domenica 10 agosto 2025

HIC SALTA

Il modo di dire, che forse se lo ricorda solo chi ha l'età mia e ha fatto le scuole in un certo modo, eoni prima delle nefaste prove Invalsi, è tratto da una favola di Esopo in cui un atleta sborone sosteneva di essere stato capace di saltare da una gamba all'altra del Colosso erto all'ingresso del porto di Rodi, ma gli veniva risposto "hic Rhodus hic salta", qui è Rodi qui salta, ovvero dimostra adesso coi fatti quello che dici di valere.

Mi è venuto in mente, anche se non c'entrava nulla, mentre saltavo dalla barca nella finta baia di San Giorgio, ma questa ve la spiego dopo. Gli è che mi concedo, una delle rare volte, un post leggero, la condivisione di un paio di riflessioni di viaggio, prima di riprendere con i miei post di argomento serio e tono incacchiato. Rodi, chi ci era stato venti o anche dieci anni fa me l'ha raccontata come bellissima, per cui attribuisco le mie impressioni a una deriva recente. E sono:

  • un posto pieno zeppo di turisti quasi tutti italiani e di locali tutti uguali per fare mangiare quasi sempre le stesse cose o bere idem o noleggiare auto o moto o farsi mangiare la pelle morta dei piedi da pesciolini o stonarsi di musica assordante e di alcol magari davanti a una nuda che balla - l'ho scritto senza punteggiatura perché rende meglio l'idea non perché mi atteggio a Saramago;
  • un posto dove tutto quanto sopra costa come in Italia (e mica so fessi, questi che ti dicono una faccia una razza mentre ti abbracciano, campano di questo e i fessi siamo noi);
  • un posto dove se possono ti danno la sòla, come diciamo a Roma, e qui veniamo alla spiegazione promessa qualche riga indietro.

Un'escursione in una settimana ce la vogliamo permettere? e permettiamocela! La migliore: verso la coloratissima isola di Simi, ultimo avamposto dell'Unione Europea così vicina alla costa turca che l'operatore telefonico ti fa pagare il roaming. Ma come scegliere tra decine di offerte in ogni angolo di strada e spiaggia? Barca lenta veloce o velocissima, con sosta e bagno nella impareggiabile baia di St. George raggiungibile solo via mare o senza, con passaggio davanti al monastero di nonmiricordochi dall'altra parte dell'isola o senza, con due o tre ore di sosta nell'abitato principale? Dei venditori prescelti, una coppia, il marito aveva provato a dirci, in un italiano incomprensibile, che in quella baia le barche grandi non possono entrarci quindi tanto valeva scegliere una combinazione che non prevedeva il tuffo, ma la moglie, in un italiano perfetto, con un gesto che dava ad intendere non ascoltate quel poveretto qua la baracca la porto avanti io, ci ha venduto il tour completo. Quando abbiamo realizzato che quel mucchio di sassi lungo venti metri dove avevano attraccato era solo adiacente alla bellissima baia promessa, che da li peraltro manco si vedeva, eravamo tutti già in acqua a sbollire la rabbia assieme al calore accumulato nella traversata. Io, pensando, più che al cavaliere Antonio Trevi che vendeva a un turista americano la fontana di famiglia, alla settimana bianca organizzata fuori stagione dal fido Filini per l'ufficio sinistri al completo. Vadi lei, Fantocci!

Ah, e a parte un paio di calette deliziose e una spiaggia che appare solo in bassa marea a separare la parte con le onde a quella col solo vento peraltro fortissimo e quindi piena zeppa di vari tipi di surfisti, niente che sia all'altezza delle coste sicule sarde o della jonica reggina. Della serie "n'atra vota, statti aa casa!".

venerdì 1 agosto 2025

INQUANTODONNA

Chissà quante donne "de sinistra" avranno apprezzato che un governo di destra abbia varato il tanto atteso inserimento del reato di "femminicidio" nel Codice Penale, e quante di loro abbiano comunque sentito il bisogno di precisarsi che l'ha fatto perché la circostanza di essere guidato da un premier donna in questo caso prevale sull'appartenenza politica. A noi, che ne abbiamo appena plaudito lo smarcamento dall'OMS (sperando che regga a questa o altre ondate mediatiche) e oggi ne plaudiamo la presa di distanza da quell'autentico sopruso (sostanzialmente un esproprio di massa) che chiamano per mascherarlo "case green", invece pare un mostro giuridico, o se vogliamo restare nelle competenze una emerita stronzata.

Sia chiaro che non discuto l'essenza deplorevole del fatto in se, nonché di qualsiasi forma di violenza verso le donne anche con conseguenze minori o nulle, e non perché con esse il mio saldo di schiaffoni è a dir poco nettamente negativo. Discuto l'opportunità di introdurre un principio giuridico che non sta in piedi, e anzi proprio per questo potrebbe essere controproducente. Ma siccome non sono un giurista ve la faccio leggere altrove, la declinazione delle fattispecie messe a rischio da questa castroneria: in un post di Stefano Re di cui vi riporto però la chiosa, che sottoscrivo.

Combattere la violenza sulle donne è certamente un obiettivo nobile. Creare fattispecie di reato inutili, discriminanti e ambigue invece è solo un gesto di propaganda.

Fatalità, è in cronaca il fattaccio di un uomo ucciso e fatto a pezzi dalla propria stessa madre per una volta in accordo con la nuora, cioè la propria compagna. In attesa, se mai avverrà, di conoscere le ragioni e la dinamica dei fatti, rileviamo come esso rientri perfettamente nella casistica delle fattispecie messe in crisi dall'idiozia della nuova norma. Dimostra, infatti, che l'efferatezza di un delitto non può essere misurata dal verso di genere in cui si realizza. Se alla base del gesto ci fossero, putacaso, pesanti episodi di violenza dell'uomo nei confronti delle donne, basterebbe la loro valutazione come circostanze attenuanti, così come bastano le aggravanti ad appesantire il giudizio del delitto di omicidio quando la vittima è una donna magari in un quadro di violenza domestica continuata, senza dover prevedere un reato a se stante. Cosa che, appunto, viene fatta e cavalcata a mero scopo propagandistico.

Scopo che poi è alla base della manipolazione mediatica delle statistiche, che è sempre esistita ma col Covid è assurta a sistema ed è diventata incessante. Nessuno, perché non paga, cerca di interpretarle con equilibrio, tutti le cavalcano e stiracchiano ai propri scopi (fino a farne talvolta un remuneratissimo mestiere). E' così che una cosa che guardata dalla giusta distanza è un increspamento della curva dei decessi da influenza diventa un fenomeno di portata tale da giustificare reclusioni domestiche senza reato e rovine economiche di intere categorie, o un fenomeno come il cambiamento climatico sempre esistito nella storia del pianeta con cause sempre diverse e portate le più disparate diventa una catastrofe da imputare a cause antropiche, con in più la pretesa, che non è esagerato definire da apprendisti stregoni, di essere in grado di prendere delle contromisure e che queste siano sicuramente efficaci e non magari controproducenti. Ed è così che una delle epoche/aree della storia dell'umanità in cui le donne possono vivere più sicure e con più possibilità viene fatta percepire come l'epoca più buia al punto da dover stravolgere il codice penale - e certo che si può sempre migliorare, anzi arrivare alla perfetta parità e all'ottimo di zero violenza sulle donne e magari anche su qualunque altra categoria, ma sostenendo apertamente ciò, non manipolando la realtà.

sabato 26 luglio 2025

STOP OMS

Come ho già detto fin troppe volte, preferisco un franco nemico a un falso amico. Sono diventato "comunista" da adolescente, come mi aveva vaticinato un mio cugino filosofo da bambino, e non ho più smesso, per cui non posso non annoverare Trump o la Meloni come avversari politici. Ma ho imparato invecchiando che incasellare questo o quello tra gli avversari o gli amici, o in qualunque altra dicotomia, è solo metà del lavoro, non la più importante, e spesso la più pericolosamente fuorviante: quante volte gli "amici" ti tradiscono o ti trascinano nell'abisso, e quante i nemici ti stimolano o rimescolano le carte consentendoti di ricominciare la partita!!!

Ad esempio, è di questi giorni la firma dell'accordo tra USA e Giappone sui dazi al 15% (e di oggi la notizia che l'Europa pare stia imboccando la stessa strada). Per troppi anni il monopensiero ci ha presentato l'abbattimento delle frontiere come indiscutibile bene supremo e l'opposto come oscurantismo passatista, con lo stesso paradigma con cui il monetarismo ha escluso come eretiche le altre teorie della moneta: si nega ogni valore alle idee opposte a quelle cavalcate, fino a rappresentare queste ultime come le uniche possibili. Invece, grazie a un rozzo e per molti altri versi diciamo così discutibile personaggio asceso alla presidenza americana, finalmente si riesce a percorrere un tratto di strada alternativa, e non è detto che sia meglio o peggio, ma almeno si vedrà: magari, un po' di barriere alla globalizzazione faranno bene, hai visto mai...

