lunedì 15 novembre 2010

RISORSE DEL PC

L'inizio della fine del governo peggiore degli ultimi 150 anni apre una fase delicatissima: il Caimano ha già dimostrato di non avere scrupoli e se la cosa gli desse ancora anche solo una chance su cento di farla franca non esiterebbe a trascinarci tutti nel baratro. Voglio perciò tentare di dimostrare con una serie di considerazioni un assunto: che non è vero che siamo un Paese povero condannato alla rovina se non accetta il giogo imposto dalla monocultura del capitalismo finanziario internazionale, che invece abbiamo tante risorse e il nostro problema è semmai che da tempo ce ne siamo dimenticati e abbiamo smesso di gestirle.
Il berlusconismo di tutto ciò è causa diretta e indiretta: perchè il soggetto è dichiaratamente entrato in politica solo per salvarsi il poster ed è mirabilmente riuscito nel suo scopo distraendo tutti in vari modi mentre lo perseguiva disinteressandosi di tutto il resto, e perchè i suoi avversari avendo nell'opporsi a lui la sola definizione identitaria comune hanno finito per perdere tutte le altre e con esse ogni progetto alternativo coerente di cose da fare per l'Italia. Così, dalla "macchina da guerra" di Occhetto al PD di Veltroni-Franceschini-Bersani è stato un continuo perdere consensi e identità, nonchè - con le due parentesi prodiane, brevi proprio per eccesso di eterogeneità, e per lo stesso motivo non certo portatrici di politiche definibili in qualche modo "di sinistra" - elezioni. Così oggi, che se gli va di lusso il PD prende il 25%, mentre alla prima prova la "vocazione maggioritaria" veltroniana sbattè il grugno contro un misero 35% che pure visto da qui è un favoloso miraggio, forse varrebbe la pena (se non ci è bastato il caso Vendola, e non basta nemmeno la sua replica in salsa lombarda) interrogare uno ad uno tutti gli elettori democratici per vedere se c'è ancora un solo centrista tra loro, o se invece sono tutti - come appare evidente - approdati chez Casinì, Rutellì e ora persino Finì. E in questo caso, chiedere agli strateghi del PD cosa cavolo aspettano non dico a rispolverare vecchie sigle ma almeno a rimettere una esse anche solo minuscola in fondo al nome, a siglare un programma politico che si prepari a raccogliere magari anche i milioni di astenuti per disperazione delle ultime tornate elettorali.
Ma perchè questo programma non si concreti nelle classiche nozze coi fichi secchi, ecco che bisogna parlare di risorse, e poichè al primo punto deve esserci l'abbandono del paradigma della Crescita, parametrato sul PIL, in favore di quello dello Sviluppo, parametrato su un costruendo indice di benessere complessivo della popolazione, parliamo di gestione delle stesse, come persino il Papa comincia a dire (e non facciamoci scavalcare a sinistra persino da un vecchio teologo conservatore tedesco, per favore...).
Lasciando ai politici di professione il loro mestiere, butto giù la mia lista della spesa così come viene, per tentare almeno di contribuire nel mio piccolo alla circolazione di idee che è la premessa della ripartenza, se è vero come è vero che l'obnubilazione delle menti per via televisiva è stata il primo consapevole passo verso la paralisi collettiva in cui viviamo da un quarto di secolo abbondante (per una storia rapidissima, qui un efficace contributo di Grillo, con tanto di fosche previsioni finali, da cui però mi dissocio gramscianamente: pessimismo della ragione ma ottimismo della volontà, aderendo idealmente al progetto "costruttivo" di Jacopo Fo):
  • comincio dal mio terreno, l'informatica nella Pubblica Amministrazione: col passaggio più rapido possibile al software open source si recupera una cifra ingentissima, non esattamente quantificabile perchè non lo è la spesa attuale a tutti i livelli, peraltro quasi tutta nelle tasche di Microsoft. Sul corrierone azzardano una stima milionaria, ma in ogni caso si può affermare che le risorse recuperate sarebbero di svariati ordini di grandezza maggiori di quelle racimolate da Brunetta a furia di provvedimenti demagogici tanto sbandierati quanto inefficaci quando non controproducenti, (come i flop della PEC, un affare solo per Poste Italiane, e dei certificati medici online e le visite fiscali obbligatorie anche per un giorno di malattia, che costano più di quanto il presunto effetto deterrente faccia risparmiare - i medici dell'Asl si pagano, mentre i dirigenti sono perfettamente in grado di sapere chi si è assentato se è tipo da farlo per comodità o perchè sta davvero poco bene, quindi il loro potere discrezionale in questi casi era ragionevole e andrebbe ripristinato);
