non mi potevo nemmeno nascondere...) ho sentito la lettura del brano del vangelo secondo Matteo (7,21.24-29) meglio noto come La casa sulla roccia. Se preferite, potete leggerla canticchiarla o magari riascoltarla nella versione di Mark Knopfler: è Solid rock dei mitici Dire straits, l'album di Tunnel of love e Romeo and Juliet, 1981. Oppure riguardarvela nella versione Disney d'annata: si si, I tre porcellini racconta proprio la stessa storia...
A Reggio Calabria torno sempre meno spesso e volentieri, ma ogni volta, i miei amici lo sanno e forse nemmeno mi sopportano più, non riesco a trattenermi dal vaticinare sciagure. Il fatto è che guardo le colline argillose degradanti rapidamente dall'Aspromonte al mare o ai torrenti, e paragono ciò che vedo al mio ricordo giovanile di brulle formazioni arenarie con fichi d'india e poche altre macchioline verdi, puntellate qua e là da qualche casa colonica ad un piano nascosta da un mandorlo o pochi ulivi: un paesaggio tale che ci girarono alcuni spaghetti western. Ciò che vedo è invece qualcosa che somiglia a Beirut dopo i bombardamenti israeliani: centinaia di palazzi e palazzine abbarbicati alle pendici delle colline, con la facciata a mattoni o al meglio all'intonaco, e talvolta i piani superiori con il solo scheletro, quasi sempre almeno con i ferri pronti per aggiungere piani. Chiunque avesse un pezzo di terra ha edificato. Quasi sempre in economia. Quasi sempre credendo di aver fatto una casa solida per aver messo tanto ferro e fatto profonde fondamenta. Ma quasi sempre senza nessuna seria analisi geologica del terreno (o sistemazione dello stesso in maniera da non avere problemi in caso di forte maltempo). Non ho statistiche precise, ma se dico che il 90 per cento delle costruzioni nel territorio reggino dagli anni 70 sono state fatte abusivamente probabilmente non esagero. Per carità, poi sono state condonate, quindi gli abitanti oggi sono quasi tutti in regola. Ma non ci vuole un genio in scienza tributaria per capire che un condono edilizio nell'85 uno nel 95 uno nel 2003 e uno mascherato per pudore da "piano casa" in arrivo, oltre che fruttare meno soldi all'erario di quanto siano costate le sole opere di urbanizzazione connesse alla regolarizzazione, abbiano costituito un serio e potente incentivo anzichenò alla costruzione in barba a tutte le leggi non solo dello Stato ma anche della fisica e della geologia. E non ci vuole un genio in queste ultime discipline per prevedere che alla prima alluvione o al primo terremoto serio molte di quelle case verranno giù con tutta la terra su cui sono fondate.
E infatti è successo, a Messina perchè è come Reggio, e per tante altre zone del Sud si potrebbe fare il copia-incolla di questo discorsetto.
Io, e tanti altri come me, l'avevamo detto, non Lui. Anche se ora afferma il contrario, tanto è senza contraddittorio e può dire quello che vuole senza che il giornalista di turno gli chieda semplicemente "ah si? e quando?" o meglio "ah si? e perchè non avete previsto un piano di evacuazione? chi doveva pensarci, il Sindaco? e dove le metteva centomila persone? e se non succedeva niente stavolta, doveva ripeterlo ad ogni acquazzone?". Lui, invece, è autore di tre dei quattro condoni succitati, il primo essendo invece di paternità del suo compare ed ex protettore politico, il messinese (Nemesi?) Craxi. E ora vuol far fare ai messinesi la stessa fine degli aquilani, ma il problema è proprio qui: non è grave che lui dica certe cose e faccia gli show sul teatro delle sciagure, è grave che gli "sciagurati" non lo prendono a pomodorate. A lui e a quelli che si affrettano a dire che il Ponte verrà fatto lo stesso, anche se per una volta Napolitano si è segnalato per una dichiarazione coraggiosa.
E visto che le cose dobbiamo dirle prima davvero, parliamo pure di mare. Io ogni volta che torno in Calabria devo notare la sparizione di spiagge su cui giocavo da ragazzo, talvolta con ricomparsa più o meno pilotata altrove, talaltra no perchè il mare (anche senza contare l'innalzamento generale dovuto ai cambiamenti climatici) si è semplicemente ripreso lo spazio che gli hanno sottratto per un nuovo porticciolo, una nuova barriera protettiva, o altri manufatti. E' quindi semplice vaticinare sfaceli alla prossima mareggiata seria, anche non volendo pensare al maremoto che seguì il sisma del 1908 e forse si ripeterà al prossimo - certo - big-one.
Cassandrate a parte, com'è che se ne esce? Facile prendersela, come l'ineffabile Bertolaso, con gli sventurati vittima della loro stessa imprudenza: avevano scelta? O si sono solo industriati per sfruttare le logiche perverse di un'azione politica inveterata allo scopo di dotarsi di una casa con i pochi mezzi a disposizione? Insomma la colpa è di chi avendo due lire da parte e sapendo che lo Stato li lascia fare, si fa casa abusiva sul terreno scosceso di suo padre, o di chi ha abbandonato l'edilizia pubblica, usato le dismissioni di quella esistente per arricchire i soliti noti e drogare il mercato immobiliare gonfiando così ulteriormente la bolla speculativa appena esplosa, e in parole povere tradito il patto sociale implicito nella nostra Carta costituzionale?
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, porca miseria! Quand'è che si risentirà anche da noi forte il coro di chi, senza mezzi termini, traccia una linea sulla sabbia e dice "da qui non si passa, l'azione politica di dettaglio deve ruotare attorno al perno fondamentale per cui ciascuno, nel nostro Paese, deve avere un lavoro dignitoso e sicuro, una casa, una istruzione, eccetera?". Dove dobbiamo arrivare per rivedere qualcosa che somigli più al Pasok che ha appena stravinto le elezioni in Grecia grazie proprio a questa linea politica, che al progetto balsano di Veltroni e Rutelli? Ma davvero non ci resta che Grillo?
lunedì 5 ottobre 2009
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