Anche la migliore idea quando diventa dogma diventa pericolosa, e il liberoscambismo assoluto lo era diventato, quindi meno male che è arrivato Trump, dobbiamo ammettere. Ora può accadere di tutto, nel continuum tra molto male e molto bene, ma se ne discute e questo è un bene. Magari si potesse fare la stessa cosa delle scelte di politica economica e finanziaria degli Stati sovrani della vecchia Europa!... Invece, ogni tanto tocca ricordare ai compagni che ancora amano dirsi europeisti che se anche come nel migliore dei sogni tornasse il PCI di Berlinguer e prendesse la maggioranza assoluta alle elezioni con una campagna elettorale di stampo socialista nell'economia, il giorno dopo l'insediamento a palazzo Chigi il premier andrebbe ad omaggiare Ursula che gli bisbiglierebbe all'orecchio cosa deve fare, cosa gli succede se non lo fa, e cosa invece ha da guadagnare se lo fa (vero, Giggino? vero Giorgia?). E se il popolo sovrano vota una maggioranza affidandole una mission e quella maggioranza quella mission non può attuarla significa né più nemmeno che (1) NON siamo in democrazia e (2) l'Unione Europea è il nemico numero uno della democrazia, e (viste le politiche che impone) anche della socialdemocrazia economica.

In questo quadro, anche la più piccola delle buone notizie può rinfrancare, e pazienza se viene proprio da un avversario politico, dicevamo. L’Italia, come gli Usa, dice no al regolamento Oms contro le nuove pandemie - è il titolo di un articolo del Sole e siccome è un buon titolo dice già tanto. Istituzioni controllate da multimiliardari traffichini, ecco un altro nemico della democrazia, e l'OMS ne porta la bandiera. L'argine lo pone una fascistella cresciuta? lo digerirò. Di questi tempi, meglio accontentarsi di notizie così, che non ne avremo di molto migliori... 

giovedì 17 luglio 2025

NAZISRA

La cronaca ci conferma che l'opzione militare per risolvere qualsiasi controversia è sempre la prima, se non l'unica, per Israele, proprio mentre mi stavo accingendo a pubblicare una interessantissima intervista a Shir Hever, analista economico, già coordinatore del gruppo sull'economia di guerra di BDS (che sta per Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele, questo il sito italiano).

Che la presenza di un'entità così sproporzionatamente munita militarmente nell'area poco avesse a che fare con le legittime aspirazioni di un popolo martoriato e molto con l'installazione di un presidio USA/NATO in zona nemica è verità storica acclamata e indiscutibile, e solo chi non è d'accordo con questo assunto o se ne dimentica poi non riesce a comprendere la logica delle azioni israeliane. 

La rappresaglia contro il rapimento degli ostaggi di un paio di anni fa, infatti, ha proporzioni da fare impallidire quelle naziste durante l'avanzata alleata sul fronte italiano ("solo" dieci italiani per ciascun tedesco ucciso, come per la vicenda via Rasella / fosse Ardeatine), tanto da stragiustificare l'etichetta di Genocidio, da ultimo adottata persino da una relatrice speciale ONU (per questo tacciata, e come ti sbagli, di "antisemitismo", etichetta usata ad minkiam perché anche i palestinesi sono semiti e quindi se guardiamo ai numeri gli antisemiti peggiori sono proprio gli israeliani).

Ma i contatti col nazismo purtroppo non si limitano a questi paragoni logici: la traduzione in gioco di parole del titolo di questo post (vagamente ispirata peraltro all'operazione simile dei CCCP col brano PunkIslam) è giustificata anche dalla ipotesi storica alternativa (tanto sorprendente ed eretica da essere stata nel tempo insabbiata e/o bollata con l'etichetta di comodo di complottismo) che vede un accordo tra nazisti, ebrei e capitalismo occidentale (tre entità tutt'altro che separate, col futuro nemico germanico ci facevano affari in tanti, persino il patriarca petroliere dei Bush) alla base delle prime colonizzazioni ebraiche in Palestina, già negli anni 30. Di questo e altri temi adiacenti gli accadimenti in Palestina si parlerà nel dibattito moderato da Pasbas il prossimo 25 luglio, della cui locandina l'immagine a corredo di questo post è un estratto. Come assaggio, Pasquale ci manda il testo qui appresso.

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Come il genocidio di Gaza porterà Israele al collasso

Intervista a Shir Hever di Electronic intifada, traduzione di Pasbas

Dopo i 10 mesi di guerra condotta come genocidio della popolazione civile Palestinese di Gaza e WB e dopo la guerra contro i civili libanesi e siriani, i sionisti si sono finalmente decisi a lanciare l' attacco finale contro l'Iran. Purtroppo per loro però la loro inumana arroganza (e razzismo) senza limiti è stata fortemente ridimensionata dalla assoluta tenuta del governo iraniano: hanno subito gravissimi danni materiali per le loro postazioni strategiche, porti, aeroporti, laboratori di ricerca militare, sedi dell'IDF e del Mossad, sedi del reparto 8200, sedi delle big tech usa (per i sionisti e loro mandanti userò sempre la scrittura in minuscolo, non sono refusi).

Questo ignobile stato sionista militarizzato in tutte le sue componenti, dalla scuola per la prima infanzia all'università, dal commercio all'industria, dell'agroalimentare al settore costruzioni ecc., ha subito gravissimi danni. ad un'economia già quasi completamente assistita dall'occidente (loro fanno in nostra vece il gioco sporco in West Asia). Il prodotto interno lordo è crollato dell'8%, la borsa ha perso miliardi di dollari in un solo giorno di guerra all'Iran. Per sopportare e supportare questo folle piano di genocidio delle popolazione della regione e finanziare le spese militari dirette e indirette il governo ha imposto tagli draconiani alla spesa sociale, per cui le strutture pubbliche stanno per collassare, i riservisti richiamati hanno dovuto abbandonare il loro lavoro mettendo in crisi aziende di ogni dimensione e importanza.

Nonostante il conseguente default di fatto l'economia dei sionisti è giudicata ancora affidabile dalle agenzie (sioniste anch'esse) di rating, le stesse che fecero fallire un grande paese come l'Argentina nei primi anni 2000. Queste aperture di credito hanno "spinto" le banche ad investire sui bond di questo stato fantasma! I paesi occidentali come usa, canada e gb non possono elargire direttamente denaro ai sionisti perché non esiste un meccanismo finanziario che lo permetta: se tale meccanismo esistesse i paesi del sul del mondo depredati dal colonialismo occidentale potrebbero richiedere riparazioni in denaro equivalenti agli enormi danni subiti. Una sola volta gli usa trasferirono un prestito di 10 mld di $ facendo da garante; Clinton lo propose quale incentivo per le trattative di pace di Oslo. Il trucco non funzionò perché la furbizia avida tipica dei sionisti si rivolse contro i loro stessi interessi: in una riunione plenaria della Knesset si chiese agli usa di saldare il debito contratto e come risposta il congresso usa rispose non paghiamo "né ora né mai più!"

Come conseguenza del dosaggio dei valori assegnati ad israele dalle conniventi agenzie di rating la lobby sionista degli usa ha costretto le municipalità, di cui ha il controllo, ad acquistare bond-carta straccia con i fondi pubblici dei contribuenti destinati ad infrastrutture, welfare ecc. Anche così però ovviamente i sionisti non riescono a pagare i debiti e ad appianare il bilancio. Quanto all'aggressione all'Iran che ha provocato al paese danni ingenti e soprattutto centinaia o forse migliaia di morti di civili innocenti, questa volta e per la prima volta i sionisti hanno pagato duramente il loro disumano bullismo: la raffineria ed il porto di Haifa non sono più operativi, l'aeroporto principale funziona a singhiozzo, molte compagnie non ci atterrano più (e Ansar Allah continua a bombardalo), la Colombia ha sospeso le forniture di carbone, l'Azerbaijan ha difficoltà a fornire il petrolio perché il transito attraverso la Turchia la popolazione, disgustata dal genocidio in atto, lo impedisce, creando problemi al governo. Il settore strategico delle costruzioni, a fronte di una grave crisi degli alloggi, non riesce a riprendersi: ai lavoratori palestinesi del WB dal 2022 è interdetto l'ingresso in israele; Cina e India, per ragioni che riguardano la loro incolumità, stanno facendo rientrare il loro cittadini; i prezzi degli appartamenti nel contempo sono in continua ascesa. 

Forze armate: il capo supremo delle forze sioniste è comparso alla knesset dichiarando che le truppe sul campo non sono più sufficienti, nel contempo i fascisti presenti nel governo ed in parlamento chiedono che l'occupazione di Gaza sia permanente e a questa richiesta la risposta chiara del generale in capo è (cito testualmente) "in questo caso Israele cesserà di esistere!" I soldati esausti chiedono a gran voce che gli ultraortodossi subiscano la coscrizione obbligatoria come tutti gli altri israeliani. Durante l'attacco all'Iran a livello politico si è verificato un fenomeno interessante: le (finte) opposizioni sioniste al governo nazista di Netanyahu hanno mutato atteggiamento nei suoi confronti, che è anche per loro "il leader che ci protegge tutti". 

Alla domanda dell'intervistatore sul successo sionista del tentativo di cambio regime, l'intervistato ha chiosato: "il cambio regime c'è effettivamente stato, ma non in Iran!"

domenica 13 luglio 2025

GOD SAVE THE SINNER

Mi perdonerete l'insistenza sull'argomento tennis, che peraltro è uno di quelli che mi frutta meno lettori, ma sono un appassionato praticante da una vita, e oggi si è allungata la lista delle prime volte di un tennista italiano a fare qualcosa, da Jannik Sinner inaugurata un paio di anni fa e che non sembra avere intenzione di smettere.

