mercoledì 12 agosto 2020

RADIOCIXD 24: ARIA

Come sicuramente vi avrò già detto, questa rubrica si chiama Radio Controinformo X Diletto perché io sono nostalgico dei tempi delle radio libere di prima che la logica commerciale (che poi per molti versi è controproducente anche commercialmente ma questo ormai ho perso le speranze che qualcuno lo possa comprendere) le assorbisse o distruggesse, quando noi dj ad esempio potevamo decidere di passare un intero album dall'inizio alla fine appena usciva, per farlo conoscere agli ascoltatori magari presentando ogni singolo brano, ma "al buio", senza parlarci sopra o interromperlo o mixarlo o sfumarlo, così chi voleva poteva registrarselo in cassetta per radio (ma molti andavano a comprarselo, e la nostra marchetta era gratis, ci bastava la soddisfazione). Quando arrivai a Radio Reggio DLF, che mio padre aveva creato nei confortevoli locali delle FFSS facendo comprare dal Dopo Lavoro Ferroviario apparati e dischi da Radio Gallina Sound (per i non reggini Gallina è un centro abitato, e la radio era stata pioneristica quasi quanto le più note bolognesi e romane), ci trovai una marea di vinili della generazione precedente alla mia, che mi avrebbero innescato quella voglia di ricerca musicale che non mi ha più abbandonato. Che so, un live di Crosby Stills Nash & Young, un doppio degli Emerson Lake & Palmer, una mucca dei Pink Floyd, una volpe dei Genesis, un gioco dell'oca su una copertina di Vecchioni. E due album magici di uno che cantava con una voce che non si era mai sentita, uno con un titolo che sembrava un film della Wertmuller e parlava di un vecchio incensiere, un'altro, ancora precedente, con un titolo brevissimo: Aria.
Se dico Alan Sorrenti a quasi tutti voi, tranne a qualcuno magari anche più anziano di me, vengono in mente Figli delle stelle e Tu sei l'unica donna per me. A risentirle oggi, queste due canzonette, anche a me suonano vintage anni 70 e mi piacciono. Ma quando uscirono ci misero tristezza, a noi che conoscevamo di cosa era capace "l'uomo che canta col moog in gola" come qualcuno lo aveva definito. Bella fregatura, per un teenager, essersi educato l'orecchio abbastanza da sentire nostalgia per le cose che in realtà non aveva scoperto che dopo. Tant'è, Aria è universalmente riconosciuto come un capolavoro del rock progressivo, l'incensiere lo ricalcava per sfruttarne la scia del successo, poi un altro album meno estremo ma ancora di quello stampo, con dentro il remake in quella chiave di un classico come Dicitencello vuje, e poi l'Africa, il buddhismo, la droga, i soldi a palate con la dance di cui sopra, e il dimenticatoio di li a breve. Ma chi li ha sentiti, chi li ha presi in mano e li ha fatti girare, quei primi 2/3 album non li ha più scordati, e specie questo che è il primo. Del 1972.
1. Aria
19:45 di suite, con nientemeno che lo zappiano Jean-Luc Ponty al violino (e un giovanissimo Tony Esposito alle percussioni, come in tutto il disco). Quando l'hai riascoltata un tot di volte, scoprendo sempre qualcosa di nuovo nell'intreccio di magie vocali e strumentali, riesci a concentrarti sul testo, e scopri... che è una cronaca, liricissima ma in presa diretta di tutto il minutaggio, di un atto sessuale completo. Siccome vi voglio bene, vi ho messo il video col testo sotto, se lo aprite nel contesto di Youtube. Sennò eccolo qua. Ma prima ascoltatelo e basta, fidatevi. 
2. Vorrei incontrarti
Durando soli 5 minuti, è l'unico brano che andrebbe in radio anche adesso, magari sfumato. Un'elegia d'amore, come se i due del lato A ora stessero ancora abbracciati nel letto, a fantasticare di un viaggio in India (non è mai più del tutto passato di moda, ma allora si portava tanto...)
3. La mia mente
Torniamo su durate dell'epoca, qui siamo oltre 7 minuti e mezzo. Il brano è straniante, sembra che ognuno suoni per conto suo, ma come nel miglior jazz la cosa funziona. E con quella voce ci credi, che la sua mente è "piena di viti cacciaviti e chiodi".
4. Un fiume tranquillo
In questi quasi 8 minuti conclusivi si compie il miracolo di un italiano, in realtà mezzo napoletano mezzo gallese, che suona un progressive di livello internazionale. Suona, perché canta come se suonasse, e con "una voce che trovi per terra. Quella voce ti ama..."

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