  • una riforma della giustizia in direzione opposta a quella tentata dal biscione, che da un lato snellisca drammaticamente il processo civile (vera dannazione per gli italiani) dirottando giudici e personale amministrativo verso un penale con: disincentivazione degli appelli e dei ricorsi in Cassazione, informatizzazione delle procedure, mani libere nelle intercettazioni e ogni altra modifica legislativa necessaria a incentivare la lotta a mafia, evasione fiscale e corruzione. Questi tre fenomeni, infatti, con le loro interconnessioni, sono responsabili di un massiccio drenaggio di risorse, pari a decine di punti percentuali di PIL, forse un quarto, un terzo, la metà, di più: è incalcolabile, ma stiamo parlando di questi ordini di grandezza, il che significa che anche risultati parziali di lotte massicce (meno che tali è inutile, di facciata è controproducente) in questi campi darebbero risultati che nessuna finanziaria e nessuna riforma delle pensioni potrebbe mai, anche le più dure immaginabili. Per avere idea della sintassi del fenomeno corruzione, ad esempio, bastano episodi paradigmatici come il caso Pompei: ci dicono che le risorse non ci sono, ma non ci dicono che è perchè se le sono mangiate loro;
  • il dissesto idrogeologico del territorio è un'altro frutto (prevedibilissimo, leggi qui) di cattiva politica, che una buona politica potrebbe trasformare in una risorsa: a prescindere dai toni bruschi figli comprensibili dell'esasperazione, pauperclass centra l'argomento, il programma di una vera forza alternativa (non questo PD, dunque, speriamo il prossimo venturo "PDs") deve comprendere l'abbandono IMMEDIATO di tutti i progetti mangiasoldi senza reale ricaduta se non nelle tasche dei soliti noti, come la TAV (vogliamo treni a velocità moderata, ma puntuali, sicuri, puliti, e che raggiungano capillarmente l'intera Nazione, Matera compresa), il Ponte sullo Stretto, il federalismo fiscale e quello demaniale, le missioni cosiddette di pace, le megacentrali a fissione nucleare, a carbone e a ogni altro combustibile fossile, in favore di azioni come la riqualificazione del territorio e delle strade extraurbane secondarie, incentivi massicci alla microproduzione energetica da fonti rinnovabili, il recupero del patrimonio abitativo periferico (grazie anche alla banda larga gratuita estesa a tutto il territorio, che agevolerebbe la ripopolazione dei centri minori: telelavoro, agricoltura, turismo, ecc.) e urbano, che darebbero a parità di investimento (ma col recupero di sovranità monetaria, di cui parlo dopo, si potrebbe fare di più) decine, centinaia, forse migliaia di volte in più in termini di occupazione (inoltre stabile nel tempo), incalcolabilmente di più in termini di benessere collettivo (ma molto di più anche se permaniamo a ragionare nei termini obsoleti di crescita del PIL...);
  • l'obiettivo della politica economica del Governo, in accordo con quanto stabilito dalla nostra Carta costituzionale, deve dunque essere: una testa = un lavoro, una famiglia = una casa. Una famiglia di qualsiasi tipo. Rispolverate i ricordi di algebra: queste sono le costanti della nostra equazione, altri elementi fin qui considerati tali sono invece le variabili, in primis la politica monetaria. Poichè attualmente quest'ultima è in mano a una consorteria di banchieri (la Bce è controllata dalle banche nazionali che dovrebbe controllare, le banche nazionali dalle banche private che dovrebbero controllare, capite bene che questi così fanno quello che cavolo gli pare, e infatti ecco che hanno prima causato una crisi mondiale finendo sul lastrico, poi ordinato ai governi di ripianare i loro debiti togliendoci letteralmente il pane di bocca "perché i bilanci devono quadrare" (i nostri, i loro no: tanto ci pensiamo noi a tappargli i buchi...), infine si ritroveranno nel patrimonio ancora nuovi pezzi di economia reale - fanno così da sempre, fate caso ad esempio di chi sono gli immobili di pregio di tutte le città del mondo: banche e assicurazioni), bisogna dare alla UE un ultimatum: o si realizza il suo progetto costitutivo originario dichiarato (si lo so che quello dissimulato monetacentrico c'è da un bel po', ben nascosto, ma bisogna fregarli con le armi che ti lasciano...) di incarnare il modello sociale europeo perduto ("what's happened to the post-war dream?! oh, Maggie, what have we done!" cantava Roger Waters) oppure prima che ci mettiate il gioco come ai greci e ora agli irlandesi facciamo noi come gli argentini o gli islandesi: fuori dall'Euro, nuova moneta labour-oriented (una lira ogni ora di lavoro di tutti, e lavoro per tutti: circolino quelle) e fanculo chi ha in mano i nostri titoli di Stato (1.4 milioni di milioni su 1.8 in mano estera, vediamo se hanno il coraggio di dichiararci guerra, quando decidiamo di non pagare...). Estremista? Eppure c'è chi lo fa, c'è chi vive fuori dalla Federal Reserve da tempo, con successo. Siamo un pezzo importante, dell'Europa: ci dovessero imitare spagnoli o francesi, scommettiamo che, lungi dal costituire una fastidiosa vocina da schiacciare, saremmo un canto in grado di riscrivere il corso delle cose, trascinando gli altri nel processo? Ma bisogna cominciare subito, da dentro di noi, e riappropriandoci della nostra parte politica: vogliamo un grande partito di sinistra, subito, che possa non dico attuare ipso-fatto (per un'improbabile successo elettorale in solitario) istanze come quelle suelencate ma almeno portarle al confronto con il costruendo "polo di centro" in un governo di centrosinistra vero, non onanistico come quello immaginato da Uolly mentre al grido di "si può fare" dava vita ovviamente a Frankenstein junior, un corpaccione mal composto con chissà quale cervello...



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