Visti ieri sera al Geronimo's Pub di Marino, alle porte di Roma, gli Omaggio al Maestro sono un buonissimo esempio di come deve essere una tribute band: fedele più che alla lettera, allo spirito dell'artista che intendono omaggiare.
Per un appassionato di musica girare per localini a sentire la gente che suona davvero è esercizio insostituibile, infinitamente più intrigante e appagante che la fruizione casalinga del "disco" o il concertone del "mostro" di turno o meno che meno la radio (quasi tutte appiattite da decenni, purtroppo). Se lo fai con una certa assiduità da tutta la vita, magari avendo anche sperimentato sia pur fugacemente l'altro lato del palco, oltre ad annoverare con un certo orgoglio di avere ascoltato "da piccoli" gente che poi ha raggiunto il successo e magari averlo pure previsto (come una certa Giorgia, qui a Roma...), acquisisci quella sensibilità che ti fa dire questi sono davvero bravi, e se hai un blog fargli un minimo da cassa di risonanza, per quello che puoi.
Questi ragazzi mi hanno colpito, prima ancora che per l'esecuzione dei brani, fedele più agli arrangiamenti originari che a quelli odierni (Battiato poi li capovolge spesso) ma senza esagerare, cosa questa che distingue una buona tribute band da una cattiva, per l'ottima scelta di repertorio: i pezzi dall'applauso facile, quelli che devi fare per forza, alla fine, e prima brani come Shackleton, Atlantide, ed alcuni tra i più difficili da eseguire di quelli nuovi. Scelte per nulla scontate, che dimostrano l'autentica passione perlomeno di alcuni di loro nei confronti dell'artista che tributano. Chapeau, regà (anche se a leggere il cognome del cantante direi figghioli): la prossima volta, però, fatemi pure Stranizza d'amuri, e occhio al mixer: la voce della ragazza merita maggiore attenzione, perchè fa il paio con la sua bellezza e sensualità.
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