lunedì 26 febbraio 2018

HO STATO IO

Di appelli all'unico voto possibile ne ho fatti fin troppi: le elezioni sono domenica prossima, con ogni probabilità avremo un nuovo renzusconi (con buona pace degli illusi che si saranno fatti fregare dai sovranisti nella Lega e avranno commesso lo stesso miope delitto di chi votò i vendoliani l'altra volta), l'Italia sarà definitivamente spacciata, e di questo delitto se non votate movimento 5 stelle sarete correi. Fosse anche questa l'unica ragione per farlo, fatelo.
Di Maio, tra l'altro, è un po' troppo ecumenico per i miei gusti, e lo voto nella speranza, forse infondata, che alla fine l'anima antieuro del moVimento al governo debba prevalere, anche solo perché altrimenti resta poco di attuabile nel programma pentastellato, reddito di cittadinanza in primis, e che con l'euro si abbandoni anche il paradigma che lo sottende, quello per cui il libero mercato è il demiurgo della società e lo Stato il demone da annientare, e ne ha preparato l'avvento.
L'era delle privatizzazioni selvagge, infatti, ha inizio poco dopo il divorzio Tesoro / Banca d'Italia, vero atto prodromico della guerra di classe che abbiamo perso senza combattere, imbevuti fin dagli studi dell'ideologia del Nemico. Decenni e decenni in cui ci hanno detto e ripetuto in ogni modo, fino a farlo diventare luogo comune e a farlo sembrare puro buon senso, che statalismo uguale corruzione uguale debito pubblico mentre invece privatizzazioni uguale modernità uguale risanamento. Non era vero, non è vero. Smantellare un sistema (quello misto capitalista/statalista risultante dai nostri principi costituzionali) per combattere la corruzione è equivalso a gettare il bambino con l'acqua sporca, anzi nemmeno: l'acqua sporca è rimasta. Senza sovranità monetaria, nessun risanamento è possibile, perché nessun avanzo primario può bastare a pagare gli interessi sul debito pregresso, viceversa, con la sovranità in mano a una classe politica che mantenga al suo interno la corruzione a livelli fisiologici, qualunque livello di debito è sostenibile, come dimostra il Giappone.
Purtroppo, la Storia insegna che per rovesciare un paradigma inveterato occorre un evento tragico, fortemente traumatico anzi praticamente "azzerante", dopo il quale nelle condizioni giuste una nuova classe dirigente può forse scrivere sulla tabula rasa ispirandosi a paradigmi diversi. I decenni di vantaggio che abbiamo avuto sulla Spagna, ad esempio, li dobbiamo a questo. Poi li abbiamo sprecati, ma questo è un altro discorso, è il discorso che stiamo facendo adesso. Ma la classe dirigente antifascista del secondo dopoguerra resta un buon esempio di quanto sopra affermato. Io continuo a sperare che stavolta sia possibile, proprio tramite i cinquestelle, ripartire senza attendere l'evento tragico di cui sopra. Ma se lo sia o meno, se possano farlo i cinquestelle dal 5 marzo o si debba invece aspettare il diluvio e i sopravvissuti, deve essere chiaro cosa bisogna fare, per ristabilire le cose nel verso giusto. In altre parole, io declino (per sommi capi, ovviamente) l'optimus, e poi vediamo cosa si può fare, e quando:
  1. rinazionalizzare Banca d'Italia, oppure istituzionalizzare Cassa Depositi e Prestiti (ancora pubblico, quindi "0. fermare sul nascere i progetti di sua privatizzazione") come Istituto di Emissione della moneta nonchè acquirente di ultima istanza dei Titoli di Stato - ah, e riseparare per legge le banche d'investimento dagli istituti di credito e risparmio;
