Rieccomi qua.
Sono io.
Io.
Si sono proprio io.
Sono io questo mucchietto d'ossa ripiegato su se stesso che fatica a respirare. Ho dolori dappertutto. Così forti e così ovunque che non so più localizzarli, e forse manco li sentirei più se ogni tanto non ne spuntasse uno più acuto, o forse più ottuso, però va bene, va bene così, mi dico, tutto questo vuol dire che sono viva.
Un attimo fa vedevo da terra i piedi del tavolo, ora da un fianco questa sponda di letto, e mi dicono che sono passati giorni. Io capisco, capisco tutto, ma non ho forza, e tutto sommato neanche voglia, di parlare.
Credo di avere capito. E so che cosa voglio. Voglio rivedere i suoi occhi. Gli occhi di mio figlio. Non mi importa quanta fatica mi comporta, da ora in poi concentrerô ogni energia che mi resta su questo obiettivo: resistere fino a che non arriva.
Ma ogni minuto, ora o giorno che passa la pena è maggiore, il dolore più forte, l'energia minore. Ho deciso: me lo immagino. Forse al mio scopo vale lo stesso, in fondo c'è un sacco di gente che muore di morti improvvise, non credo che a nessuno di loro riesca di andare in paradiso. Perché questa dev'essere, la storia di inferno paradiso eccetera: il tempo, questo crudele inganno che chiamiamo tempo, non scorre in linea retta, ma lungo una curva che agli estremi tende a infinito. L'ultimo istante dura per sempre. Ma non tutti hanno la fortuna di capirlo per tempo: le religioni devono a ciò una buona fetta del loro successo, ti preparano alla giusta confezione dell'ultimo pensiero per vie traverse.
Non servono, se hai il tempo è la fortuna di aver capito il trucco. Ora io ci penso, a quello sguardo. E così il tempo che si dilaterà all'infinito lo conterrà. Ci penso, e mi basterà.
Ma poi lo sento. È qui. Mi parla. É la sua voce, che poi mi ricorda un'altra voce, di un amore che non c'è più da anni. Mi parla. Non posso rispondergli. Ma lo guardo. Mi guarda. Lo guardo. Mi dice ci vediamo dopo. Gli rispondo con gli occhi. Gli rispondo: certo, ci vedremo per tutta l'eternità. Non capisce, va via, ma capirà. Ciao figlio mio ora posso morire. Questa cosa così misteriosa, che uno si chiede sempre cosa sarà mai, non è poi tutto sto gran che. Anzi, forse non è niente. Non esiste, la morte, finché esisto io.
Ed io eccomi qua.
Sono io.
Io.
Si sono proprio io
Io sono qui, e ti guardo, per sempre.
domenica 31 dicembre 2017
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