La storia delle incursioni delle scarpe in politica inizia con un episodio memorabile: all'Onu, durante la discussione per la crisi della Baia dei Porci (tentativo di invasione Usa di Cuba allo scopo di fermare la Rivoluzione che portò il mondo alle soglie della guerra mondiale), il premier sovietico Nikita Kruscev richiamò l'attenzione togliendosi una spartanissima scarpa e sbattendola sul banco. Il forzitaliota Sacconi tentò di emularlo nel 2007 nel corso di una discussione sulla class action al Senato; poveraccio, se ne ritrova traccia solo grazie ai moderni motori di ricerca, senza ce ne saremmo tutti dimenticati.
La cronaca dice invece di un giornalista che durante la conferenza stampa tenuta a Baghdad dal presidente americano uscente George Bush nel corso di un improvvida visita-lampo, mentre l'ineffabile Giorgino dichiarava - parlando alla nuora perchè la suocera Obama intenda - che "la guerra non è finita", si toglie entrambe le scarpe e le lancia addosso all'oratore. Il quale, rivelando insospettabili doti di agilità e ironia, le schiva dichiarando di averne persino visto il numero. Non gli va proprio giù che il suo successore abbia vinto le elezioni mettendo in cima al proprio programma il ritiro dall'avventura più fallimentare della storia della politica estera americana (si, peggio del Vietnam...): ha organizzato un velenoso colpo di coda del suo mandato per togliersi il sassolino dalla scarpa. Ma evidentemente chi di scarpa ferisce....
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