Il risultato di oggi è epocale più degli altri, perché un italiano non aveva mai vinto a Wimbledon in un secolo e mezzo di vita della manifestazione che più di tutte rappresenta la tradizione di questo sport. E se avesse trasformato uno dei tre match point avuti a Parigi oggi staremmo parlando di uno con serie possibilità di vincere il Grande Slam, cosa che non è escluso possa fare in futuro e per la quale non si parlerebbe più di primato italiano ma mondiale, dal momento che i quattro grandi tornei che lo compongono sono stati vinti nello stesso anno, due volte, solo dall'australiano Laver negli anni sessanta, e l'impresa non è riuscita nemmeno a Federer o Djokovic, che l'hanno solo sfiorata.

Un post di politica internazionale è in cantiere, grazie a Pasbas, ma oggi facciamo festa, anche perché a metà luglio cade anche il compleanno di questo blog, e come ogni anno gli regaliamo una nuova grafica, rimpiazzando quella a sfondo azzurro (nella immagine) che vedeva Sinner vincere l'australian open 2024 con quella a sfondo verde che celebrerà per 12 mesi l'impresa londinese di oggi.

mercoledì 9 luglio 2025

AAA-DRIA-NO!

L'avrete letto un po' dappertutto, oggi è il compleanno di Adriano Panatta ed è un numero di quelli che attirano click, giubilare: 75. Un vecchio, praticamente, non fosse che uno lo guarda e non ci crede, ma io ho memoria di mio nonno di quando aveva l'età mia oggi e mi sembrava un vecchio, guardo le foto e confermo, mi guardo allo specchio e non ci credo, quindi sarà che sono cambiati i tempi, diciamola così.

Panatta è la ragione per cui tutti quelli della mia generazione che hanno giocato o ancora giocano a tennis hanno cominciato. Prima di lui, il tennis era uno sport d'élite, con lui è diventato di massa. La sua parabola sportiva è stata lunga, tra giocatore e CT, ma il vertice è stato molto breve: un paio di stagioni, nemmeno continue. Però è bastato, ad alimentare un mito che ha resistito mezzo secolo fino all'emersione di un talento completamente diverso che finalmente ne superasse a uno a uno tutti i record, con lui sinceramente contento e anzi grato (in quanto stufo di sentirsi chiamato in causa ogni volta che un aspirante successore si rivelava una meteora). E bastava, allora, a riempire il centrale del Foro Italico, che allora veniva realizzato montando gli spalti coi tubi Innocenti attorno alle statue di quello che sarebbe diventato il Pietrangeli, come fosse uno stadio di calcio, e con gli stessi decibel; anzi, i tifosi assiepati sugli spalti ne urlavano il nome con la cadenza calcistica che ho tentato di rappresentare nel titolo, seguita dal tipico battimani a due/tre colpi che avete capito.

Ok, per quelli che non hanno capito in fondo vi metto il video integrale, di una finale di Roma che rischiò di vincere e poi perse da Borg, facendone iniziare la riproduzione all'inizio dell'episodio bizzarro che a momenti consegnava a Panatta il suo secondo open d'Italia: un ape che infastidisce lo svedese al punto da indurlo a darsi una racchettata in testa mentre cercava di scacciarla. Borg poi ci mise due set a riprendersi e poi vinse solo perché allora la finale di Roma era tre su cinque. Ma se anche non lo guardate tutto, se lo scorrete un pezzetto in cui il pubblico romano invoca il suo eroe col coretto calcistico che vi dicevo, lo trovate.

I due erano amici, nel senso proprio che facevano bisboccia assieme prima e dopo le partite, e la Bertè era la fidanzata dell'uno prima di diventare la moglie dell'altro. Altre curiosità: Panatta fu l'unico giocatore ad avere sconfitto, e lo fece due volte, Borg al Roland Garros in 8 partecipazioni; l'unico a infliggere un doppio sei zero a Lendl (anche servendogli da sotto, qui gli highlights), l'unico tennista a mia memoria protagonista di una "invasione di spalti" (pare che un tifoso spagnolo gli avesse insultato la madre), e fu capace di mettersi (e far mettere al suo compagno di doppio Bertolucci) una maglietta rossa mentre toglieva la coppa Davis dalle mani del Cile di Pinochet (una cosa molto più di sinistra del boicottaggio perorato da molta sinistra dell'epoca, che così gliel'avrebbe lasciata).

Auguri, Adriano, anzi Aaa-drià-noo! (ta-ta ta-ta-ta).

P.S. Singolare coincidenza, nello stesso giorno in cui il vecchio re del tennis italiano compie tre quarti di secolo, e il nuovo re raggiunge la sua seconda semifinale a Wimbledon, quello che ha retto il testimone per un ventennio nell'era di mezzo lascia il tennis, pago di aver chiuso tenendo il campo per 5 ore e 5 set con il fenomeno Alcaraz. Meno vincente di Adriano Panatta, Fabio Fognini aveva in comune con lui la sovrabbondanza di talento, che ad entrambi ha fruttato la carriera che hanno avuto a dispetto della minor voglia di allenarsi che di godersi la vita l'uno, e della mancanza di "testa" l'altro. Anche a lui vanno fatti gli auguri, pertanto...

lunedì 30 giugno 2025

CREDERE ALLE FATE

Ho quasi sessantadue anni e l'ho vista una volta sola, anzi mezza. E sono anche fortunato, perché la maggior parte dei miei anni li ho passati lontano da Reggio e conosco molti reggini sempre vissuti li che non l'hanno vista mai. Quella volta, mi trovavo la mattina in centro città a sbrigare chissà quale impiccio, e a un certo punto ho visto gente correre verso le traverse che scendono verso il mare (il centro di Reggio, ricostruito in era illuministica dopo un devastante sisma di fine settecento, è ortogonale rispetto alla costa, e come si può intuire dalla cartina non c'è un punto da cui non si vede il mare, anche per via della ripida orografia), in preda ad una agitazione che però non tradiva allarme. E li ho seguiti.

La Fata Morgana è un fenomeno ottico diffuso in tutto il mondo, e sul web è facile reperire contenuti che ne spieghino tecnicamente la genesi. Ma è a Reggio Calabria che il fenomeno raggiunge le sue vette, le rare volte che si realizza appieno. Talmente rare che persino nella nostra era in cui su Internet si trova tutto, non si trovano immagini in cui si vede davvero bene, vuoi perché forse l'occhio umano è ancora per certe cose un obiettivo migliore di qualunque aggeggio, vuoi perché le condizioni che debbono verificarsi contemporaneamente per una "totale" sono talmente tante che se sei fortunato ne vedi una con una condizione in meno, come appunto è capitato a me. Occorrono infatti:

  1. una spianata d'acqua abbastanza grande da potersi apprezzare la curvatura terrestre ma abbastanza piccola da vedere qualcosa di grosso dall'altra parte;
  2. il sole dietro le spalle, quindi deve essere la mattina presto (il tramonto non è uguale, non si verificano mai molte delle altre condizioni);
  3. nessuna foschia, quindi bassa pressione atmosferica;
  4. cielo terso (in bassa pressione, raro);
  5. acqua liscia come olio (idem)
  6. inversione termica (la temperatura al suolo più bassa di quella in quota).

I primi due punti ci dicono che dobbiamo trovarci sullo stretto di Messina, ma sulla sponda calabra. Per quello è Reggio a essere definita "città della Fata Morgana". Gli altri ci spiegano perché tra le immagini che ho trovato io nessuna mostra il fenomeno in toto, tranne la stampa d'epoca qui sopra.

In quella qui accanto, si vedono bene le case siciliane molto ravvicinate e capovolte in aria, ma il mare increspato impedisce anche che si vedano specchiate fino ai piedi dell'osservatore. In quella seguente, il mare è liscio ma ci sono delle nuvole, la foto è troppo da lontano e probabilmente non è nemmeno mattina presto.

Quella che ho visto io era così: le case di Messina enormi e vicinissime, quelle più vicine alla costa capovolte a mezza altezza su e riflesse fino alla costa reggina giù, e purtroppo delle nuvole a rovinare il quadro complessivo. Dovete accontentarvi della descrizione, perché ai tempi nessuno andava in giro con la macchina fotografica in tasca, e poi chissà se l'avessi fotografata cosa vedremmo oggi... Vorrà dire che attenderemo la prima Fata Morgana totale in era smartphone, anche se io temo che non basterà.

Gli è che le cose per capirle bisogna starci dentro, e veniamo al motivo vero di questo post "romantico" e nostalgico in un sito di controinformazione. Mia figlia oggi compie quattordici anni. Non ne parlo mai esplicitamente, non ho mai postato sue foto sui social e meno che meno qui (farà da sola, se vorrà, specie da oggi che c'è uno switch nel parental control del telefonino). Ma da quando è nata è installata fissa nei miei pensieri, e lo sarà fino a che campo. Non dico niente di originale, lo so, ma si tratta di una magia che puoi provare a spiegarla a parole, puoi fare le foto o i filmati se ci riesci, ma per capirla ci devi stare immerso. Come la Fata Morgana.

domenica 22 giugno 2025

GOTT MIT UNS

Chi non sopporta l'idiozia e la malafede non può guardare la TV in questi giorni. I commentatori, infatti, proprio come col covid si dividono in due gruppi: quelli che la narrazione ufficiale, quella per cui l'Iran stava per costruirsi l'atomica e Israele bombardandolo sta facendo il lavoro sporco a favore dell'Occidente Democratico intero, la sposano acriticamente, e quelli che le danno eco perché prezzolati o comunque interessati portatori di propaganda di regime. Io personalmente, come molte volte ho già detto, preferisco i secondi, perché almeno hanno un motivo valido (se mi sistemate fino alla settima generazione se mi unisco al coro vacillo anch'io, è umano - vero, Giggino?) e soprattutto perché i primi sono molto ma molto più numerosi. L'Indipendente qui fornisce una piccola antologia di questa "falsa coscienza" propagata a reti unificate, leggetevela: è piuttosto istruttiva.

