giovedì 7 settembre 2017

KIM INVECE...

Come forse qualcuno avrà capito, sono di quella generazione che è cresciuta con la paura dell'olocausto nucleare: non c'era giorno che non arrivasse notizia di nuove installazioni missilistiche di qua o di la della Cortina di ferro, e l'idea che anche solo un incidente avrebbe potuto innescare un'escalation letale per l'intero pianeta ha permeato dalla crisi cubana del 1963 alla caduta del Muro del 1989 sia la narrazione massmediologica che la produzione letteraria (compresa la musica, importantissima allora). L'immaginario intimo di ciascuno di noi non poteva restarne escluso.
Non deve stupire, quindi, l'universale afflato di ottimismo che si diffuse al crollo dell'impero sovietico: la "fine della Storia" avrebbe aperto per l'umanità un'era di pace e prosperità generalizzate. Quanto questa convinzione fosse infondata lo avremmo scoperto tutti, nel giro di qualche anno. Solanente in pochi lo intuirono subito. Per restare nella musica, nel '93 Baccini cantava "rifacciamo il muro di Berlino", ed è addirittura del '90 questo verso immortale dell'immortale De Andrè (da "la domenica delle salme"):
la scimmia del quarto Reich ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava le abbiamo visto tutti il culo.
Ma il problema non era, o almeno non era solo, la Germania. Questa, ormai si è capito, ha ottenuto economicamente (con l'inganno ai danni dei tanti e grazie anche alla complicità prezzolata dei pochi) quel predominio sull'Europa che troppe altre volte aveva tentato invano di ottenere militarmente. Era che su scala mondiale la superpotenza vincente non avrebbe avuto più remore a imporre il proprio dominio, e ad eleggere a leggi della natura i meccanismi economici dell'ultraliberismo capitalista, e non avrebbe avuto più interesse a cercare di estenderlo pagando (come aveva fatto dal dopoguerra, elargendo ricchezza così favorendone la moltiplicazione in quei Paesi che altrimenti rischiavano di essere attratti dall'alternativa, il nostro in primis).
Il risultato di tutto questo si è visto, anche troppo bene. Il mondo dal 1990 ad oggi è molto, molto peggiore di com'era prima. Il divario tra una élite sempre più ristretta di ricchi e una massa sempre più estesa di poveri si è ampliato vertiginosamente, e la sua sintassi si è riprodotta anche all'interno dei Paesi che erano stati indotti a credere che invece il capitalismo era compatibile con un progressivo incremento delle uguaglianze perlomeno potenziali quando non sostanziali (come l'Italia, che sta cosa se l'era persino scritta nella Costituzione). Le guerre sono proliferate, e l'autoassunzione degli USA a gendarme unico è stata di ciò il fattore preponderante sia come causa prima che come acceleratore di escalation. Il terrorismo islamico, fino al 1990 praticamente inesistente, è figlio di strutture create dagli USA proprio in funzione anticomunista: è in Afghanistan che nasce Al Qaeda, e il sistema ha funzionato talmente bene che è stato replicato anche dopo, ad esempio in Siria con l'Isis. I fenomeni migratori di massa, che a chi li subisce provocano danni nell'anima prima e più che nella pratica, invece hanno radici nel colonialismo (sentito mai parlare di cose come il Franco CFA?) e nascono direttamente dalla logica ultracapitalistica della globalizzazione (gli economisti classici sapevano che se unifichi il mercato di due fattori si unifica automaticamente anche quello del terzo, è quindi ovvio che se nel mondo c'è la libera circolazione delle merci, e si consente quella dei capitali, per quella del lavoro c'è solo da aspettare i tempi tecnici connessi alla rigidità del fattore - la gente è fatta di carne, vive, resiste, non molla se non lottando, più o meno - ma senza argini la tendenza "naturale" del capitalismo è avere lavoratori sempre meno pagati e sempre più flessibili e mobili), e però vengono amplificati (e accelerati qua e la) proprio dalle guerre. Che poi sono anche motori di rancore e quindi alimentatori del terrorismo - anche presso immigrati di seconda e terza generazione, che sono da un lato colpiti dalla crisi prima e peggio degli autoctoni e dall'altro in grado di comprendere le storture del sistema e le cause delle ingiustizie meglio dei loro epigoni o dei loro connazionali ancora in patria. In questo quadro, è più semplice comprendere come l'Euro non sia altro che l'arma messa in mano al più forte per eseguire il mandato di distruggere al più presto tutto ciò che era stato necessario costruire in quella che era la frontiera antisovietica, l'Europa occidentale.
