lunedì 11 dicembre 2017

DUBBIO (7 MILIARDI DI ZANZARINI)

Ogni post di questo blog viene letto mediamente da un centinaio di persone. Se  pensiamo che nell'era pre-Internet era quasi impossibile avere un uditorio del genere senza essere "qualcuno", è tanto. Se invece il dato lo misuriamo coi parametri del web, è praticamente nulla, anche volendo escludere dal contesto facebook e gli altri social, dove una péreta fatta bene può avere riscontri immensi. Mi consolo, e quindi insisto, se penso alla natura dei contenuti che posto, tutt'altro che "facili" e comunque pensati per tutto tranne che per "acchiappare" lettori, ché per fortuna vivo d'altro e non ho messo nemmeno AdSense.
Da un po' di tempo, per mantenere la media fisiologica di sei o sette post mensili, sotto la quale un blog è clinicamente morto, mi aiuto pubblicando a puntate le mie cose edite (un libro di ricette in vernacolo e uno di racconti) e inedite (ma depositate: le mie "canzoni con la musica in testa"). Queste ultime, non nego, nella speranza che qualcuno che la musica riesce a farla uscire dalla testa, ma magari ha più difficoltà con le parole, ne noti qualcuna e mi scriva per chiedermene l'uso. Dico tutte le volte che non è questione di soldi, ci accorderemmo facile, ma evidentemente la rassicurazione non basta, visto che ancora non è arrivata una richiesta che è una. Certo, c'è sempre la possibilità, anzi a questo punto direi la probabilità, che io sovrastimi i miei testi come lo scarrafone mamma sua, ma è gratis e non demordo: questo inno alla "religione del mettere tutto in discussione" l'ho pensato come una canzonaccia rocchettara, ma se vi piace potete pure girarlo a valzer (come tre quarti delle canzoni di Ligabue, peraltro) o a come cavolo vi pare e piace, a me che me frega....
DUBBIO (7 MILIARDI DI ZANZARINI)

Vola
per la stanza
e tra tutti
ha sempre scelto me.
Niente,
non c’è niente da fare:
ha già provato il mio sangue
e non la puoi fermare.
Furba,
com’è furbo chi è piccolo,
com’è furbo chi ha il naso
molto lungo.
E il bello
è che quando sfiora la pelle
non si fa neanche sentire:
io non me ne accorgo mai,
strano!
stra-a-no

Mentre
sto per fare qualcosa
lei la blocca sul nascere:
il suo ronzio mi disturba.
Patetica
è la faccia che faccio
quando le do ragione,
quasi sempre ormai.
Costante
è la sua incombenza:
peggio di un bombardiere
con l’atomica.
Ma lasciatela stare,
ne son tossicodipendente:
mi sono accorto che se mi manca
penso sempre a lei,
strano!
stra-a-no, no?

Come puoi pensare
di non averne bisogno,
di surrogarla con un dio,
brutto stupido di un infinito?
Grottesco,
per non dire presuntuoso,
è questo modo di pensare,
ma ce n’è bisogno e lo rispetto.
Che dici?
è bisogno pure il mio?
d’accordo, e allora rispettami,
non ghettizzarmi come fai sempre.
E ascoltami:
dio e la zanzara
sono due bastoni,
ma uno con carota e l’altro no.
Zanzara,
zanza-a-ra, ah!

Talvolta
mi ha momentaneamente lasciato,
ma io l’ho fatta tornare:
ormai è felicità,
è giustizia,
è pace con me stesso,
è equilibrio col mondo,
è gioia di dare un me
critico,
anche se non automatico
da questo punto di vista,
però ci provo e ci arriverò.
E, cazzo,
se le trovo uno zanzaro,
la farò riprodurre,
e un poco ci riuscirò.
Zanzaro,
zanza-a-ro, oh!

La coppia
farà milioni di figli,
tanti piccoli zanzarini
rompiscatole e antipatici,
e il dubbio
regnerà sulla terra,
e partirà dall’introspezione
la famosa società di uguali.
E il cattivo
si autodistruggerà,
ed il buono non sarà più pio,
perché privo di antitesi logica.
E pazzo,
paranoico e fesso
sarà l’uomo normale,
in culo alla vecchia normalità.
E che cazzo
mi avete sorpreso che urlavo?
quali cazzate buttavo?
quante zeta ho già scritto?
Domani
sarò un vecchio qualunque,
probabilmente antipatico
malato, bavoso, ancora fesso
e strano,
stra-a-no.

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