domenica 3 dicembre 2017

5 ANNI DOPO, ANCORA 5 STELLE

Cinque anni fa in questi giorni maturava il mio abbandono definitivo al serpentone mutaforme PCI-PDS-DS-PD: il segretario Bersani dichiarava che sarebbe stato con Monti "senza se e senza ma" e io (che finalmente avevo chiaro che eravamo stati ingannati e che l'Europa a trazione Euro era il NemicoDelGenereUmano e niente di meno) come moltissimi altri elettori del centrosinistra decisi che con lo stesso virgolettato avrei votato da allora in poi solo per chi fosse stato capace di sconfiggerli proponendo un'Italia diversa in un'Europa diversa. Quest'ultimo inciso escludeva ed esclude, logicamente, Berlusconi e berlusconidi, le cui differenze politiche con il centrosinistra, vere o presunte, si dipanavano e si dipanano in tutta la gamma delle cose che non contano (la marxiana sovrastruttura) mentre per quelle che contano (la struttura, dell'economia e della politica economica e monetaria) non ce n'erano e non ce ne sono. Come dimostrano anche Scalfari, finalmente gettando la maschera, e Fabiofazio, che invece si capiva fin dagli esordi che soggettino fosse.
Fummo davvero in tanti, allora, ma non tutti passammo ai cinquestelle, perché alcuni invece, non tanti ma abbastanza, cedettero all'inganno, appositamente architettato, di una forza politica che dichiarava di collocarsi proprio nella nicchia dell'alterità politica al neoliberismo (uso questa sintesi per non ripetere la descrizione di dettaglio del capoverso precedente), salvo però restare in coalizione col centrosinistra, a suo dire per da un lato sfruttare il meccanismo elettorale in vigore e dall'altro costituire elemento di traino a sinistra per l'intera alleanza. L'inganno fu smascherato, per chi lo volle vedere, subito dopo: la sinistra usci dalla coalizione appena dopo che la stessa ebbe assicurato a lei la presenza in parlamento (e alcune prestigiose cariche istituzionali, tuttora ricoperte, direi con buone dosi di ignominia non temessi di andare fuori traccia) e al PD una maggioranza fasulla che gli ha permesso di spadroneggiare per tutta la legislatura, con l'appoggio di una fetta variabile di variamente impresentabili destrorsi, varando provvedimenti legislativi uno peggiore dell'altro e persino un tentativo di riforma costituzionale meritoriamente bocciato dagli italiani. Maggioranza fasulla due volte, perché non solo figlia di un cartello elettorale sciolto subito dopo il voto ma anche di una legge elettorale dichiarata incostituzionale, roba che se questa gente avesse un minimo di decenza, o per meglio dire la faccia simile a una qualsiasi altra parte del corpo che non sia il culo, se non si sarebbe dimessa almeno avrebbe evitato di continuare a legiferare sui massimi sistemi come se niente fosse, fino a imporre una nuova legge elettorale persino peggiore della precedente (e di quella intermedia con cui non voteremo mai) con cui andremo a votare adesso, prima che venga con ogni probabilità dichiarata incostituzionale anch'essa.
In tutto questo, sono appunto passati cinque anni, in cui i cinquestelle hanno anche mostrato i loro bei difetti/problemi/errori. Ne elenco qualcuno, giusto per dimostrare che non lo dico solo come espediente retorico:
  • la Raggi non è all'altezza del problema Roma, anche se non è la sua statura politica a difettare in assoluto, è Roma ad avere problemi non affrontabili da nessun sindaco senza l'appoggio diretto e incondizionato della politica nazionale (il che ci dice: 1. che i grillini hanno fatto male i conti - e qui l'avevo detto prima delle elezioni - e peccato di ingenuità a giocare per vincere elezioni che gli altri hanno giocato per perdere; 2. che quelli che hanno governato Roma avendo dalla loro parte il governo nazionale i problemi non solo non li hanno risolti ma in massima parte li hanno creati per precisa volontà politico/affaristica), e a questo si è aggiunta una serie di errori tattici e gestionali che sarebbe stata tollerabile forse solo nello scenario ottimale che non c'era, cioè coi grillini a palazzo Chigi prima che al Campidoglio, e manco;
  • Giggino è tanto bravo ma la sua linea politica dopo l'investitura pare tradire che nemmeno lui ha capito (ok, lo dice, ma poi fa l'opposto) una cosa fondamentale: cercare i voti al centro è una cosa sensata solo in un sistema maggioritario bipolare, in un sistema variamente proporzionale si vota per appartenenza e le posizioni prese si spostano con difficoltà e quindi in misura trascurabile, invece c'è un bacino enorme (attorno e oltre il 50% ormai) di gente che si è rotta il cazzo di votare, in cui sapendoci fare, e anzi proprio avendo una linea politica come quella grillina prima maniera, si può pescare a piene mani andando a stravincere le elezioni in barba a tutti i sondaggi;
