mercoledì 31 dicembre 2014

CULL'ANCHI TISI

Il sottoscritto, a circa 8 anni...
Le feste sono dei bambini e ovviamente finchè campiamo per ciascuno di noi sono i ricordi che ne abbiamo di quando eravamo bambini noi. Ad esempio, Natale per me è mia nonna che frigge le crespelle, un parentado immenso attorno a tavola, i vecchi che giocano a carte fumando nazionali senza filtro una appresso all'altra ed io che mi sento "grande" la prima volta che uno di loro mi chiama a sostituirlo al suo posto e coi suoi soldi (monetine, per carità!) per qualche minuto, i miei genitori che litigano più ancora del solito.
Capodanno è invece una canzone che mi cantava mio nonno, che ovviamente si trova in rete in mille versioni (in fondo ve ne riporto una breve e intensa di un'artista riggitana). Ognuna ha un arrangiamento diverso, ma anche il testo ha mille varianti; quello che ricordo io è così:
bon capurannu e bon capu ri misi,
arretu 'a porta c'è unu cull'anchi tisi.
Non so se mio nonno se l'era inventata così o semplicemente aveva avuto tramandata questa, so che non ho mai capito bene che volesse dire, e non ho avuto mai il coraggio di chiederlo a lui. Azzardo adesso: avere "l'anchi tisi", letteralmente "le gambe dritte e irrigidite", nel nostro dialetto significa morire, esattamente come nel romanesco "stirare le zampe". Ora, può benissimo essere che avere un morto dietro la porta sia una metafora dell'anno che è passato mentre uno neonato arriva. Ma a me sembra più convincente che serva a enfatizzare il benessere della comunità che festeggia dentro casa, in contrasto alle sventure e agli sventurati che restano fuori.
Più convincente e più necessario adesso, che con la nuova normativa sul lavoro vedremo, in alcuni settori subito in altri dopo ma in tutti presto, ogni famiglia con il "morto in casa" di uno che ha problemi che fino a ieri credeva di non avere mai più nella vita. Poi vediamo se in quelle famiglie avranno ancora tutti voglia di giocare a quanto siamo di sinistra, e se avranno ancora un Grillo da votare e se non lo avranno più quanto gli mancherà dopo che hanno contribuito al gioco al massacro ai suoi danni (che, per carità, si è solo sommato a troppi errori tattici...).
Cerchiamo il lato positivo, vah: puntano a ridurci ad uno stato in cui non potrà che rifiorire il neorealismo, e si riscriveranno canzoni popolari bellissime come questa. L'arte nasce dalla sofferenza, si sa...
Buon 2015 a tutti!

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