lunedì 24 dicembre 2012

DUE CONTI E UN MARCHESE

Questo non è un post aristocratico, anche se così può sembrare dal titolo e dalla difficoltà dell'argomento, sotto Natale poi... E' che ho sempre creduto che la democrazia, quella vera, passasse per una crescita dei cittadini in quanto tali, una crescita generalizzata proprio di studio nella materia "cittadinanza democratica" specifica che portasse a una partecipazione politica consapevole diffusa, e che il processo inverso, abbassare al volgo, dunque "volgarizzare", la disputa politica per renderla disponibile ad una massa di" votanti non cittadini" avrebbe finito per azzerarla di fatto, la democrazia. Ste cose le scrivevo giovanissimo negli anni 80, molto prima che succedessero: a chi non basta la parola ho le prove, i miei vecchi articoli su Parallelo38.
In questo momento pare che Monti non parteciperà alla disputa elettorale prossima ventura, convinto da sondaggi non proprio esaltanti più che per reale ritrosia, e invece starà alla finestra per un nuovo incarico tecnico se il probabile pareggio lo rendesse necessario altrimenti per il Quirinale. Ma il fatto stesso che abbia potuto pensare di prendere consensi alle urne uno che è da un anno che massacra il grosso dell'elettorato, il fatto stesso che sia in testa nel sondaggio "chi vorresti premier" a prescindere dai partiti, la dice lunga sul grado di consapevolezza degli italiani sulle vere cause di questa crisi.
Per tutte le ragioni sopraddette torno ad avventurarmi in una semplificazione di cose così complesse che si capisce che non si abbia voglia di studiarle, ma "loro" lo sanno e ne approfittano per darvi il risultato che a loro conviene come se fosse l'unico possibile.
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La crisi attuale nasce monetaria, e diventa economica come solo chi ci sapeva vedere aveva detto subito che sarebbe diventata presto tale se non si cambiava paradigma di politica monetaria. Quello attualmente in vigore in (quasi) tutto il mondo non è l'unico possibile, sembra così perché appunto così lo trattano, ma non è così. La moneta non è una cosa che si prende in prestito si mette in circolo e si ritira, e se uno Stato ne usa più di quanto ne ritira è in deficit e questo aumenta il debito e i creditori vogliono interessi più alti (lo spread) e allora aumenta la spesa per interessi e quindi il deficit eccetera: c'è (stato) un mondo in cui la moneta è una cosa che uno Stato sovrano stampa a piacere con l'unico limite che se ne stampa troppa perde di valore e parte l'inflazione e con l'obiettivo di assicurare a tutti i cittadini di avere un lavoro e una vita dignitosa. Questo dice in soldoni la MMT, questo dice anche la nostra Costituzione anche se la maschera di se stesso che oramai è Benigni non ve l'ha detto. Repubblica democratica fondata sul lavoro significa proprio questo: che non può esserci democrazia se non lavora chiunque voglia, e gli altri articoli fondamentali non sono che il corollario di ciò, ché solo chi è libero dal bisogno può diventare un cittadino pienamente democratico.