  • la cosa più preoccupante è che pare che la cosa non l'abbia capita manco quello che passava come il suo contendente "di sinistra", quel Di Battista altrettanto "acchiappante" ma forse al momento meno determinato e adatto alla bisogna, come se il moVimento avesse abbandonato, per timore di impaurire una fetta di elettorato, l'idea che nessun progetto di rifondazione del Paese è possibile senza recuperare almeno parti significative della sovranità improvvidamente ceduta all'Europa;
  • il caso "Di Battista", che (anche se nega sia così, ma non ci crede nessuno) rinuncia a candidarsi ma resta in politica per potere giocarsi la prossima volta (senza un neonato di mezzo, e magari da leader) la seconda e ultima candidatura consentita dalle regole interne, induce a riflettere proprio su queste ultime, con qualche eccezione troppo spesso consistenti in una auto-impiccagione non necessaria e soprattutto neanche richiesta da settori significativi di elettorato grillino attuale e meno che meno potenziale - va bene rimarcare la diversità, ma ad esempio ci sono metodi meno autolesionistici che elucubrare automatismi meccanicistici tra la carriera politica e gli intoppi giuridici a cui essa è naturalmente esposta, tanto la gente capisce benissimo la differenza tra onesti e disonesti, e quando sceglie questi ultimi è per interesse e magari anche simpatia non certo perché le regole del partito non hanno impedito la loro candidatura.
Detto questo, oggi come e più che nel 2013 la salvezza dell'Italia passa da due parole d'ordine, che poi rappresentano un binomio indissolubile di azioni politiche: sovranità e onestà. Occorre recuperare in capo allo Stato sovrano la possibilità di adottare le politiche economiche e monetarie che siano più opportune momento per momento (regressive quando serve che siano regressive, ma espansive quando serve che siano espansive), e fare in modo che lo scettro sia in mano a una classe politica che non ne approfitti per il suo proprio ed esclusivo arricchimento. E, anche se non lo garantisce, il movimento 5 stelle è l'unico schieramento politico al momento che potrebbe vincere le elezioni e attuare questo scenario. Non ci sono "mosse del cavallo" che tengono: se voti per quello o per qualunque altro progetto a sinistra del PD nella migliore delle ipotesi è come se non votassi, nella peggiore hai portato indirettamente (come nella vicenda vendoliana del 2013, ri-raccontata qualche riga sopra) acqua al mulino del progetto reazionario e ultracapitalistico di cui il PD è esecutore. E non unico, perché anche il centrodestra ha gli stessi padroni e ha obbedito e obbedirà alle stesse logiche, attuando le stesse politiche con la sola differenza di prestare un filino più attenzione al proprio pubblico (ma solo per prenderlo in giro meglio, come fece con autonomi e piccoli imprenditori all'avvio dell'Euro, cui garantì una bel bonus non vigilando sulla conversione dei prezzi, salvo poi scordarsi di difenderli di fronte al progetto tedesco di smantellamento dell'apparato imprenditoriale italiano - e ora avete capito pure a che serviva e serve la Lega, a tenervi buoni mentre vi inc....).
Per cui, italiani e italiane che vi siete rotti le palle e non votate più, alle prossime elezioni politiche, anche fosse solo a quelle, fate un'eccezione e votate m5s. Fidatevi, è l'unica e forse l'ultima speranza del nostro Paese di evitare lo sfacelo, e anche se non è una certezza è l'unico modo per guardarsi allo specchio sereni, non essendone stati complici. Se votate per chiunque altro, chiunque scegliate, non c'era bisogno lo dimostrasse Scanzi, è la stessa identica cosa: votate contro voi stessi, contro il popolo italiano.
E se ciascuno di voi che era già convinto di dover far cogliere al Paese questa occasione storica, o che si è convinto adesso, si assume l'onere di tentare di convincere, riportando queste argomentazioni e/o altre sue, i propri amici che credono ancora ai fantasmi della sinistra o che hanno deciso di non votare più (quelli che ancora persistono a votare PD lasciateli perdere, sono irrecuperabili e meritano solo di essere le prossime vittime della sciagurata azione politica euro-liberista e traditrice che il partito-bestemmia minaccia di proseguire), pensate, basta che ciascuno ne convinca uno e si raddoppia, quindi un dieci per cento in più è più a portata di mano di quanto si creda, poi lasceremo gli analisti, come nel 2013, a chiedersi basiti come può essere successo.

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