venerdì 7 dicembre 2012

SOPRASSEDIAMO!

La tecnica del tormentone è antica probabilmente quanto la comicità, quindi si potrebbe dire quanto l'uomo, non avendo idea se i primati o quantomeno gli ominidi nostri progenitori avessero una loro forma di cabaret. Come tutti gli espedienti retorici, il tormentone agisce sul cosiddetto emisfero destro del nostro cervello, o per meglio dire sulla nostra mente profonda, che sta alla nostra mente logica come tutta la massa terrestre sta alla sottilissima crosta: è enormemente preponderante per peso dimensioni ed energia, ma noi esseri di superficie abbiamo invece una percezione diametralmente opposta, errata. E non è solo questione di profondità e di preponderanza: i collegamenti da emisfero destro viaggiano anche molto più velocemente, e funzionano secondo una logica non aristotelica, per cui la parte è uguale al tutto. Ecco perché il bravo oratore infarcisce il discorso di frasi fatte alliltterazioni metafore proverbi, e il bravo comico di tormentoni, eccetera: il riconoscimento immediato di un valore di verità, o di comicità, a una parte del discorso si estende automaticamente al tutto, nelle menti del pubblico. Ovviamente, la cosa va fatta secondo una tecnica precisa, nei più bravi istintiva, fatta di toni precisi al decibel e tempi precisi al millisecondo, altrimenti funziona male o non funziona affatto. Comunque, l'accostamento ci suggerisce che forse non è un caso che la storia politica recente sia piena di ex attori, ex cantanti da crociera, ex comici.
Beppe Grillo conclude quasi tutti i suoi interventi, ormai, con la frase "ci rivedremo in Parlamento, sarà un piacere", tormentone utilizzato come una sorta di marchio di fabbrica anche da molti dei candidati alle cosiddette parlamentarie in quei teneri video di autopromozione così facilmente criticati. Come tutti gli espedienti retorici (fate caso a quanto sono contraddittori i proverbi, tra loro e talvolta anche al loro interno, ad esempio) il tormentone è facilmente smontabile, logicamente: un piacere per chi? per voi che siete certi di mantenere la vostra purezza e con essa sconfiggere i (comunque maggioritari) residui della partitocrazia, o - come qualcuno già esplicitamente prevede - per chi vi vedrà a uno a uno cedere alle sirene della carriera politica? Di questi tempi, infatti, un ragazzotto che vede un contratto a tempo indeterminato come un miraggio è realisticamente in grado di rinunciare alla vita di agi che lo attende se solo, alla fine dell'unico mandato che in pratica gli consente il M5S, cambia casacca?
Mi si può dire "ma come, hai appena fatto endorsement per Grillo, e dici queste cose?". Ma un conto è dichiarare una cosa, un conto sono i motivi per cui lo si è fatto. Ci tornerò, e non è detto che non cambi persino idea, ma per ora l'argomentazione più vicina a quelle mie profonde l'ho trovata in questo pezzo del Comandante Nebbia: il Movimento 5 stelle ci serve per sparigliare le carte, altrimenti questa partita non si sblocca. Credo sia impossibile arrivare alla politica come servizio civile per la strada che ha tracciato il comico genovese, per farlo l'unica è sostituire la democrazia rappresentativa con la democrazia statistica. Ne ho già parlato e ci tornerò, al punto di farne il mio, di tormentone: l'unica salvezza è un parlamento di sorteggiati. Ma nel lasso di tempo necessario a che i grillini coi loro buoni propositi si scontrino con la realtà dell'animo umano per restarne travolti, solo una loro massiccia presenza in parlamento può portare allo scoperto una classe politica da estirpare con quasi nessuna eccezione. Senza di loro, si realizzerà l'inciucio eterno che ci stanno preparando da anni. Sui loro problemi di ingenuità, democrazia interna, utopicità degli intenti, per ora volentieri soprassediamo.

 

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