  2. (ri)nazionalizzare tutte le reti di trasporto e di servizio di interesse nazionale: FS (riapertura e riqualificazione di tutte le stazioni di tutti i centri abitati, anche minime, e obbligo in capo all'ente pubblico di garantire un servizio decente anche in perdita da e verso ovunque, anche se la presenza di nuove infrastrutture dovrebbe attirare quasi ovunque degli operatori privati), poste (elettroniche: identità digitale certificata gratuita e automatica alla nascita), Internet (web ad alta velocità gratuito su tutto il territorio, come diritto primario), acqua (grandi bacini; medi e piccoli sempre pubblici ma di livello provinciale o comunale), elettricità, gas, eccetera - al mercato resta (anzi, finalmente ci va davvero, se la rete è pubblica e neutrale) la possibilità di operare sulle reti stesse, a seconda della natura di ciascuna (ad esempio, è libera la produzione di energia, anche su scala micro, e la cessione sul mercato dell'eccedenza);
  3. istituire un reddito basico di cittadinanza esentasse, e imputare allo stesso fino a capienza ogni altra voce di assistenza, pensioni sociali e retribuzioni pubbliche e private comprese - ogni italiano deve essere libero dal bisogno, e proprio per questo non si deve lasciar credere che chiunque in qualunque modo arrivi o nasca qui diventi per ciò stesso italiano (a proposito: sciogliere gli accordi di Dublino, chi arriva in Europa deve poter raggiungere la sua destinazione al suo interno a prescindere dal punto di ingresso);
  4. realizzare un censimento delle occupazioni socialmente utili e dei lavori pubblici necessari a una capillare riqualificazione del territorio italiano (e dei borghi, e degli edifici pubblici a iniziare da quelli scolastici...), e stabilire un piano di assunzioni articolato (per competenza territoriale, nazionale provinciale o locale, o per durata dell'intervento, se necessiti di posizioni lavorative a tempo indeterminato o meno) - si tenga conto che la retribuzione degli italiani sarebbe in tutto o in parte coperta dal reddito basico, e che l'enorme numero di posti disponibili non solo riassorbirebbe tutta la disoccupazione non volontaria, ma creerebbe la base dati per organizzare un flusso controllato e legale di immigrazione tale da rendere obsoleto l'attuale traffico di schiavi in condizioni di estremo pericolo;
  5. rivitalizzare con un piano di qualche milione di assunzioni la P.A., fornendo agli italiani un insieme di servizi pubblici esaustivo ed efficiente, dalla culla alla tomba, tale fra l'altro da rendere sufficiente il reddito basico per chi volesse o dovesse accontentarsi di esso, anche solo temporaneamente (ad esempio, tra l'uscita anticipata dal lavoro e la maturazione della pensione di vecchiaia) - ah, e ABOLIRE tout-court le regioni con spostamento delle competenze (e del personale), sanità in primis, a livello statale o locale a seconda della loro natura.
So già che a molti di voi sarà partito il riflesso condizionato: bella roba, così i fannulloni e i corrotti eccetera eccetera. Non ci cascate. Non c'è nessun automatismo. E' ovvio che il sistema funziona solo se in parallelo si mantiene autonomo ed efficiente un sistema di controlli, non solo giudiziario, anch'esso pubblico, armato delle risorse umane e materiali necessarie e degli strumenti legislativi idonei. Ma nulla vieta di crearlo implementarlo e mantenerlo. Viceversa, non essendoci nessun automatismo neanche nell'altro senso, avere smantellato la cosa pubblica non ha portato uno che dico uno dei benefici promessi in nessuno dei settori in cui ciò è stato fatto, e la corruzione e il fancazzismo hanno continuato a imperare laddove hanno potuto. Ripeto: sono due cose separate. La decisione deve essere tra un sistema a guida pubblica che abbia a cuore gli obiettivi della Costituzione italiana e uno a guida privata che li calpesta reiteratamente e anzi nasce per azzerarli. Poi, entrambi i sistemi possono essere mantenuti efficienti e onesti, o meno. Noi per trenta e passa anni abbiamo sperimentato un sistema dove con la scusa dell'efficienza e dell'onestà si sono tolti al bene comune e regalati ai corrotti e inefficienti privati pezzi su pezzi di economia. E' ora di tornare a ragionare in altri termini.

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