L'Italia ha avuto una moneta pienamente sovrana fino al 1981, e il debito pubblico infatti ha cominciato a crescere allora: si legga qui tutta la storia con tanto di dati chi ha voglia di studiare, ai pigri come al solito ci penso io riassumendola. Ma non solo, stavolta aggiungendoci un paio di variabili secondo me decisive. Perché infatti Andreatta e soci decisero che la Banda d'Italia doveva essere indipendente e non più obbligata a comprare tutti i titoli di Stato invenduti alle aste (come sono ancora quelle americana e giapponese, col risultato che quei Paesi hanno debiti molto più alti del nostro e spread bassissimi o negativi)? Malafede indotta dalla plutogiudocrazia che si preparava già a rapinarci con l'Euro, o c'era qualcos'altro? Soccorre avere una certa età, e ricordarsi l'inflazione al 20% e gli stipendi che grazie a sindacati combattivi rincorrevano, ma a stento, quel potere d'acquisto che quella si mangiava anno dopo anno. Come mai c'era? La bolletta petrolifera, si diceva, ma era solo questo? Nemmeno il Giappone di oggi sciala in materie prime, e ha pure spento le centrali nucleari... No, il fatto era che anche la democrazia noi la stavamo reinterpretando... all'italiana, mica tutti s'intende, ma una buona maggioranza: chi ci aveva sconfitto nella guerra ora esportava da noi il suo modello di sviluppo, pagando s'intende, e noi con quei soldi abbiamo vissuto una crescita esplosiva chiamandolo miracolo economico come se fosse tutto merito nostro, e intanto certo la nostra costituzione e tutte le forze sane che ci credevano agivano da una parte ma dall'altra agiva l'inerzia di un popolo dominato da secoli mai autodeterminatosi sempre avvezzo alla furbizia e alla preminenza del particulare al generale. Questa tendenza di fondo, unita al sostanziale blocco politico derivato dagli accordi internazionali USA-URSS che ha creato una classe politica irremovibile quanto irresponsabile, ha in pratica messo il favore al posto del diritto, trasfigurato l'uso del voto, piegato agli interessi di parte anche i più nobili istituti del diritto e della politica economica, insomma vanificato nella sostanza l'instaurazione formale della democrazia. In questo quadro, avere una banca centrale che risponde agli ordini dei politici significa che ogni volta che ho aumentato gli stipendi a piacere, concesso pensioni a quarantenni, invalidità a sani, messo su opere inutili spendendo il doppio del necessario, assunto migliaia di persone per non fare niente, tollerato che nessuno pagasse le tasse, eccetera, sono andato ben oltre alla quantità di moneta necessaria alla piena occupazione e alla vita dignitosa di tutti, e quel ben oltre significa inflazione anche per i seguaci dell'MMT, giusto? Fino a che stiamo per conto nostro, fino a che per portare soldi all'estero ci vogliono spalloni capaci di farla sotto al naso ai doganieri, fino a che non ci interessa nè vendere le nostre merci altrove nè comprare quelle altrui, possiamo cavarcela svalutando la moneta, che anzi agevola le esportazioni anche se peggiora il conto delle materie prime e quindi l'inflazione. Ma se vogliamo stare in un mercato comune, prima o poi un punto andava messo. Ecco la pensata di Andreatta, l'indipendenza della Banca d'Italia.
A quel punto, con un deficit e un debito accettabilissimi, sarebbe stato sufficiente amministrare onestamente la cosa pubblica per instaurare un circolo virtuoso. Ma siamo in Italia, e arrivò il craxismo, e i "fantastici anni 80" della Milano da bere, che intese non solo continuare, ma anche accentuare drammaticamente e senza pudore l'andazzo precedente, per disinnescare il malcontento e anzi creare consenso e così poter incamerare in pace dividendi mostruosi: se la Banca d'Italia fosse stata prestatore di ultima istanza avremmo visto l'inflazione galoppare e le svalutazioni susseguirsi fino ad un tracollo di tipo sudamericano, siccome non lo era più abbiamo visto il rapporto tra debito e PIL triplicare in un decennio.
Siccome però le istituzioni democratiche erano ancora almeno formalmente in piedi, in particolare la divisione dei poteri e quindi l'indipendenza della magistratura, un'intera classe politica di ladri venne messa sotto processo ed esautorata, con gli italiani che disinvoltamente smisero i panni dei beneficiari e dei questuanti per indossare quelli dei giacobini e dei censori, salvo poi immediatamente ricalzare i panni precedenti non appena intravisto un ladro che prometteva le stesse cose di quelli di prima ma sembrando più furbo e potente, e inoltre di smantellare quell'equilibrio tra poteri che poteva ancora rovinare il giochino. I risanamenti del 1991/94 e del 1996/98, che ci hanno rispettivamente salvato dalla bancarotta con relative file alla Caritas e fatto entrare nell'area Euro, sarebbero stati sicuramente sufficienti, e nessun problema avrebbe giustificato la chiamata dei tecnici nel 2011, se non fossero stati seguiti dal berlusconismo. Che però altro non è che il modo di intendere la democrazia degli italiani, o almeno di una larga fetta di essi, e da questo non si può scappare. In mano a un Berlusconi, cui Barnard lanciò un appello esplicito prima che si dimettesse (e oggi attacca Grillo e Casaleggio, "rei" a parole di poca democrazia ma di fatto di aver ignorato un altro suo appello esplicito, che tristezza...), una politica monetaria keynesiana è un arma letale, e purtroppo dobbiamo ringraziare l'Euro se l'Italia prima di crollare ha avuto dieci anni di relativa stabilità e prosperità, nonostante la spudorata gestione della cosa pubblica. Ecco perché altre volte ho detto che mi sembra molto più realistico puntare a che la BCE diventi una Banca centrale "vera" che emetta moneta con l'obiettivo della piena occupazione negli Stati Uniti d'Europa piuttosto che riavere una Banca d'Italia con lo stesso potere nelle mani di una classe politica espressa dagli italiani.
