lunedì 19 agosto 2019

COME TI PASSO ALLA STORIA

Casalduni 1861, una rappresaglia feroce con centinaia di vittime innocenti, peggiore di
quella dei nazisti alle Fosse Ardeatine, perpetrata dall'esercito italiano: sapevate nulla?
Chiudete gli occhi e fatevi accompagnare a dieci centimetri da un mosaico, poi apriteli e cercate di spiegare cosa vedete: alcune tessere colorate, al massimo un dettaglio se siete fortunati e capitate vicino a uno significativo (che so, un occhio). Per vedere quello che il mosaico rappresenta, dovete spostarvi indietro di qualche passo, se molto grande di metri. So di averlo già usato in molti post, con un esempio cinematografico esemplare in questo, ma non riesco a trovare un espediente migliore per spiegare al volo la differenza tra la cronaca e la storia.
Solo pochi visionari, infatti, riescono a intuire quale sarà, o meglio quale potrebbe essere a seconda di chi vincerà (perché "la storia la scrivono i vincitori" non è un modo di dire è un dato di fatto, come pure il fatto che chi lo dimentica è semplicemente uno stupido), la narrazione degli avvenimenti quando la polvere del brusio mediatico e dei commenti in soggettiva (mai così alta, peraltro, come nell'era dei social network) si sarà posata. E sono quasi tutti inascoltati dai contemporanei, che guardano alla polvere anziché al disegno di fondo come l'idiota al dito anziché alla luna.
Con questo non sto certo arrogandomi di annoverarmi tra questi visionari, anche perché di solito finiscono male, e presto, e io ho ancora delle responsabilità e qualcosa da fare su questa terra. Ma voglio soltanto cogliere alcuni spunti rimbalzati in questi giorni sul web, per fare degli esempi intorno a questa dicotomia.
Il suggerimento arriva da questo articolo di commemorazione, a 158 anni di distanza, di una delle tante stragi dimenticate legate alla cosiddetta Unità d'Italia. Oggi, grazie anche a divulgatori contemporanei come Pino Aprile, capace di ricavarne dei best seller, è diventata abbastanza diffusa la lettura di quella pagina come in realtà di una vera e propria annessione militare di un regno da parte di un altro, con come sempre i sudditi nel ruolo delle vittime. Abbastanza da consentire a chi voglia di raccontarla giusta, che so magari in un'ospitata televisiva, senza rischiare di finire in galera. Ma non abbastanza da aver soppiantato la narrazione ufficiale, che è ancora la Storia ufficiale dei libri specie per i più piccoli, secondo cui Mazzini Garibaldi Pisacane Cavour eccetera eccetera interpretando un sentire popolare diffuso realizzarono la per secoli attesa unità del Paese attraverso tre guerre d'indipendenza e l'annessione plebiscitaria di un centro-Sud arretrato e bisognoso. Mentre, tutt'altro, quel sentire era solo di una élite ristrettissima, finanziata dagli inglesi che avevano trovato nel Piemonte l'indebitatissimo interlocutore per attuare la predazione del ricchissimo tesoro di quel regno borbonico che ai tempi era anche relativamente molto più industrializzato del Nord, effettuata senza il minimo scrupolo anche grazie ad anni di eccidi ai danni di quelli tra i sudditi che avevano capito cosa stava succedendo e si ribellavano (bollandoli come briganti).
Come può non venire in mente, allora, l'analogia con quello che accade oggi con la cosiddetta Unione Europea, nel ruolo dell'Italia di fine 800, con la Germania nel ruolo del Piemonte, o se volete dell'Inghilterra assoldatrice di traditori, e con l'Italia di questi anni, passata da quarta potenza industriale del pianeta a colonia incapace di dare lavoro ai suoi figli, nel ruolo del Regno delle Due Sicilie? E chi se ne accorge, e osa raccontare la verità? Bollato come sovranista, e ridotto a doversi accodare a un becero doppiogiochista dai modi volgari perché magari è l'unico rimasto a difendere la propria causa, o almeno a sembrare di farlo. Se il Movimento 5 Stelle si accorda con il PD, infatti, si realizza lo scenario 1 di quelli che ho descritto come possibili qualche giorno fa, il meno probabile ma anche il più nefasto, per il tradimento della speranza rappresentata da Grillo e i suoi, e non resterà che votare Lega assieme alla maggioranza degli italiani o accettare di buon grado di essere chiusi nelle riserve.
Quest'ultimo passaggio evoca un'altra analogia, stavolta storica: col genocidio dei pellerossa su cui si fonda la sedicente democrazia guida del pianeta. Un fatto storico oramai dato per scontato, ma il cui travisamento persiste nella memoria collettiva ben oltre l'emersione, anche mediatica (i primi film revisionisti sul far west sono degli anni 70, non a caso epoca di Vietnam e contestazione giovanile), della verità.
Questo paradigma, purtroppo, si applica a tutte le situazioni di questo tipo. Mentre accadono, ciascuno vede a un palmo del proprio naso, e solo quelli a cui viene fracassato intuiscono qualcosa. A dare una visione del contesto, saziando una sete istintiva dell'essere umano (animale sociale che ha vinto la battaglia evolutiva alzandosi in piedi per guardare più lontano all'orizzonte), ci pensa la macchina propagandistica. E chi non ci crede viene eliminato, emarginato o neutralizzato. Solo decenni o secoli dopo la verità storica esce dalle nicchie e si afferma più o meno ufficialmente, in genere quando è ormai irreversibile e comunque non può più fare danni. E comunque ancora a lungo la narrazione mistificatoria la accompagna spesso maggioritaria, perché non pensare è sempre più comodo che farlo.
