- una che nelle accuse dell'altra passa per la restaurazione di istituzioni sociali oppressive della lilbertà individuale - ma nella propria visione individua nella premodernità tratti ingiustamente e strumentalmente denigrati nella modernità (ad esempio, la famiglia estesa e la vita agricola) togliendo legittimità al "verso della storia" necessariamente orientato dalla prima alla seconda già nei nomi;
- l'altra che nelle accuse della prima risente del mancato affrancamento dall'idea di progresso tipica delle teorie della crescita sia di destra che di sinistra (capitaliste e comuniste) e appunto dal verso della storia di cui sopra - ma nella propria visione individua un concetto di postmodernità nel cui quadro sarebbe possibile concentrarsi sui beni anzichè sulle merci, o come direbbe Marx sul valore d'uso anzichè su quello di scambio.
- la decrescita non è negoziabile: anche se ancora a parlarne siamo una piccola minoranza, sono sempre di più i segnali all'evidenza di tutti che il modello capitalistico oramai globalizzato non regge più; il motivo è elementare agli occhi di uno studentello di fisica: un modello in equilibrio di crescita non è compatibile con un sistema chiuso a risorse date (petrolio, acqua, foreste, terra, ecc.), e la cosa si palesa drammaticamente e imprevedibilmente man mano che ci si avvicina all'esaurimento di quelle risorse;
- anche se siamo una piccola minoranza, come sempre abbiamo già iniziato a dividerci in fazioni; "non c'è niente da fare, è un vizio della sinistra" verrebbe da dire ridendo, ma si può dirlo più seriamente: più ragioni con la tua testa, più ci tieni a rimarcare l'originalità della tua posizione, ma se facciamo la tara a questo vezzo, Pallante potrebbe accettare che il verso della storia c'è eccome, dato che tornare ad organizzazioni sociali che scoraggino l'individualismo non è nè possibile pacificamente nè auspicabile, e Badiale e Bontempelli che hanno sbagliato bersaglio, perché in fondo Pallante è "dei nostri" e nonostante a parole rifiuti (legittimamente) inquadramenti ed etichettature gli sforzi suoi e di tutto il movimento per la Decrescita Felice si può ben dire siano volti alla costruzione di un modello postmoderno e non alla restaurazione del Medio Evo - per cui prendiamo atto della diversità necessaria tra le nostre concezioni, e a questo modello, magari rinunciando a definirlo post-qualcosa, lavoriamoci assieme che c'è tanto bisogno; anche perchè...
- non ce ne sono solo due, di vie alla decrescita, ma ce n'è almeno una terza, quella che già ci stanno facendo percorrere da un po'; un'altro vezzo di noi sinistrorsi, è infatti, ragionare presumendo di essere gli unici capaci di farlo, e invece io scommetto che queste stesse cose che ci diciamo e ci portano a ragionare di una via per la decrescita felice per tutti "loro" le conoscono bene da tempo, solo che non ce lo dicono (si, proprio come i ricconi di 2012, per imbarcarsi solo loro sulle arche: stanno lavorando a una decrescita felice per pochi...): cosa credete che sia in corso dalla reaganomics in poi, se non un processo che ha per obiettivo di lungo periodo l'appiattimento delle condizioni materiali dei lavoratori di tutto il mondo al limite della sussistenza, come in occidente agli inizi della rivoluzione industriale, per essersi resi conto che il modello welfare-oriented, cui erano stati costretti ad aderire per via della crisi del 29 della guerra e delle lotte sociali, non poteva reggere? La decrescita dissimulata è già stata avviata, anche se a livello superficiale si parla ancora di sviluppo e PIL, e anzi il modello superficiale viene mantenuto proprio perchè aderendovi il lavoratore restituisce risorse a costo di indebitarsi, e tutto il sistema finanziario con le sue bolle non è che rastrellamento di beni reali, alla fin fine, come le privatizzazioni di ieri e i federalismi demaniali di oggi.
Quindi, cari teorici della decrescita, fate i bravi e anziché speculare su ciò che vi divide sforzatevi di mettere a fattor comune i vostri ragionamenti: separarsi in questo momento potrebbe sembrare un modo di agire ma è restare immobili mentre altri la decrescita la stanno già mettendo in pratica a danno nostro.
1 commento:
caro cuGino, il tema lo trovo di vitale interesse, per tutti coloro che hanno a cuore questa bistrattata terra. Tornare a comportamenti eco-compatibili e rinunciare al superfluo non solo é possibile, direi che é indispensabile. Questo non vuol dire certo abbassare la qualità della nostra vita, anzi....Il recupero del tempo sprecato negli spostamenti, il recupero delle 8 ore al lavoro (diritto mai più rispettato, soprattutto per i precari come me, ma non solo), lo spazio vitale che si allarga, tutto questo é miglioramento della qualità della nostra vita. Un ultimo spunto: in una società così cinica e spietata, nella quale solo il più arrogante ha diritto di esistere, recuperare uno spazio di ricerca interiore, spirituale (non necessariamente religioso) può aiutarci a vedere il futuro sotto una prospettiva più positiva ed ottimistica.
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