mercoledì 7 agosto 2019

ESCE SUSHI


Finalmente è uscito, dopo una gestazione lunga ma compatibile con le difficoltà di un mondo durissimo come quello in cui opera la piccola editoria, il mio terzo libro e primo romanzo (ok, breve), di cui vi sto parlando da tempo. Lo troverete nei prossimi giorni nelle librerie di Reggio Calabria (sicuramente Ave, Amaddeo e Mondadori), ma già adesso è ordinabile (con la consueta varietà di scontistica e abbattimento costi di spedizione) su tutte le principali piattaforme online, come Amazon, ebay, ePrice, FeltrinelliIBSLibreriauniversitaria, Mondadoristore, Unilibro e oltre che sul sito dell'editore Leonida, da cui riporto integralmente l'abstract e un piccolo stralcio:
Sushi Marina è un romanzo breve, nato sviluppando un soggetto di Peppino Crea, reggino anche lui e sceneggiatore. È ambientato nella Reggio Calabria di oggi, protagonisti due ragazzi neolaureati (in chimica e in architettura) senza lavoro che vorrebbero riuscire a non emigrare, e finiscono per cacciarsi in una serie di disavventure. Dopo aver escluso una a una, non senza peripezie, le altre possibilità, si decidono a creare il proprio ristorante con l’aiuto non disinteressato di un vecchio compagno di scuola che li mette nelle grinfie di un criminale. Il tutto è un pretesto per raccontare, in una tragicommedia, la realtà della “città metropolitana”, da sempre paradigma di quella italiana.
 «‘U fattu è chi ee me tempi apriri un negoziu era ‘a prima cosa chi si scartava, anzi n’a pinzavi ‘i fattu! Ma oggi vìu parecchi figghioli chi si llanzunu nti nu pub o cacc’atra attività, magari oggi i cosi su diversi... ‘Na vota, ambeci..
E così Nino attacca. Racconta di una città povera ma bella, dove i ragazzi giocavano per le strade, pulite perché gli spazzini le spazzavano (e non c’erano cassonetti perché per i rifiuti passavano porta a porta), interrotti più spesso dagli ambulanti che dalle auto. Giocavano a pallone, si gettavano gli uni sugli altri a scarricacanali, gareggiavano coi tappi in piste di gesso disegnate sui marciapiedi lunghe decine di metri, si lanciavano senza paura lungo discese infinite su tavole di legno senza freni che andavano su cuscinetti a sfera ballonzolando sui basalti (l’asfalto? quale asfalto?).
Il libro, ve lo posso garantire "di persona personalmente", si sforza sia di rappresentare la realtà odierna di una città degradata del sud Italia, sia di tramandarne la memoria storica a beneficio delle nuove generazioni, che anche di salvaguardarne il dialetto attraverso un tentativo di codificazione trascrittiva senza pretese di oggettività ma internamente coerente. Il tutto con un tono che aspira alla leggerezza, e a tratti a divertire. Leggetevelo, e se vi piace passate parola...

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