Quindi, niente TG, perché "in guerra la prima vittima è la verità", e inoltre avendo ancora qualcosa tra le orecchie bastano i cinque minuti del rullo di prima mattina per tenersi aggiornati, altro che l'opera certosina che fa Pasbas sentendosi in dovere di rovesciarla sui suoi contatti social (per carità, continua, ti apprezzo e ti voglio bene, ma non sposti una virgola, non convincerai mai nemmeno uno, ti legge solo chi è già convinto e la pensa come te, e solo qualcuno riesce a leggere tutto), perché invece sul quadro generale la ricostruzione è estremamente chiara. C'è una potenza nucleare, messa con una scusa a presidiare un quadrante nemico da altre potenze nucleari tra cui una superpotenza, che si sente in dovere di stabilire che un altro stato sovrano non può diventare una potenza nucleare anche lui, e quindi di attaccarlo militarmente per impedirglielo ovviamente procurando vittime innocenti, danni ingenti, e visto l'oggetto del contendere rischiando di causare un disastro anche ambientale con effetti non confinabili. Si, esatto, sto dialetticamente dando credito alla tesi dell'attaccante: facciamo che l'Iran stava davvero implementando il nucleare a scopi civili con scopi militari nascosti. Chi sei tu per dirgli che non può?

Questa "asimmetria" di giudizio, per cui "i nostri" avendo ragione ed essendo portatori della Libertà e della Democrazia possono fare cose che "gli altri" non possono fare (ad esempio intervenire in aiuto di popoli amici sotto aggressione, come hanno fatto i russi in Ucraina dal loro legittimo punto di vista), è un vulnus della logica, un vizio che si può riassumere con la formula "Dio è con noi", infatti usata da Bibi persino nei discorsi ufficiali, chissà se rendendosi conto di stare ripetendo le stesse parole di un certo Adolf Hitler, dopo aver peraltro adottato il suo stesso metro, anzi uno molto peggiore, nel diritto di rappresaglia dopo il fatidico 7 ottobre (ma facendo i conti delle vittime israeliani e palestinesi dal 1948, anche da prima). Una formula che stringi stringi è alla base di tutte le guerre, da quando gli ominidi si alzarono su due zampe brandendo con quelle anteriori finalmente libere dei femori a mò di arma, che un visionario ci mostrò equivalevano alle astronavi, altro che progresso della civiltà umana.

domenica 15 giugno 2025

RESET

A volte, quando la realtà ti sembra avvitarsi su se stessa e non vedi come e dove possano esserci vie d'uscita, può essere utile ripassare la lezione della Storia, nel bene e nel male. Nel bene: la via d'uscita c'è sempre, niente è eterno, finiscono anche gli imperi più organizzati e crudeli figurati le caricature di impero in cronaca. Nel male: una singola vita umana non è una unità di misura sufficiente, in altri termini non è affatto detto che quella via d'uscita si palesi quando tu sei ancora vivo per vederla. Nel bene: ma non è detto, ad esempio basterebbe che si svegliasse sul serio l'Etna o esplodesse un qualche suo fratellone da qualche parte nel globo per azzerare dall'oggi al domani tutte le chiacchiere infondate e tendenziose sul riscaldamento climatico a base antropica, regalandoci almeno qualche decennio di inverni gelidi e estati irriconoscibili come tali, quella che si dice in gergo "piccola glaciazione" e che è occorsa moltissime volte nella cosiddetta storia umana figurarsi nella vita del pianeta. Nel male: non è che sia meglio una piccola glaciazione dei danni che possono fare i guru del cambiamento climatico, o una nuova guerra mondiale del vulnus democratico costituito ad esempio dall'Unione Europea o da quel mostro chiamato Stato d'Israele, che molto probabilmente ne verrebbero spazzati via.

E però consola. Perché non siamo gli ultimi umani sul pianeta, abbiamo figli o nipotini che vedranno il mondo quando noi non lo vedremo più, e il pensiero, illusorio per quanto sia, ci consola. Tutti, perché vivere è un istinto potente che chiama a raccolta di continuo tutto ciò che può servire alla sua causa, anche (e soprattutto) l'autopresa per il culo, laica o religiosa che sia.

I leghisti della prima ora, quando scrivevano sui cavalcavia delle autostrade FORZA ETNA, evocando così un nume in grado di distruggere il meridione (e secondo loro solo quello, poveri mentecatti) prima di capire che un megaappalto mafiofilo era molto più utile allo stesso scopo, senza rendersene conto, e in un modo completamente diverso dalle loro intenzioni, ci avevano preso. Noi riavremo un mondo pieno di futuro come quello che ebbero i nostri padri nel secondo dopoguerra quando sarà successa qualcosa di altrettanto tragico a obbligarci a resettare. Cioè, "noi": quei pochi di noi che sopravvivranno e avranno modo di unire i puntini e dirlo in giro, ammesso che ce ne saranno e quand'anche che saranno compresi da qualcuno.

Perdonate, ma credo sia umano che la follia in cronaca, l'attacco militare a uno Stato sovrano per dichiaratamente impedirgli di dotarsi di armi atomiche, formula ideologica (riportata in quanto tale acriticamente dal mainstream) che nasconde l'intenzione di sollevare un polverone così enorme da poter attuare indisturbati e nascosti la Soluzione Finale del genocidio palestinese, faccia venire questi brutti pensieri...

martedì 10 giugno 2025

QUINDICIMILA VOLTE GRAZIE

Ho aperto il gruppo FB sul libro Le ricette di nonna Carmela quando avevamo esaurito la tiratura, e costruito coi proventi di quella iniziativa, e di quella di cui era figlia e coronamento, una scuola in Guinea Conakry. La storia è raccontata per esteso in una delle pagine statiche di questo blog.

Per una delle insondabili dinamiche del web e dei social, anni dopo la sua creazione il gruppo suddetto ebbe una clamorosa impennata di iscritti, che ho commentato al tempo in un post che oggi potrei riscrivere, anche se la curva della crescita si è addolcita, perché abbiamo raggiunto una cifra tonda e le cifre tonde piacciono agli umani, non si sa perché.

Ma anziché ri-ragionare sulle dinamiche, e un po' anche per compensare la mia scarsa partecipazione al gruppo social (dopo avervi postato tutte le ricette del libro una a una, ho lasciato che fossero i membri a contribuire con le loro, limitandomi ad approvare le nuove richieste di iscrizione e fare un minimo di controllo sui post impropri e i pochi nuovi membri che provano a usare il gruppo per finalità diverse da quelle proprie, di condivisione a titolo gratuito di cultura culinaria tradizionale), oggi vi racconto qualcosa di nonna Carmela proprio. Anzi, delle storielle di lei bambina che amava raccontare a noi bambini, denotando quella autoironia che è materia propedeutica dell'intelligenza. Storie che ci catapultano nella Calabria ulteriore di oltre cent'anni fa, per dire.

Carmela era una bambina un po' tontolona che aveva una sorella furba, Pasqualina. La madre, consapevole di questa differenza, affidava di solito i compiti più delicati alla sorella, ma talvolta era costretta dalle circostanze ad investire Carmela, di solito avendosene a pentire. Come quando le lasciò in affidamento il pollaio e lei per sconfiggere la noia ubriacò le galline di vino (con tanto di imbuto e bavaglino) divertendosi a vederle barcollare (ma uccidendone alcune). O quando fu mandata a portare un uovo forse alla nonna e lei per strada si mise a lanciarlo in aria scommettendo di riprenderlo al volo con il davanti del suo grembiule, ovviamente non riuscendoci. O ancora l'unica volta in cui fu mandata lei a fare la spesa, con un fazzoletto nuovo pieno di monete per pagare, e lei mentre andava, notata una monetina arruginita su un gradino, memore di tutte le volte che la sorella furba era stata lodata per aver portato a casa ogni sorta di tesoro trovato per caso per strada, si ferma colma di gioia e corre a casa a esibire il trofeo... dimenticando il fazzoletto col gruzzolo su quel gradino, e ovviamente precipitarsi indietro non servì a nulla. Ma questi erano gli abstract, le storie ve le racconto in riggitano, con le parole in cui le ho sentite e risentite oltre cinquant'anni fa.

I JADDHINI

'Na vota me mamma mi lassau mi vardu 'e jaddhini. Ma dopu un pocu, jeu cuminciai mi mi siddhìu. Allura pinzai: s'i pigghiu a una a una, ci mentu na sirbietta nto coddu non mi si llordanu, e ci rugnu a mbiviri u vinu, virimu chi fannu. Siccomu n'o vulivanu, cciù calai pi fforza cu mbutu. Non ti dicu: appena mbivivanu, cuminciavunu mi firrianu tornu tornu chi era nu spassu. Ma poi carivanu ddanterra e parivanu morti, e jeu mi mmucciai. Quandu turnau me mamma, vitti i jaddhini morti e jeu chi non c'era, e pinsau chi era vinuta na faina e cuminciau mi grira e mi chiangi, cusì jeu niscia fora e ci cuntai a virità. Mi mmazzau i tumpulati....

