5 - PASQUA
- Dottore, è da un po’ di tempo che faccio un sogno strano.
- Intanto smettila di chiamarmi dottore, che pare proprio che mi vuoi prendere per il culo.
- Perché, non sei dottore, scusa? PISSICOLOGO TRANSAZIONALISTA, altro che cazzi!
- Si, va beh, sfotti pure... Intendo dire che noi siamo qui come amici, perché in quanto tali io non posso darti un appuntamento come analista. Anzi, ti dirò di più: non posso neanche consigliarti se andare o meno in analisi. Al più posso farti parlare un po’, da amico appunto, e se parlando parlando capisci che vuoi cominciare un trattamento ti posso consigliare qualcuno bravo, e magari non troppo caro. Dunque, checcazzo ti è successo?
- Oh, niente; a parte che sono stato cacciato di casa da mia moglie dopo nove anni di matrimonio, che la salute è un paio d’anni che va e che viene, e che anche per questi motivi non riesco proprio ad ingranare col lavoro. Quindi non mangio, sono in difficoltà economiche, dormo poco e male, e quando dormo faccio sempre lo stesso strano sogno: sono nudo....
- Aspetta, aspetta; andiamo con ordine: mi pareva che negli ultimi tempi con tua moglie le cose andassero piuttosto bene, o almeno tu ti dichiaravi molto contento...
- Infatti pareva proprio così. Il fatto è che io e Lucy non dovevamo sposarci. Anzi, non dovevamo neanche fare tutta una serie di passi precedenti, e non li avremmo fatti -infatti- se io fossi stato sano, avessi cioè aspettato che a volerli fossimo stati veramente entrambi. Invece ciò che io chiamavo amore mi spingeva a spingere sempre, anche da solo, e... Insomma, lei era molto giovane quando ci siamo messi insieme, non aveva avuto altri uomini prima di me, e presto divenne insofferente di fronte alla mia progettualità così chiara. Abbiamo avuto sempre problemi, solo che io ci passavo sopra, e lei li interiorizzava inconsapevolmente. Da un paio di anni però, da quando cioè i miei piccoli problemi di salute mi hanno fatto mollare la spinta, mi cominciava ad essere chiaro che lei non mi accettava per quello che ero, nonostante tutto il tempo passato insieme, e le cose belle fatte e viste, e l’amicizia, e l’aiuto reciproco, e l’intesa sessuale, e la confidenza: non si spiegavano altrimenti certe uscite, certi litigi... Così glielo dissi, e lei negò. Disse che mi amava, non poteva fare a meno di me, erano solo problemi suoi, dovevo aiutarla, avere pazienza... certo che però forse fare le vacanze ognuno per conto suo le sarebbe servito a fare chiarezza dentro di sé, ed in autunno ne avremmo riparlato con maggiore cognizione di causa...
- Fermati, queste storie le conosco già. Rimane il fatto che lo scorso autunno...
- Già, lo scorso autunno. Poco dopo il ritorno dalle vacanze le cose parvero improvvisamente aggiustarsi: la mia salute era di nuovo ok, il nostro rapporto era divenuto più maturo ed appagante, e così trovai pure nuova forza e nuove motivazioni per sfondare nella mia attività: lei mi aveva addirittura “confessato” che, se fossi riuscito a guadagnare abbastanza, avrebbe volentieri lasciato il lavoro per dedicarsi alla casa, e mi avrebbe finalmente dato dei figli! Dei figli, capisci? Non ne aveva mai voluto neanche parlare! Toccavo il cielo con un dito.
- Mi ricordo, è appunto allora che ci siano visti l’ultima volta.
- Poi a dicembre mi consigliò caldamente di staccare per una settimana, che lei mi avrebbe raggiunto giù a Melbourne dai miei per Natale. Capisci? Tempo prima avrei dovuto estorcerglielo, e a caro prezzo, ciò che ora era un’offerta spontanea. Mi pareva di sognare!
- E allora?
- E allora, per raggiungermi mi raggiunse, ma appena scesa dall’aereo mi disse a brutto muso che “doveva parlarmi”. C’era che negli ultimi mesi aveva finto di star bene con me, finto, sì, per poter riflettere in pace, che poi aveva deciso di vedere se era capace di farmi partire appositamente per farsi una storia di puro sesso con uno di cui non le importava nulla, e se ci fosse riuscita mi avrebbe lasciato. Ci era riuscita.
- Ah!
