sabato 29 agosto 2020

57? MA CHI, IO?

Questi programmini che ti invecchiano in
foto hanno proprio ma proprio rotto il ca...
Uso di rado queste pagine per sciorinare i cavoli miei, e quando lo faccio è solo apparentemente, mentre in realtà dico qualcos'altro. Non fa eccezione questo mio cinquantasettesimo compleanno, dal momento che la voglia di scriverne mi è venuta dall'essermi imbattuto, nella mia quotidiana notturna esplorazione del web che è alla base del "servizio" di selezione che presumo di offrirvi è che lo scopo nativo dichiarato di questo blog, in un paio di post difficilmente inquadrabili altrimenti, che suggeriscono riflessioni esistenziali.

Il primo è di Maurizio Blondet, che spesso cito per lo spessore dei suoi interventi di controinformazione, che sembra arrendersi: l'ostinata - tramite un crescente incremento di tamponi (graziealcazzo) - caccia ai "positivi" quasi tutti asintomatici (cavalcando il terrore dell'untore invisibile, anziché diffondere la semplice deduzione che allora chi contrae il virus non si ammala quasi mai, e allora anche se contagia altri anche questi non si ammaleranno quasi mai eccetera), fa arguire che la dittatura sociosanitaria ha già vinto, presto darà il colpo di grazia al modello di sviluppo che prevede libertà imprenditoriale e democrazia, e quindi non conviene più fare "come Don Chischiotte" (le virgolette sono per il noto sito di controinformazione che la frase l'ha messa nella propria ragione sociale, e che andrebbe consultato ogni giorno - tra l'altro parla anche del presente argomento), si rischia la buccia e forse i lettori nemmeno lo meritano. Ora, lui è più vecchio di me, eppure a me inizia ogni tanto a girare in testa che in fondo ha ragione: chi me lo fa fare? Questo dimostra che anch'io sto invecchiando? Certo, ma poi leggo Grimaldi che è più vecchio di entrambi ed è ancora bellicosissimo, Mazzucco che svela la sintassi parareligiosa del fenomeno Covid (aahh, allora ecco perché non ci ho creduto fin dall'inizio!), e lo stesso Blondet che il giorno dopo ritorna "sul pezzo" incurante del pericolo, e mi torna la voglia. Ma durerà? e se ripasserà, tornerà ancora?

Il secondo è di Ricky Farina, uno che scrive sul Fatto sempre piuttosto sapidamente, ma non sempre del tutto condivisibilmente. Stavolta prende spunto da un evento, la dipartita definitiva dello storico browser Internet Explorer (in se e per se non solo trascurabile ma anche visto di chi è magari da considerarsi di buon augurio, hai visto mai sia contagiosa), per una serie di considerazioni - sulla vita la morte e il passare del tempo - tutte da leggere. A me però tra tutte ha colpito una affermazione (non so se vi è mai capitato di leggere scritta da altri una cosa che avete sempre pensato voi): "io sono campione del mondo di esprit d’escalier". Questa felicissima (e infatti fortunatissima linguisticamente) espressione francese, che pare fu coniata addirittura dall'illuminista inventore dell'enciclopedia Denis Diderot, indica quella condizione d'animo di chi lì per lì, in una situazione critica o comunque importante, tace e abbandona il campo imboccando mesto e riflessivo l'uscita giù per le scale, ma poi una volta finita l'ultima rampa (o se preferite chiusa la porta, girato l'angolo, attaccato il telefono o quello che cavolo vi pare) gli viene in mente in tutta la sua chiarezza lapidaria e potenziale efficacia la risposta che avrebbe dovuto dare e ora non può più. Non dite che non vi è mai capitato. A me capita spesso, da sempre, al punto che ci feci anche il testo di una canzone delle mie (una di quelle di cui ho persino smarrito il testo; il titolo me lo ricordo, era "Lo spirito delle scale", appunto), da giovane.

Ad essi, associo una riflessione che alla mia età comincia a capitare di fare, quindi alcuni di voi la riconosceranno (e comunque non pretendevo originalità). Non solo allo specchio vedo il mio viso invecchiato solo dopo uno sforzo di concentrazione, senza il quale vedo la mia faccia più giovane e senza nemmeno rendermene conto, ma anche in giro, guardando gli altri, mi capita più o meno lo stesso fenomeno. Quel panzone impacciato, quel grigio sciatto col doppio mento e le rughe, quella signora diciamo così opulenta e quell'altra cascante dell'ombrellone accanto, sono vecchi, mi dico, mentre magari hanno meno anni, e persino dimostrano meno anni, di me. Ma se quei quattro sono una cugina col marito e due vecchi amici del liceo in coppia da allora, ecco che i miei occhi da adolescente li vedono adolescenti, ovviamente salvo il forte sforzo logico di cui sopra.

E' così, e lo sapete anche voi. Ma è anche giusto così, perché se non fosse così, se comandasse la mente logica, nulla avrebbe più senso e nulla si farebbe più: basterebbe pensarci su un attimo, e dovremmo fare i conti col fatto che l'espressione "tra dieci anni", non parliamo del doppio, a un certo punto ha decisamente cambiato significato, oggettivamente. E addio a ogni progetto, quindi a ogni possibilità di felicità. Invece, come ricorda Vecchioni in Sogna ragazzo sogna, "la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire". Anche se ogni tanto sei stanco di seminare e predicare, e anche se navighi con un applicativo lento e fuori mercato. Buon compleanno, Gino.

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