L'OVU

'Na vota me mamma mi rissi "va portici n'ovu a to nonna chi m'u circau". Ma era luntanu e jeu p'a strata non mi mi siddhiu pinsai a nu jocu: "ora u tiru all'aria, poi quandu scindi apru u scossu ra vesta e u pigghiu". Mi mi cumbinciu, u ripitia un pocu i voti: "u tiru all'aria, poi quandu scindi apru u scossu ra vesta e u pigghiu". U tirai, iddhu cariu, apria u scossu, e n'o pigghiai.

A SPISA

Me mamma mi diciva sempri: "malantisa, to soru Pasca quandu a mandu a cacchi parti torna sempri chi truvau cacchiccosa, e tu non trovi mai nenti, pirchì iddha è dritta e tu si babbasuna". E a mia mi fazzu surbizza delicati non mi mandava mai. Ma na vota me soru non c'era e pi fari a spisa mandau a mia. Mi ressi un fazzolettu bellu novu novu tuttu rricamatu cu nu pocu i sordi arruvugghiati dda intra, mi rissi chiddu chi aviva a cattari, e mi mandau. Appena vutai l'angulu, supra nu bizzolu vitti un sordu, bruttu,vecchiu, tuttu ruggiatu. Mi ssittati m'u vardu. E pinsai: "si ciu portu subitu a me mamma non rici cchiù chi l'unica dritta è me soru!". E cusi fici. Quandu rruvai a casa, ciù purgia cu na risata tanta e me mamma mi rissi "e brava a Carmela" e mi stava randu na baciata, ma poi si fermau e mi rissi "e a spisa?" "non ghia ancora" "e u fazzolettu" "supra u bizzolu". Fujimmu, ma ndi truvammu dui, comu ricimu nui pi diri chi certu chi non c'era nenti. Dda vota i mbuscai peggiu i chidda r'i jaddhini...

Un vecchio adagio dice che le persone non muoiono finché i vivi le ricordano. Nonna Carmela secondo l'anagrafe è morta a quasi 95 anni nel 2003, ma è ancora qui e vi ringrazia uno a uno tutti e quindicimila.

lunedì 2 giugno 2025

FUMA FUMA...

... non viri comu ti cumbinasti?! (non vedi come ti sei ridotto?! - modo di dire riggitano che si applica a tutte le situazioni in cui qualcuno ha preso una brutta abitudine, e il sarcasmo è il miglior modo di dissuaderlo.

Sono un asmatico da quando ho memoria: mi hanno riferito che a meno di tre anni dopo una bronchite forse curata male ho iniziato a respirare male specie di notte. Dopo avrei capito che tutti respiriamo peggio di notte, semplicemente perché la posizione orizzontale moltiplica la superficie su cui grava l'atmosfera sopra noi, ma della cosa se ne accorge solo chi ha problemi respiratori. Ricordo lunghe notti seduto quindi in mezzo al letto, con mia zia e mia nonna al capezzale (ho iniziato a dormire da loro per indicazione medica di scarsa salubrità degli ambienti dove abitavo coi miei) a farmi compagnia aspettando che facesse effetto il cortisone (i broncodilatatori non li avevano ancora inventati) e se no i miei andavano ad affittare per la notte una bombola d'ossigeno. Queste notti arrivavano specie se durante il giorno avevo sudato e/o ero stato esposto a correnti d'aria, di conseguenza io non potevo giocare per strada con gli altri bambini (ai tempi, lo preciso per chi ha meno di 50 anni, TUTTI i bambini stavano tutto il giorno a giocare per strada tutti assieme: erano geolocalizzati dalla collettività non dai telefonini...): devo a ciò probabilmente la mia inclinazione alla lettura e ai giochi da tavolo, ma anche il non aver mai imparato a giocare a pallone. Ma tutto ciò non mi impedì di crescere "normalmente", solo favorì la consapevolezza rispetto alla vita (aiutarono molto due periodi in cui per trovare le cause del mio problema fui ricoverato al Gaslini di Genova, durante i quali capii innanzitutto, guardando i bambini che avevo attorno, che io non avevo poi un problema così serio) e ad alcuni meccanismi che gli umani attivano senza pensarci e che invece pensandoci si possono correggere e migliorare, come appunto la respirazione. Mio padre, asmatico a sua volta come mia nonna mio zio e mio cugino e poi i miei nipoti e mia figlia (anche se nessuno grave come me, ma per dire la familiarità...), tentava di insegnarmi a "respirare piano", trasmettendomi una tecnica che poi ho letto in un libro di un professore russo (il metodo "Buteyko") e scoperto essere usato da cantanti e atleti. Ed eccomi sessantaduenne che forse sa già di cosa morirà ma intanto ancora gioca a tennis e fa cardiofitness in palestra (la seconda cosa per poter ancora fare la prima).

Raramente vi racconto carrettate di cazzi miei, e quando capita c'è una ragione. Oggi è perché il quadro dettagliato serve a sgombrare il campo da ogni equivoco: non ho mai fumato, perché proprio fisicamente non mi riusciva (e quando ho scoperto che Che Guevara era asmatico e fumava sigari perché non si aspirano era troppo tardi: i vizi si prendono da giovani), e anzi ho vissuto in un'epoca in cui era impossibile non soffrire del fatto di essere costretti al fumo passivo. Infatti, si fumava in casa (memorabili i Natali in famiglia coi vecchi al tavolo delle carte avvolto in una nuvola di Nazionali senza filtro e tu che ti avvicinavi a cercare di imparare e ogni tanto meritarti un paio di giri di "supplenza" che affrontavi con malcelato orgoglio), al lavoro, al cinema (lo schermo era avvolto nella nebbia), nei locali, ai concerti (molte canne), anche ai pochi che ho tenuto dal palco (rovinandomi le corde vocali, anche per via del fumo). La prima legge contro il fumo nei posti pubblici è del 1975, è quella ancora citata in tutti i cartelli, ma fu per due o tre decenni largamente ignorata, come i cartelli stessi peraltro; d'altronde le auto di Formula1 fino a pochi anni fa erano pacchetti di sigarette in movimento. Qualcuno fece allora una vignetta, e quella si faceva notare. Io me la ricordo ancora, e ve l'ho trovata (sta in cima al post).

Detto tutto questo, e mi sono tenuto breve, se uno come me vi dice che trova esagerato e allarmante il provvedimento che vieta di fumare anche all'aperto, il sospetto che ve lo dica per gusti o interessi personali dovrebbe essere tolto di mezzo. Il puzzo di ideologia (in senso marxiano: falsa coscienza, rappresentazione della realtà fasulla appositamente costruita per essere condivisa e così nascondere i veri rapporti di forza) è forte e lo soffro almeno quanto quello di fumo. E quando lo sento mi metto a cercarne le cause. Ho trovato questo, buona lettura. 

domenica 25 maggio 2025

SI PUO' NON VUOL DIRE SI DEVE

Della serie "meno male che non ci devo campare", da qualche settimana i miei post su facebook, che oramai da anni uso quasi esclusivamente a mo' di newsletter di questo blog, sono con ogni probabilità ancora più penalizzati dal famigerato algoritmo di Meta di quanto non lo siano già da tempo per via degli argomenti trattati. Come avevo preannunciato, infatti, ho esercitato (qui accanto le prove) il mio diritto a oppormi all'uso delle mie informazioni "per sviluppare e migliorare i modelli di IA generativa". Che dovrà fare a meno di me, e lo farà senza fare un plissè, come diceva Jannacci: infatti, probabilmente nessuno di voi avrà fatto altrettanto, e sto parlando a qualche decina di persone decisamente fuori dal comune, fosse solo perché hanno ancora il vizio di leggere gli articoli di un boomer che si arroga di dover e poter fare il suo piccolo di controinformazione, non a "gente normale" nella cui platea chi sa che esiste la possibilità di sottrarsi, che la cosa è un suo diritto, e si prende il disturbo di farlo (ovviamente, è tutt'altro che semplice e intuitivo, devi andartelo a cercare tra le impostazioni), ammonterà nella migliore delle ipotesi a uno zero virgola zero qualcosina.

Questa specie di crociata contro l'Intelligenza Artificiale, che bolla chi la pratica come cadavere ambulante (un vecchio che si è rinunciato a convincere tanto presto uscirà dal mondo del lavoro e magari anche dal mondo tout court), non ha alcuna speranza, dunque, di "entrare in terrasanta" figurarsi "prendere Gerusalemme". Ma ciò non toglie legittimità al sentirsi in dovere di combatterla. Al grido di cui al titolo.