- Nel mese successivo ho dormito sul divano: lei non è che volesse proprio rompere definitivamente, diceva che gli sarebbero bastati cinque, poi quattro, poi anche due mesi da sola per capire che aveva sbagliato, e quindi richiamarmi. Però intanto ero io a dovermene andare da casa, che era casa sua - e ci teneva a riaffermarlo!, e non lei che poteva benissimo tornare da sua madre all’isolato accanto. Ero io che avrei dovuto tenere vivo l’amore aspettando i suoi porci comodi. No, giusto il tempo che ci vuole a Sidney per trovare un monolocale in affitto: questo potevo darle e questo le ho dato, e non sai le lacrime che mi è costato.
- Ma tu, a Lucy, l’hai mai tradita?
- No. No, mai. Ed ora ho come la sensazione di essere stato io in difetto. Che ne so, forse non ci so fare a letto. Cioè, lei mi gridava sotto, ed era sempre lei a dire basta, ma per quanto ne so poteva benissimo fingere: se no perché cercare altri? Io non ho mai cercato...
- Così ora sogni che sei nudo... Mi pare una metafora troppo facile.
- Sì, “l’uomo che ama è completamente nudo, la donna invece è sempre dietro uno scudo”, com’era la canzone? No, non c’entra! Nel mio sogno sono nudo, ma corro per strada, poi entro in uno stadio di marmo, da solo, e migliaia di persone mi applaudono, e io...io HO VINTO! Vengo portato in trionfo, mi gettano dei fiori, ed io giro sotto gli spalti per raccoglierli, poi salgo sul podio e mi cingono il capo con una corona d’alloro. Sono nudo, sì, ma non me ne accorgo. Il sesso non esiste, né tantomeno la vergogna. Improvvisamente non riesco più a respirare, l’aria è cattiva, l’alloro punge, lo tocco con le mani...: è una corona di spine! La gente urla, poi spinge, e lo stadio è in rovina, d’un tratto; io svengo, è buio, no: laggiù c’è una luce. Non voglio uscire. Lasciatemi qui dentro, lasciatemi stare! E invece mi tirano fuori, a forza. Respiro: l’aria fa male, ed io piango! UEEEEEEEE! Sono nato, ed è un posto bellissimo. Il cielo è il più limpido che esista, c’è un vento che non consente a nessuna nuvola di fermarsi. Mi hanno portato dei fiori, anche qui, ma la gente è diversa, è più buona. Più equilibrata, direi (se non fossi un neonato), anche se un po’ - come dire - statica. Mi alzo e guardo meglio: sono enormi, faccioni enormi senza corpo, fissano tutti lo stesso punto nel cielo, oltre l’orizzonte e...sono di pietra! Di pietra!
- L’isola di Pasqua!
- L’isola di Pasqua, appunto: che vuol dire?
- Vuol dire, vuol dire... Che ne so che vuol dire, sono mica un ciarlatano, io! No, anzi, lo so: vuol dire che sei sull’orlo di quello che una volta chiamavano “esaurimento nervoso”, tanto per capirci. Quanto dormi a notte?
- Mah, direi due o tre ore al massimo, per un fatto o per l’altro.
- Da quanto tempo?
- Da cinque mesi circa.
- Bene. Guarda, per l’analisi c’è tempo, deciderai con calma. Io, lo sai, non posso prescrivere farmaci, e anche se potessi sono ideologicamente contrario. Ma questa la puoi prendere, è una sostanza naturale, nel senso che il nostro organismo normalmente ne produce di suo quanto ci serve per farci dormire. Prendine una ogni sera alle undici, e tra un mese torna a dirmi come stai.
- E se rifaccio quel sogno?
- Eeeh, vuol dire che io intanto ne studio il significato, va bene? E se lo rifai te lo spiego. E non provare neanche a fare il gesto di pagarmi che m’incazzo.
- Ma le pillole...
- Quelle me le regalano, a me, stronzo! Ti comprerai le prossime. E poi, te lo dico ogni volta: se vuoi sdebitarti mandami gente da spennare, non mi dire che non hai amici che sognano di volare tra mare e tempo, magari proprio sul Pacifico verso l’isola di Pasqua!
- Ok, ora chiedo in giro, magari a quelli separati da poco, come me. Negli ultimi tempi pare che ci sia un’epidemia!
- Eh, sì: non ci sono più i valori di una volta!
- I valori? Non ci sono più le donne, di una volta!
- In compenso però ci sono più porcone. Vedi di trovartene qualcuna, magari separata pure lei, e appozza il biscotto, vecchio zozzone!
- Certo che questi livelli di professionalità solo voi che avete studiato in Inghilterra...
- Sì, la professionalità di tua sorella! Ah, a proposito, salutamela!
- Certo, dopo che passo da tua moglie!
- Vaffanculo.
- ‘culo...
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