A meno che...
A meno che non succeda qualcosa di drammatico che cambi gli italiani. E' capitato in passato, ad esempio nel secondo dopoguerra di cui sopra, in cui siamo stati aiutati si ma ci siamo anche aiutati parecchio da noi, può ricapitare. Forse sarò un ingenuo a credere che sia proprio col Movimento 5 stelle che stia succedendo, ma a me pare che selezionare gente che stia a priori all'idea che ciò che sta per andare a fare NON gli frutterà una carriera a vita e NON li arricchirà permanentemente, anche se tale selezione può comportare l'epurazione sommaria di chi sembri non aderire a questo sistema di valori, sia un fattore nuovo capace di cambiare le carte in tavola. A loro si che la darei in mano una politica monetaria keynesiana, perché parlano di piccole opere diffuse volte al recupero e al risanamento del territorio e non più di grandi opere mangiasoldi e creatangenti, parlano di microproduzione energetica da fonti rinnovabili e non più di centrali nucleari o a carbone, parlano di accorciamento della filiera e gestione intelligente dei rifiuti e non più di megadistribuzione e inceneritori, parlano di beni comuni pubblici e non più di privatizzazioni. E purtroppo tutti questi "non più" non sono condivisi dal partito che sarebbe l'erede della tradizione comunista socialdemocratica e cattolico-riformista. Un partito che nasconde dietro una presunta democrazia interna l'adesione supina ad un modello socioeconomico di destra e antidemocratico, quello che ha preso il sogno dell'Europa unita e pacifica e lo ha trasformato in un meccanismo di redistribuzione della ricchezza dai moltissimi ai pochissimi, perché tanto il mondo è unico e il meccanismo che porterà tutti i lavoratori a guadagnare uguale cioè pochissimo, cioè se va bene la sussistenza, è inesorabile. E allora mi salvo io, ricco sempre più ricco, perché io sono io e voi non siete un cazzo.
Fatevi due conti, allora, e vedrete che stavolta conviene votare Beppe, come Grillo, anziché il solito marchese. La prossima volta, forse, allora, ci sarà di nuovo un partito di sinistra e uno di destra tra cui scegliere.
E ora i soliti approfondimenti per chi è arrivato fin qui ed ha ancora voglia di leggere anche se è Natale e bisogna per forza essere felici e buoni:
  • Ortona, ovvero come e perché l'economia dovrebbe essere al servizio della politica e non viceversa come nel pensiero unico attuale perfettamente condiviso dal PD;
  • Bertani, ovvero alcuni altri esempi che portano alle stesse conclusioni di questo post;
  • Blondet, ovvero da destra un utile parallelo tra la situazione attuale e Weimar, rischi di nazismo incombente compresi (e Grillo ha ragione da vendere anche quando dice che il suo movimento è ciò che ancora ha impedito in Italia la deriva verso movimenti di destra estrema);
  • Counterpunch, ovvero perché le critiche (peraltro fasulle) di scarsa democrazia rimbalzano su chi è beneficiato da enormi progressi in fatto di democrazia sostanziale, come ad esempio i Venezuelani con Chavez;
  • Evans-Pritchard del Telegraph, ovvero perché i giapponesi possono permettersi quel debito pubblico senza problemi di spread? perché in altre parole possono permettersi una banca centrale che stampa soldi a piacimento? o bella, perché sono giapponesi: se uno viene beccato a rubare sparisce per sempre dalla scena politica se non si suicida in diretta tv - con un'etica del genere e una giustizia tenuta nella considerazione dovuta in un sistema democratico, la politica monetaria keynesiana è praticabile eccome. Votare Grillo è come dire: diventiamo un po' giapponesi. Magari non ci riesce, ma ci avremo provato.

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