Si può, infatti, oramai farsi scrivere i testi col proprio stile di modo che nemmeno un amico fraterno sappia distinguerli dai testi scritti di tuo pugno. Ma si può non significa che si debba, o che sia giusto farlo. E lo stesso paradigma può (e deve) essere applicato a tante altre cose:

  1. si può agire per modificare il clima, magari col nobilissimo scopo di tentare di invertire o rallentare quel cambiamento climatico di cui si è sinceramente convinti, ma non è detto che sia una buona idea, e non tanto perché il cambiamento climatico a base antropica è tutto da dimostrare, o perché finché si hanno risorse sarebbe più saggio spenderle per affrontarne le conseguenze (come sempre gli umani hanno fatto, quale che fosse la causa: basta l'eruzione di un vulcano per regalarci decenni di inverni freddi ed estati mancate, altro che annullare il tanto strombazzato riscaldamento globale), ma perché magari a tentare di farlo questi novelli Frankenstein rischiano di procurare guai più grossi dei problemi che pretendono di risolvere ("potrebbe piovere", cit.);
  2. si possono spingere le aumentate capacità tecnologiche in materia di genetica al punto da "de-estinguere" un pericoloso predatore (manco non avessero visto Jurassic park), ammesso che la notizia che avete persino sentito al TG sia vera e non sia invece una boutade pubblicitaria, ma non è detto che sia una buona idea: sapevate che l'invasione dei cinghiali fino in città (di cui sono pieni i notiziari e sempre più frequenti le esperienze personali di ciascuno di noi) è dovuta a una sciagurata pratica di incrocio di esemplari selvatici coi ben più prolifici maiali da allevamento per fronteggiare la crescente domanda dei consumatori, cosicché è bastato che alcuni esemplari scappassero per ritrovarseli ovunque e fuori controllo? sapevatelo! e con gli orsi in trentino è successa una cosa simile, senza nemmeno la scusa commerciale, ma solo la pretesa scientifica di dovere (ed essere capaci di farlo senza problemi) ripopolare la regione importando esemplari dalla vicina ex-Jugoslavia;
  3. si può digitalizzare qualsiasi cosa, identità moneta lavoro eccetera, ma se non si ha l'accortezza di mantenere ("in back-up") le capacità e le copie fisiche nella misura in cui servono si rischia di legarsi mani e piedi e consegnarsi in mano a chi possiede il controllo dell'interruttore, che spesso non si sa nemmeno chi sia e comunque non è certo li per scelta democratica (sarebbe un guaio lo stesso, ma almeno sotto il formale controllo del "popolo"), cosicché un black-out più serio dell'evento spagnolo recente ci riporterebbe (per parafrasare il famoso aforisma di Einstein sulla quarta guerra mondiale) letteralmente all'età della pietra, costretti a tornare al baratto e a rapporti di forza che altro che il cosiddetto patriarcato di cui ci si riempie la bocca a cazzo come presunta causa dei femminicidi.

Allargando l'alone semantico dell'espressione, l'elenco delle cose che finché si può farle è bene quando si deve farle è male può allungarsi a dismisura: dai vaccini alla procreazione assistita, dal linguaggio politicamente corretto all'acquisto a caro prezzo di autoveicoli sperimentali di dubbia utilità, e il resto mettetecelo voi. Come dice Heather Parisi in questa lettera aperta all'ineffabile Burioni, "La scienza non è mai stata 'io ho ragione e tu devi stare zitto'. La scienza è dialogo, è ascolto. Se invece di spiegare, umili, se invece di convincere, attacchi, allora non stai diffondendo conoscenza.  Stai solo creando un branco. E il branco è pericoloso.

E ora vi lascio a un paio di link di approfondimento, che è da qualche tempo che non lo faccio:

  • Glauco Benigni, una interessantissima digressione sui vari significati del termine Verità;
  • Massimo Mazzucco, una preziosa riflessione sulle origini comuni dei tre peggiori colonialismi della Storia.

domenica 18 maggio 2025

NIENTE TRIPLETE

La parola "triplete" è diventata di moda con l'Inter di Mourinho che vinse scudetto coppa Italia e champions; quella di quest'anno sembrava potesse emularla ma è già fuori dalla seconda a momenti dalla prima (fosse solo per vedere i servizi del tiggì sui festeggiamenti a Napoli) e a quel punto speriamo vinca almeno la terza (perché siamo italiani). Nel tennis non l'avevamo mai neanche sognata. Anzi, chi vi scrive, che come sapete si ostina a calcare la terra rossa nonostante gli acciacchi dell'età, si era abituato a festeggiare, quando (raramente) capitava, un italiano che entrava nella seconda settimana di uno slam, e meno male che c'erano le donne ogni tanto a vincerne uno, anche se a un certo punto pure tra loro sembrava che fosse stata una generazione eccezionale dietro la quale c'era il vuoto.

Invece, come saprete, gli ultimi tempi ci hanno viziato e anche tanto: numero uno a parte, che campeggia sullo sfondo di queste pagine da luglio scorso come un tempo era toccato solo a un certo Roger, ce n'è sempre qualcuno che si segnala, maschio femmina singolo doppio o livello di torneo che sia. Tanto che, visto che qui il tennis è solo uno dei tag e nemmeno di quelli centrali della "linea editoriale", a un certo punto la cosa ha smesso di "fare notizia". A meno che...

A meno che non ricapiti un qualcosa di eccezionale a riempire le caselle rimaste vuote delle cose eccezionali capitate negli ultimi tempi: primo italiano in finale a Wimbledon, primo titolo slam maschile dopo 48 anni, poi primo italiano a vincere tre slam, primo oro olimpico italiano nel tennis, e primo bronzo, coppa Davis dopo 48 anni, poi doppiata l'anno successivo in accoppiata con le ragazze, primo italiano a vincere un Master, due italiani in top ten contemporaneamente. Cosa mancava? ah si, che una azzurra vincesse singolo e doppio a Roma nello stesso anno dopo la Seles nel 1990, che un azzurro rivincesse a Roma dopo 49 anni, e che le due cose assieme giustificassero un titolo di questo post con quella sola parola. Invece, niente.

Razionalmente, anche a usarli per il meglio come ha fatto, tre mesi di stop avrebbero giustificato anche una sconfitta in uno dei turni precedenti, figurarsi in finale. Ma intimamente rode, di doversi vedere una premiazione per il secondo posto, che comunque mancava da 47 anni, che quella per il vincitore. Non si può però essere tristi, ce lo impedisce il sorriso di Jasmine Paolini, vista sollevare il trofeo di vincitrice per due volte in due giorni. Per i maschi, facciamoci ancora bastare il coro in memoria: AADRIAANO! AADRIANO!

domenica 11 maggio 2025

SE NE FA UN ALTRO

Non essendo credente, non parlo di questo argomento per interesse diretto. Ma l'influenza enorme che una figura dominante come quella del capintesta della Chiesa cattolica ha sull'opinione pubblica, e non solo di credenti (il bisogno di salvare dalla condanna almeno uno della cricca dei potenti è intimamente umano, e la figura del Papa pare fatta apposta), suscita il mio interesse indiretto, e spero anche il vostro.

Da quando fu fatto fuori Luciani, per aver minacciato esplicitamente di voler fare chiarezza nell'intrigo di soldi e potere in cui era coinvolta la Chiesa, il soglio di Pietro infatti è stato ininterrottamente occupato da personaggi con scopi politici precisi, e ben diversi dalle dichiarazioni pubbliche per le quali hanno raccolto entusiasmo e venerazione. Volendo semplificare estremamente, Wojtila era li per consentire all'Occidente di vincere la Guerra fredda e demolire l'URSS, Ratzinger per consolidarne i risultati (quando un Papa "regna" abbastanza a lungo da aver nominato quasi tutti i cardinali che dovranno eleggere il suo successore non ci si può attendere diversamente) ma "se ne dimenticò" e non seguì il destino di GP1 grazie alle quasi inedite dimissioni, seguite dall'immediata elezione di Bergoglio. Uno che era stato pappa e ciccia con la dittatura argentina, e che si dimostrerà pappa e ciccia con la cricca che sta imponendo l'Agenda 2030 e ideologie connesse, il resto è solo facciata.

Il teorema tra parentesi poche righe indietro rema contro questa ipotesi, ma la speranza adesso è che "lo spirito santo" abbia suggerito ai votanti che effettuare uno scarto rispetto a questa subalternità al Potere fosse l'unica, forse l'ultima, speranza di mantenere per la loro istituzione un ruolo di potere autonomo. Prevost ebbe comportamenti opposti a "el Papa" durante la cosiddetta pandemia, e il suo evidente immediato (fin dal vestito, fin dalla scelta del nome) distanziarsi dall'affettata "vicinanza agli ultimi" del suo predecessore lascia sperare che lui invece non si scordi dei "penultimi", senza salvare i quali gli ultimi perdono ogni speranza di promozione.

Lo vedremo, il tipo è relativamente giovane e dovrebbe avere il tempo di lasciare un suo segno, anzi come ha detto un mio amico sto giro non è nemmeno più detto che noi si viva più a lungo di lui: nd'a jucamu, ce la giochiamo. Magari, a tennis...

sabato 3 maggio 2025

BLACKOUT

Nell'album Metropolis di Guccini, un gioiello uscito quando avevo 18 anni, c'è un brano di cui ho preso a prestito il titolo, che racconta il lato romantico di un avvenimento ricorrente in quegli anni di austerity e crisi petrolifera, che minaccia di tornare tale in questi anni di Agenda 2030 e terrorismo climatico ed energetico di regime.

La cronaca spagnola, cioè, potrebbe ripetersi, e si: anche da noi. O perlomeno così si potrebbe dedurre da un'analisi seria delle cause. Esatto, quella che non c'è stata nella cronaca mainstream, che ha preferito buttarsi subito sull'evento climatico estremo ("ha stato il cambiamento climatico!": e come ti sbagli?!) o sul classico dei classici, l'attentato terroristico, magari di hacker russi. Lo sciacallaggio mediatico, sempre esistito per carità, è diventato la regola, la prima opzione.

Bisogna andare a spulciare nella rete per trovare chi ricordi che l'evento che ha paralizzato la penisola iberica e zone limitrofe, ivi compreso il torneo di tennis a Madrid, è stato preceduto di soli pochi giorni dalla celebrazione in pompa magna del raggiungimento da parte della Spagna dell'obiettivo 100% di energia da fonti rinnovabili. Peccato che la maggior parte di queste ultime sia soggetto a sbalzi naturali di produzione tra l'altro non sincronizzati, anzi spesso in contrasto, con gli sbalzi naturali di consumo, creando i presupposti per delle strozzature per cui eventi estremi da estremamente improbabili divengano sia pur raramente possibili, il che per la nostra società è troppo.