Sono meccaniche che non si fermano davanti a niente, figurarsi a un paio di migliaia di morti propri, se servono alla causa. In questi giorni si celebrerà il sedicesimo anniversario dell'evento spartiacque della nostra epoca, e sul mainstream sarà raccontata per l'ennesima volta la solita favoletta. Ma in questi anni la platea di chi crede che si sia trattato di un autoattentato è (magari divisa sui dettagli) è cresciuta consistentemente. E, potete giurarci, quando sarà trascorsa la giusta distanza di tempo sarà questa la verità storica ufficiale, un po' come per il genocidio dei pellerossa (che, è cronaca, in California è arrivato a essere la motivazione ufficiale della soppressione dei festeggiamenti per la scoperta di Colombo) che quando ero piccolo io si chiamava epopea del far west.
Per ora, prevale ancora la narrazione massmediologica che ovviamente in tutti questi anni ha fatto da supporto al neoimperialismo occidentale. Lo schema è sempre lo stesso: c'è un posto nel mondo che è necessario per qualche ragione (ri)condurre nello steccato, si delegittimano-ridicolizzano-demonizzano i suoi leader, si crea il presupposto per avere la scusa di deporli e rimpiazzarli con altri più docili (anche perché ben pagati), se serve con l'aiuto di un attacco militare preferibilmente da remoto e pazienza se causa migliaia e migliaia di vittime innocenti. Chavez non era un santo, ma ha provato con un certo successo a redistribuire alla sua gente i profitti dell'industria del petrolio, e questo per il Capitale è imperdonabile, e se lui aveva tanto consenso da impedire l'applicazione dello schema di cui sopra, si attende diciamo così che un male se lo porti via e si attacca il successore meno popolare di lui (anche perché nel frattempo lo strangolamento economico dall'esterno ha ridotto le risorse a sua disposizione da distribuire al popolo). Con Gheddafi ha funzionato, con Saddam pure, con le primavere arabe in parte anche, con l'Ucraina idem (anche se li la vicinanza alla Russia ha complicato le cose, come pure in Siria), eccetera eccetera. Con Kim Jong-un non funziona, perlomeno finora, perché il buffo dittatore dinastico ha quello che gli altri non avevano. Ecco spiegato alle anime candide il perché della escalation missilistica di questi giorni: è che sto Kim non è scemo, ha qualcosa che gli altri non avevano, e glielo ricorda. E se anche bluffa, bluffa bene. E qui torniamo all'inizio.
Perché ci è toccato di rimpiangere quando c'era l'URSS e il mondo era più sicuro, più ricco, e più ottimista, nonostante rischiasse attimo dopo attimo l'autodistruzione? Perché il porgi l'altra guancia e l'amore universale sono solo modelli utopici delle religioni o delle filosofie, nella realtà purtroppo una pace duratura è possibile solo se i soggetti capaci di annientare i contendenti sono più di uno e sono in equilibrio tra loro. Il mitico triello di Il buono il brutto il cattivo è un ottimo esempio a contrario: c'è una disparità di potere (il buono sa che la pistola del brutto è scarica, e sapere è potere) e ciò crea un vincitore. Che poi non ne approfitta fino in fondo solo perché è "buono", appunto. Gli Stati Uniti (gli unici al mondo ad avere mai sganciato atomiche su civili, e a proposito oramai la tesi storica che fosse necessario per anticipare la fine della guerra è abbondantemente sputtanata, lo fecero solo per mostrare ai russi che ce le avevano davvero) non lo sono. E io lo sto scrivendo su una piattaforma loro, e loro me lo lasciano fare, perché la cosa contribuisce alla conferma della falsa narrazione che hanno imposto, solo fino a che io non dovessi diventare davvero pericoloso, cosa che con il mio scarso numero di lettori e le mie scarse ambizioni di accrescerlo è molto improbabile.
Gli USA, anche se tentano in ogni modo di raccontarsi tali, NON sono i buoni. E quindi che ci sia qualcuno al mondo capace di tenergli testa è cosa benedetta. Speriamo che qualcuno di più potente capisca la lezione storica illustrata oggi dalla Nord Corea. Forse la Storia è a un nuovo bivio, e un domani che (magari) ci saremo allontanati dalla china terribile avviata nel 2001 e da tutto quello che sta comportando, chissà se qualcuno tributerà il giusto merito al panzottino di Pyongyang...

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