E' di questi giorni la notizia che una commissione di vigili del fuoco statunitensi ha finalmente la possibilità di affermare decisamente, senza finire al rogo, che le torri gemelle erano minate e sono crollate per demolizione controllata. La cosa è auto-evidente a chi guarda i filmati a cervello acceso, ma la narrazione mistificatoria si è affermata lo stesso, essendo stata imposta con una potenza di fuoco mediatico proporzionale agli interessi in gioco. Ma i pompieri morti mentre risalivano le scale con la gente in fuga hanno sentito le cariche esplodere, avevano esperienza tale da distinguere quelle esplosioni da qualunque altro tipo di rumore, e lo hanno detto subito, al telefono ai colleghi e ai superiori prima di morire. Quanti di voi lo hanno sentito ai tempi? Oggi lo sapete tutti, almeno quelli che si informano. Nei libri di Storia del 2200, con ogni probabilità, l'11 settembre 2001 sarà descritto come un autoattentato attuato per spostare l'opinione pubblica a favore delle guerre in medio oriente. Ma oggi, nonostante la verità sia a portata di mano di tutti, la maggioranza ancora crede alla favoletta (sono sempre favolette, ricordatevelo...) dei kamikaze arabi riusciti senza brevetto a pilotare grandi aerei di linea contro dei grattacieli, e non fa una piega né di fronte alla guerra scatenata per rappresaglia non contro l'Arabia Saudita ma contro l'Afghanistan (con la scusa che il capo dei terroristi era nascosto là: con la stessa logica se nel vostro condominio si nasconde un latitante e non lo consegnate la polizia ha il diritto di raderlo al suolo con voi dentro...), né di fronte a crolli che violano le leggi della fisica (e non solo dei grattacieli colpiti dagli aerei, per giunta...).
Tornando alla cronaca politica italiana, applichiamo il paradigma alla questione migranti. Chi non aiuta gente che rischia di morire è inumano, ovvio, qualunque siano la provenienza o l'etnia della gente o le cause per cui rischia. Altrimenti non bisognerebbe muovere un sopracciglio, altro che spendere soldi pubblici (e tanti), per andare in soccorso di coglioni che per sentirsi vivi hanno bisogno di praticare "sport" pericolosi, tra l'altro evidentemente potendoselo permettere. Ma mentre li soccorri (e non invece di soccorrerli, passando dalla parte del torto perché la cosa porta voti) devi dire chiaramente, e insistentemente, che stai soccorrendo persone messe in pericolo da altri: da chi (dopo secoli di colonizzazione e sfruttamento) continua a depredare e impoverire il loro continente, magari interferendo (spesso militarmente) nella politica interna dei suoi Stati, e da chi va a prelevare i più forti tra i bisognosi per letteralmente deportarli dove possono servire da schiavi, o da detonatori di deflazione salariale e dei diritti socioeconomici, e te li porta sottocosta per poterti dire che sei disumano a non accoglierli. Se hai capito a che gioco giocano, magari perché hai visto come è andata con quelli dell'est europeo che oggi se vuoi fare un qualunque mestiere che trent'anni fa rendeva una cifra con cui riuscivi a campare a una famiglia ti devi accontentare di un quarto, o se non vuoi finire a lavorare nei campi a paghe da fame, e ti ribelli, magari con le parole e le categorie di pensiero rozze che si ritrova chi è nato e cresciuto in periferia, sei disumano, razzista. Brigante.
Ancore con la realtà. Se non ho lavoro e il mio quartiere è invivibile ce le ho già. E non mi importa se mi dicono razzista, prima di averne titolo devono provare a vivere al posto mio, come in quel film con Albanese e la Cortellesi. Altrimenti, e più in generale, mi serve crearmele. Ad esempio, ci raccontano tante chiacchiere sul debito pubblico, lo Stato come una famiglia, abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi (chi? i miei genitori che grazie a questo hanno potuto farmi studiare? allora ditelo, che è questo il problema...), il deficit, i parametri, la legge di bilancio da votare entro tot altrimenti c'è il babau esercizio provvisorio e arriva lo spread e ti mangia. A me non interessa chi e con chi farà il prossimo governo. A me interessa che faccia una cosa, ad esempio quello che fece Lincoln ai tempi della guerra di secessione: fornire in tasca alle persone la liquidità che serve per vivere dignitosamente. Se il prossimo governo italiano costringe la UE a riscrivere i trattati in modo da consentire politiche espansive a quelle nazioni che democraticamente le volessero, o almeno vara una moneta sovrana parallela come i Certificati di Credito Fiscale, e se non ci riesce denuncia quei trattati ed esce dall'Eurozona se non proprio dall'Unione, quello è il mio governo, chiunque ne faccia parte. Se fa il contrario, anche se lo compongono uno schieramento che era il mio fino a ieri e un partito figlio degenere di uno che era il mio avant'ieri, non è il mio governo. La coerenza non solo non è detto che sia una virtù, ma va misurata rispetto a punti fermi. Se io rispetto a questi sono fermo, e lo sono almeno da quando voto, non posso farci niente se gli altri si spostano.

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