Già perché, rispetto al 1981 cantato dal Maestrone in cui pure la dipendenza della società dall'approvvigionamento elettrico costante era un fatto acquisito, sono successe un pochino di cose che hanno peggiorato la situazione. Al punto che uno scenario in cui un evento durasse più di qualche ora, diciamo almeno qualche giorno, diventerebbe tale e quale a un b-movie catastrofico. Avendo tutto sui telefonini, infatti, quando si è scaricata anche l'ultima power bank restiamo tutti non solo senza possibilità di comunicare, ma anche: senza notizie, senza soldi, senza amici, e chi ha meno di cinquant'anni senza alcuna capacità di orientamento. Per farla breve. Senza intrattenimento e col problema di consumare tutto il cibo nel freezer, prima, e di trovarne altro, poi, si era già 45 anni fa.

Un "covid della tecnologia", insomma, come ebbe a profetizzare qualche tempo fa il re dell'Etiopia (uno dei posti in cui la Storia, a saperla studiare, ha sfatato il mito di "italiani brava gente" di cui troppo spesso ci riempiamo la bocca), da una posizione in cui evidentemente riesce ancora a mantenere un punto di vista realistico. Ce ne sarebbe abbastanza per apprendere la lezione, che forse è: non affidare mai tutta la tua libertà (felicità, ricchezza, quello che vuoi) a una unica fonte, sennò rischi di perderla tutta d'un botto.

Insomma, qualsiasi "integralismo" è foriero di sventure, anche quando è lastricato di buone intenzioni (come la strada del diavolo, si diceva una volta), e anche (e direi soprattutto) quando non si riesce neanche a vederle, all'orizzonte o dietro l'angolo. Secondo questo assunto, quindi:

  • incentivare l'approvvigionamento di energia da fronti rinnovabili è una buonissima idea, ma affidarsi a loro al 100% è una pessima (specie se ci si dimentica, come colpevolmente si fa in Italia, Paese eminentemente montuoso, che la migliore tra esse resta l'idroelettrico, che funziona anche di notte e quando non c'è vento);
  • fidarsi della scienza è giusto, specie quando è tale cioè mette qualsiasi protocollo a disposizione di ripetizione o smentita da parte di chiunque, ma affidarsi dogmaticamente alla Scienza nelle decisioni specie politiche è non solo pericolosissimo ma anche una contraddizione di termini che automaticamente dequalifica la scienza a fede pseudoreligiosa o credo politico;
  • disinquinare il massimo possibile è giusto, ma elevare il cambiamento climatico di origine antropica a luogo comune, implicante il corollario (del tutto infondato, e pericolosissimo) che sia possibile invertirlo, cioè ingegnerizzare delle azioni che abbiano degli effetti e che questi siano quelli desiderati e controllati, è una bufala col botto, giustificata dal business che sottintende, e avente scopi politici e di redistribuzione della ricchezza verso l'alto.

E l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Meglio salutarci con Guccini, poi fate voi.

domenica 27 aprile 2025

OGNI RESISTENZA È UTILE

Chi non se n'è ancora accorto è perché forse ha il telefonino obsoleto o quasi e nel suo device la funzionalità non appare: da un po' di giorni è comparsa una nuova icona in Whatsapp, una rotellina che incentiva l'interpello dell'Intelligenza Artificiale durante il normale utilizzo dell'applicazione, affiancata dal cambiamento della descrizione dentro la casella di ricerca, in "chiedi a Meta AI o cerca", che significa che anche se non clicchi sulla rotellina le tue ricerche sono automaticamente utilizzate per implementare la mole di dati su cui si basa la cosiddetta Intelligenza Artificiale. La rotellina è qui a sinistra, la dimostrazione dell'ultimo assunto è nelle stesse comunicazioni di Meta ai suoi utenti: qui sotto vi riporto quelle che chiunque voglia può trovare su Facebook.

Dico "cosiddetta" perché, repetita juvant, chi parla di "intelligenza" lo fa a mo' di slogan di marketing, se sa di quel che parla, altrimenti a pappagallo, ma stiamo parlando di un qualcosa che ha a disposizione una mole di dati da incrociare tale che SEMBRA dia risposte intelligenti e autoimparanti, e senza quei dati non sarebbe in grado di fare niente. Ecco perché chi ha in mano il giochino, e si sta arricchendo smodatamente, non fa altro che cercare di accumularli, da un lato prendendoseli a gratis dagli utenti (quasi tutti entusiasti del nuovo gingillo) e dall'altro stivandoli in centri sempre più grandi ed energivori. Una logica che, lungi dall'essere rivoluzionaria, è decisamente reazionaria, se si pensa che i CED erano una necessità elefantiaca degli albori dell'informatica che sembrava essere stata superata per sempre dalla possibilità di condividere informazioni e capacità di loro elaborazione data dall'avvento di Internet.

Ma non è la prima volta nella storia dell'umanità che una concessione potenzialmente democratica, lasciata espandere dai detentori del Potere perché costretti (che so, da un guaio grosso che avevano combinato, tipo una guerra mondiale) e/o perché pensavano di averne molti vantaggi e pochi rischi, viene "ritirata" più o meno gradatamente e riconoscibilmente appena comincia a manifestarsi il suo potenziale "eversivo". Se ci pensate, è successo con quasi tutti i diritti economici fondamentali, con la complicità di chi si è fatto abbindolare dal baratto coi diritti cosiddetti civili (che senza quelli economici valgono zero), perché non doveva succedere con i PC (chissà, forse il destino è nel nome...)?

Fatto sta che persino l'amministrazione pubblica sta tornando alla logica dei Centri di Servizio delle Finanze, che però almeno erano di proprietà dello Stato, dei veri e propri bunker peraltro, mentre adesso mette in braccio a Microsoft tutti i suoi documenti e se non ci sei connesso non solo non vedi quelli ma nemmeno funziona quel trabiccolo portatile che ti da per lavorare, presto unico feticcio di quell'ufficio che persino Fantozzi pur nel sottoscala aveva e che hanno in animo non abbia invece più nessuno. Ma anche il progetto di costruirsi dei data center in casa ha le sue controindicazioni (in primis, energetiche e di impianto ambientale), senza contare che prima di farne di nuovi si poteva scegliere di mantenere e semmai implementare quelli vecchi in possesso delle varie PA, anziché spostare i dati in mano a multinazionali private.

Tornando a noi, l'utente medio non si accorge della rotella o la usa senza pensarci, quei pochi che si rendono conto dell'ennesimo salto di qualità nel "furto di profilo" fanno spallucce e ridacchiano, se glielo fai notare, ricordandoti ("si, come se non fossero anni che sanno tutto di noi!") di tutti i furti precedenti come la rana nella pentola con l'acqua calda e dimenticando che uno tu avevi lanciato l'allarme anche prima e due esiste una temperatura in fisica in cui l'acqua bolle e la rana cuoce.

Perciò, posto che ormai non possiamo fare a meno di questo applicativo di messaggistica per il semplice motivo che ha soppiantato nella quasi totalità dei nostri amici parenti conoscenti persino le funzioni base del telefonino, dobbiamo informarci bene su cosa comporta l'integrazione con metaAI e su come limitarne al massimo l'utilizzo. Ringrazio Pasbas per i link, mentre il suo consiglio di passare ad altra app analoga (magari "cinese" come WeChat o "russa" come Telegram) si scontra con la reale possibilità che una azione dal basso possa avere un impatto significativo nelle abitudini di massa, che per un qualcosa che deve servire a tenerci in contatto con tutti sono decisive. Lui è ancora più veterocomunista di me, e ci crede.

Ma al di là di ogni piccola o grande differenza di posizione tra quelli che sollevano il problema, l'importante è che questi esistano, esistiamo, perché qualsiasi forma di resistenza a qualsiasi cosa che cerca di imporsi in modo pervasivo è da benedire, anche la più effimera e senza speranze. "Ogni resistenza è inutile" era lo slogan dei cattivi più cattivi dell'universo di Star Trek, ma alla fine qualcuno glielo ha ricacciato in gola (leggi questo mio vecchio post per approfondimenti).

venerdì 18 aprile 2025

DOPO IL LICEO CHE POTEVO FAR

Martedi 15 aprile scorso il mio vecchio liceo mi ha onorato di ospitarmi ad un evento diciamo così commemorativo dei vari tentativi di giornalino scolastico che vi si sono svolti negli anni, di cui l'Editoriale Studentesco dei miei tempi fu uno dei primi.

L'iniziativa è accompagnata dalla pubblicazione su un sito, questo Vinci's papers, delle copie scannerizzate che i ragazzi sono riusciti a reperire, con l'aiuto di alcuni di noi (ma non mio: le avrò smarrite in uno dei miei cento traslochi). E la volontà di non spoilerare, unita alla consapevolezza di essere di fronte a un evento "interno", in cui tutti gli interessati alla partecipazione già aderivano, mi ha indotto a parlarne su queste pagine solo dopo. Ma anche a questi patti, e a cose fatte, sento il bisogno di farlo, per sottolinearne la meritorietà, in primis dei ragazzi e degli insegnanti che li hanno affiancati.

