La troupe nell'estate 2013 lungo "quello che Gabriele D'Annunzio definì il più bel chilometro d'Italia" (Martellini - De Zan), senza potere ancora aggiungere 'della città peggio amministrata d'Italia' |
Avendo visto e rivisto tutti i Montalbano televisivi, che effettivamente sembrano film e spesso risultano migliori dei non sempre perfetti gialli di Camilleri (che peraltro televisivo ci nasce e si vede), ed essendo Zingaretti il "giudice meschino" protagonista di questa miniserie, dico vabbè. E poi lo guardo fino alla fine (nonostante una infinita serie di nefandezze e stereotipi, in testa "il boss della 'ndrangheta buona di una volta") solo per due ragioni: scoprire se era vero che avevo indovinato il colpevole alla prima inquadratura (purtroppo si, e ho detto tutto), e evitare la tentazione di partecipare al trionfo di share di Canale 5 risorbendomi il polpettone neooscarizzato di Sorrentino.
Poi di quest'ultimo leggo questa stroncatura più netta e motivata della mia, e collego le due cose, dando un nome e cognome al disagio che mi dava ogni inquadratura della mia Reggio fatta da Carlei (uno che al vertice della sua carriera per ora ha Padre Pio e Enzo Ferrari entrambi col volto di Castellitto) per la sua fiction. P.S. stavolta non è post scriptum, ma sono le iniziali del politico che ha fortemente voluto e sponsorizzato questa opera, le ragioni profonde mettetecele voi. Si intuiva dalle location a cominciare da quella dell'assassinio di Gioele Dix, si capisce seguendo lo stesso ragionamento di Di Cori Modigliani per La grande bellezza, si dimostra andandosi a cercare le prove su Internet (ad esempio qui durante le riprese e qui alla prima nel salotto buono cittadino). Troppe volte lo scopo della produzione non è certo fare un buon film che renda l'investimento...
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Poi allora uno dice che vai a fare al cinema, se il "campione" è una mezza boiata, e poi magari ti capita di andare a vedere dopo trent'anni Verdone, perchè c'è la Cortellesi che è riuscita a tenere a galla persino un film girato da quello di Benvenuti al sud al nord e a tutti i luoghi comuni possibili e immaginabili, e poi ricordare perché lo avevi abbandonato dopo Perdiamoci di vista (appunto...): potrebbe godersi i miliardi accumulati riposandosi, al limite recitando (male) ogni tanto, ma scrivere e dirigere film ti prego proprio no, ti ha detto culo i primi tre, non è cosa tua...
E allora non resta che andare a teatro. Meglio se a vedere giovani che hanno scelto la strada del sudore sul palcoscenico per crearsi lo spazio che meritano nel mondo dell'arte. Magari mettendo in scena qualcosa che in qualche modo parla di se stessi: personaggi di questo paese nel tunnel di una crisi economica senza apparente via d'uscita, le cui esistenze si incrociano drammaticamente. E' il soggetto di "Equilibrio precario", in scena sabato 8 marzo a Roma, al Teatro della Visitazione in via dei Crispolti 142 (vicino via Tiburtina), tratto da quel "Gli ultimi saranno gli ultimi" di Massimiliano Bruno guarda caso già portato in scena anni fa proprio dalla Cortellesi. Stavolta l'adattamento è per più attori, regia di Daniela Aversa. Costa 15 euro (per prenotazioni e info 3425117850 o 064111825) compresa la tessera e l'accesso a un buffet e a una mostra di pittura nel dopo spettacolo. E ci sarà uno spazio per la meritoria associazione PeterPan, che da tempo si occupa dell'assistenza, logistica e non solo, per i bambini malati di cancro e le loro famiglie.
Andare a teatro, in occasioni così, che nascono dal territorio (presentano l'evento il circolo tennis T5 e l'associazione Teatroavista) e vivono del territorio, è toccare con mano come tra una fiction e l'altra possono esserci tantissimi gradi di differenza nel contatto con la realtà. Buon divertimento.
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