venerdì 31 ottobre 2008

RASSEGNA STAMPA SULLA CRISI CAPITALISTA

L'abbiamo già detto: siccome sui circuiti dell'informazione ufficiale certe cose non si dicono, è compito di ciascuno di noi passare parola, fare cassa da risonanza, nel proprio piccolo, su cosa succede veramente e quali potrebbero essere gli scenari che ci attendono.
Non si tratta di fare i corvacci. Eugenio Benettazzo, ad esempio, è da anni che viene additato quasi come fosse uno jettatore per le sue lucidissime analisi (famosissime solo in Rete, visto che in tivvù le poche volte che lo chiamano non lo fanno parlare...). In questo pezzo, rivendica la giustezza delle sue previsioni, denuncia l'errore madornale che si sta facendo in questi giorni (riempire di soldi sottratti alla collettività proprio quei soggetti, banche in testa, che hanno provocato lo sfacelo in atto), e prevede che continuando così la cosa migliore che ci si possa augurare è che la crisi si approfondisca così rapidamente da rendere inevitabile un default, un azzeramento del sistema monetario e creditizio e un ripensamento della globalizzazione, soli rimedi possibili a questo punto.
Antonella Randazzo, altra voce del web che da anni si scaglia (tra l'altro) contro il signoraggio e il sistema finanziario imperante, in questo pezzo denuncia addirittura l'artificiosità della crisi a scopo intimidatorio e predone: il sistema mafiobancario mondiale le crea per tenere buona la gente e intanto appropriarsi di fette crescenti di economia reale. Anche lei, dopo aver analizzato in dettaglio le crisi mondiale del 29 e argentina del 2001, reputa che se davvero la crisi attuale fosse decisiva, la gente comune e i diseredati non devono preoccuparsene e anzi possono cogliere la migliore occasione per ricostruire un mondo più giusto.
Quelli di casinocrash.org arrivano a definire un programma dettagliato di ricostruzione post-crisi, che si può sottoscrivere sul loro sito. Lo riportiamo nella versione tradotta su Megachip, senza tentare di sintetizzarlo che è impossibile, ma idealmente adottandolo come programma politico, tanto è condivisibile. Lo scollamento dell'economia finanziaria da quella reale, del modello di sviluppo imperante così come si è esponenzialmente realizzato con la globalizzazione dalle risorse disponibili sul pianeta, è tale che saremo costretti a una revisione radicale dei nostri valori. Ogni uomo sulla terra ha diritto a un lavoro, una casa ed eventualmente una famiglia, cibo e acqua per sopravvivere. Se considerare questo e non altri l'unico punto fermo significa essere comunisti, siamo comunisti. Ma forse significa semplicemente essere realisti: o troviamo il modo di costruire un modello di sviluppo compatibile col pianeta, o il pianeta troverà un modo suo di sopravvivere a scapito nostro, o morirà lui con noi sopra.
Il processo, peraltro, non sarà indolore. Se non cambiamo rotta subito, man mano che ci si avvicina al punto di non ritorno ecologico si innescheranno dinamiche politiche incontrollabili, sotto forma di conflitti più o meno dichiarati. La cosa è già iniziata col petrolio, dal 1991. Già 17 anni fa. Giulietto Chiesa su Megachip, e meglio ancora il solito Carlo Bertani sul suo blog, prevedono ci stiano preparando una spaventosa guerra mondiale, in quanto è l'unico sistema a disposizione dei potenti per governare l'azzeramento reso indispensabile dalle loro stesse dissenate politiche. Lo hanno già fatto più volte, nel secolo scorso: rileggiamo la storia sotto questa lente, se vogliamo davvero vederci chiaro. E rileggiamoci magari pure gente come Herman Hesse, che queste cose le disse negli anni 20 e 30, prima di scagliarci contro profeti che pensiamo falsi e invece sono purtroppo veri.

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