Non sono potuto intervenire in presenza, ma oggigiorno la cosa è ordinariamente bypassabile. Mi hanno chiesto conto in particolare di un mio articolo sugli scrittori meridionalisti, che in quel periodo scoprii grazie all'astuzia di un'altra insegnante, la professoressa Quattrone Ferro (mi hanno detto che è ancora in vita - magari la rivado a cercare, come feci nel 1999 in - occasione dell'uscita di Chi c'è c'è - e la cosa non è più vera nemmeno per tutta la nostra classe), che al tempo trovò il modo di avvicinare alla lettura degli adolescenti zucconi e sfaccendati (peraltro, come tutti gli adolescenti di ogni epoca, secondo gli adulti di ogni epoca). La domanda mi ha dato l'occasione di sottolineare una cosa forse risaputa ma a cui spesso non si bada tanto: a scuola, come poi nella vita, uno dei fattori che contano di più è la fortuna di incontrare le persone giuste (nella fattispecie, gli insegnanti giusti) al momento giusto, ovviamente unita alla bravura di saperla riconoscere. E magari è una professoressa di italiano, a spingerti nella direzione opposta rispetto a quella che ti aspettavi essendoti iscritto allo Scientifico, ma capita benissimo che uno che si iscrive al classico venga invogliato a diventare un matematico, per dire. Avrei voluto dirgliela bene, sta cosa, ai ragazzi, anche per fare indirettamente un complimento ai professori presenti, ma noi invitati avevamo cinque minuti a testa e verso la fine siamo anche stati invitati a una maggiore sintesi, perciò gliela scrivo qui e poi gli mando il link.

E che mi trovo, dico loro un altro paio di cose che avevo in canna e gli ho solo accennato:

  • oltre alla fortuna, conta che una volta che hai capito cosa sei poi non te lo scordi mai di esserlo: io, ad esempio, ho studiato comunicazione quando ancora non c'era la facoltà, e mi sono trovato a fare il comunicatore per mestiere dopo decenni, quando oramai non me l'aspettavo più, proprio perché dentro non avevo mai smesso di esserlo - l'episodio è significativo: credendo di partecipare a un colloquio selettivo, capitai invece nel bel mezzo di una riunione operativa per il varo di un sito Internet, e da comunicatore cercai di dire cose sensate, evidentemente riuscendoci al punto che, scoperto l'equivoco, mi fu detto che il colloquio era superato;
  • oltre alla fortuna e all'essere se stessi, conta il modo con cui ti approcci alla narrazione della realtà: meglio uno strafalcione, meglio rischiare di essere "iscritto tra i complottisti", che accettare supinamente i fatti per come ti vengono raccontati - e più il racconto è monocorde, più il dissenso è nascosto o peggio ancora perseguitato, più vi si deve accendere una lampadina nel culo a farvelo muovere per andare a cercare i racconti alternativi: solo così alla fine avrà senso che la vostra voce esista, e avrete la possibilità di esercitare l'arte di raccontare (notizie o storie poco importa) e non il mestiere che tanto oramai non ci campa più quasi nessuno e tra un po' le macchine faranno al posto vostro. D'altronde, come peraltro è emerso dagli interventi di molti, quei ragazzi di decenni fa, con la loro iniziativa editoriale, questo volevano fare: dire le cose dal loro punto di vista, sottraendosi ai luoghi comuni che pretendevano di incasellarli da direzioni opposte.

Vi lascio, in omaggio al taglio dei ciclostile di cui parliamo (in cui spesso si parlava anche di musica), con la canzone da cui ho preso a prestito il titolo, che poi è proprio di quell'epoca li. Grazie, compagni di liceo vecchi e nuovi.

P.S. (ma davvero): mio nonno me lo diceva sempre "stai attento che a forza di dire fesserie finisci sui giornali...Eccomi qua, nome e cognome.

domenica 13 aprile 2025

SE NO, SON DAZI

I miei 30elode in economia politica e internazionale li ho presi quando si studiavano liberamente tutte, le teorie economiche, cioè prima che l'ultraliberismo finanziario multinazionale imponesse il monopensiero monetarista al punto da far silenziare temo anche all'università ma son certo nel mainstream l'esistenza di alternative alle ricette presentate come "naturali" e "scientifiche" senza contraddittorio. Dai miei studi è passato tanto tempo che ho poco di che vantarmi, avrò dimenticato quasi tutte le formule e i dettagli, ma ricordo abbastanza bene che, ad esempio, tra l'apertura incontrollata di tutte le frontiere e un mirato protezionismo la partita del calcolo costi/benefici era aperta, e andava giocata di volta in volta con piglio empirico da ciascun governo e magari col consenso dei propri cittadini.

Perciò quando ascolto (basta accendere la TV, ce n'è in qualsiasi programma) i commenti irridenti al personaggio Trump, che magari se li merita tutti, mi viene lo schifo. Perché nessuno ricorda che sta li perché è stato più che regolarmente eletto e tenta di fare le cose per cui è stato eletto, ha un mandato e lo rispetta, tra le goffaggini sue naturali e gli stop&go che a volte la politica richiede. Chi avesse davvero a cuore la democrazia, parola che riempie la bocca ma troppo spesso senza senso, dovrebbe sapere che la cosa peggiore che possa fare Trump è più legittima della cosa migliore che possa fare la VonDerLeyen: più esplicita non la riesco a dire.

Ma torniamo nel merito. Non sappiamo ancora come le mosse trumpiane si posizionino nel continuum tra boutade estemporanea irrealizzabile e infatti subito rientrata e inizio della fine della globalizzazione ultraliberista, ma anche nella peggiore delle ipotesi sono da salutare come una boccata di aria fresca nello stagno putrido della politica economica internazionale, un segnale che forse un altro mondo è possibile, che non è vero che quello che ci stanno preparando è ineluttabile, c'è ancora un posto nel mondo dove gli elettori possono mettere in condizione un vecchio rincoglionito a rimettere in discussione qualcosa. La globalizzazione può essere, fin dall'inizio, efficacemente descritta con la fisica dei sistemi: è l'accelerazione tecnologica che ha portato con curva iperbolica il mondo a essere un sistema unico, a cominciare dai trasporti per finire alle criptovalute con tutto il resto in mezzo, non ci si può fare molto. Ma questo, lungi dal rappresentare un argomento per l'abbattimento di ogni tipo di frontiera come se davvero il risultato fosse certamente utopico e non distopico come è sotto gli occhi di tutti (ma si sa, chi non vuole vedere non vede), è un motivo in più per propugnare una più attenta e mirata azione degli Stati nazionali a limitarne perlomeno gli effetti più deleteri. Ma questa forse va spiegata meglio.

In economia ci sono essenzialmente tre mercati: merci, capitale e lavoro. Fin dagli inizi della rivoluzione industriale e tecnologica, gli economisti classici ebbero modo di osservare che se tra due Paesi vengono unificati due di questi mercati, il terzo si unifica automaticamente. Precisamente, mi pare fosse un certo Ricardo. Ma fu un certo Marx a inserire questa teoria in un quadro teorico orientato dal punto di vista della gente comune, per non usare termini sputtanati ideologicamente. Diventato il mondo un sistema unico per quanto riguarda le merci, era chiaro che se si consentiva la stessa cosa ai capitali si doveva dare per scontato che sarebbe successa anche al lavoro, con le differenze di velocità e resistenze connesse per natura a ciascuno dei tre ambiti. Gli economisti classici sostenevano che esiste sempre un punto di equilibrio automatico cui tende il sistema economico lasciato libero di agire secondo le sue logiche, peccato che questo punto possa essere tranquillamente al di sotto della sussistenza dei lavoratori, e averlo dimenticato costò al mondo l'entrata in auge dei nazifascismi e una guerra mondiale. Dopo la quale, fu solo l'interregno dei keynesiani che salvò il capitalismo da se stesso, propugnando l'intervento pubblico nell'economia: lo Stato doveva fare tutto quello che poteva per evitare che il mercato lasciato a se stesso portasse alla rovina i suoi cittadini. Il fatto che tra le cose che fecero gli Stati ce ne fossero molte di storte diede modo al liberismo di riprendere piede, col cosiddetto monetarismo (chiamato così perché l'unica leva che concedeva allo Stato era un moderato governo della quantità di moneta in circolazione), ma l'unificazione dei mercati finanziari figlia dei progressi tecnologici informatici completò la globalizzazione, rendendo solo questione di tempo l'unificazione mondiale del mercato del lavoro.

Ecco che Marx mentre veniva cacciato dalla porta (la caduta del blocco comunista fu una questione di soldi) rientrava dalla finestra: il mondo era un immenso "esercito industriale di riserva" che veniva usato per re-impoverire i popoli risarciti della guerra mondiale da trent'anni di keynesismo. Alla fine, si spostano le persone, e prima di loro si sposta la produzione. E intanto la retribuzione del fattore lavoro crolla. A chi tocca fermare questo scempio, o perlomeno tentare in qualche modo di limitarne gli effetti più deleteri, se non agli Stati democratici, quando gli elettori democraticamente eleggono qualcuno dandogli mandato perché lo faccia? Peccato che nel frattempo i padroni del vapore della globalizzazione finanziaria abbiano partorito il mostro chiamato Unione Europea, molto ben mascherato dall'ideologia finto pacifista/progressista, inducendo per tale via gli Stati a cedergli sempre più sovranità. Per cui se noi oggi (è già successo più volte, peraltro, da Berlusconi alla Meloni passando per Grillo) eleggiamo qualcuno per affidargli il compito di cui sopra, questo semplicemente non può. Gli americani (ma non solo loro, ad esempio leggete questa sui messicani), ancora, si. Che invidia...

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