lunedì 17 agosto 2009

DALLA PARTE DELLA LEGGE

Ho ricevuto, e pubblico molto volentieri in maniera integrale, un commento al blog troppo lungo per essere postato "tradizionalmente". Solo poche righe di commento. Ho molti amici tra le forze dell'ordine e so bene che in genere i cosiddetti tutori della legge nel nostro Paese sono in stragrande maggioranza persone oneste che cercano di fare bene il proprio lavoro. Spesso però in questo sono osteggiati proprio da chi da un lato si riempie la bocca di sicurezza e dall'altro li lascia senza mezzi e li impiega in compiti improbi come in occasione dell'assurdo G8 aquilano o in genere come codazzo di esibizionismi pubblici. Per questo trovo che mentre la precisazione contenuta nella lettera è congrua e condivisibile, il testo in realtà non contraddice il messaggio profondo che il mio articolo cui risponde - regime, si regime - voleva passare. Nel 68 Pasolini disse di stare dalla parte dei figli di proletari poliziotti e non da quella dei figli di papà studenti. Vogliamo tutti continuare ad essere sempre daccordo con lui.

Ciao Cugino,
un fatto prima del commento: qualche giorno fa sono stato inviato come responsabile del servizio di ordine pubblico presso un albergo cittadino, dove era giunta una delle più blasonate squadre di calcio italiane per disputare, nella serata, un'amichevole. Durante tale servizio, con circa cinquecento persone affamate di autografi alle porte dell'albergo, e con i rappresentanti della società ed i calciatori per niente disposti a concedersi ai supporters, ho dovuto indicare agli operatori di respingere alle porte eventuali fans. Dopo un po' di tempo mi sono recato anch'io all'ingresso, dove, sotto il sole cocente delle 15,00 di un giorno di agosto, ho visto e sentito un ragazzino di 15/16 anni mandare a quel paese un operatore in divisa con la pelata tutta sudata. A quel punto sono intervenuto e ho chiesto al ragazzino, con fare molto autoritario, il perché avesse mandato a quel paese l'operatore e se avesse chiaro che l'operatore in divisa era in quel momento la pubblica autorità che gli stava dando un ordine, che era quello di uscire dall'androne dell'albergo. Allo sguardo misto di odio e di timore che avevo suscitato ho risposto con una paternalissima mano che gli accarezzava la spalla senza spingere in alcun modo, credimi, invitandolo ad uscire. A quel punto ottenevo dal giovincello un “vaffancul, e liev 'i man' a cuoll ”. L'ho guardato uscire dall'androne, sorpreso. Lui, e i suoi amici, mi guardavano di sottecchi, con sfida ed attenzione per quello che facevo.
Ecco cugino, il fatto, e, ancora prima del commento, una premessa: scrivo come cittadino di questo Stato e non come rappresentante; e come cittadino sono anch'io un tifoso, ed in alcuni casi, un manifestante. Se vai a vedere il mio profilo su facebook puoi notare che sulla foto indosso una maglietta, a cui sono molto affezionato, che ha un simbolo pacifista e un bel “NO al ponte”.
Ti aggiungo che la nostra generazione e la nostra educazione è quella che ci ha insegnato il rispetto per le istituzioni. Mio padre, ogni volta che entravo in conflitto anche solo con il nostro cane, dava torto a me. E' il motivo per cui, pur essendo entrato in Polizia da quindici anni, ogni volta che per strada vedo una pattuglia ferma con paletta in mano, mi sussulta il cuore.
Detto questo, ecco il commento: nel nostro ordinamento, l'art. 4 t.u.l.p.s. e l'art. 11 del D.L. 21.03.1978 n. 59, prevedono un tipo di provvedimento amministrativo (ablativo personale) che è il fermo di identificazione. Questo strumento, dotato dei crismi della esecutorietà, dà la possibilità a qualsiasi ufficiale-agente di polizia (polizia di stato, carabinieri e altri corpi appartenenti all’esercito, polizia municipale ma solo se hanno la qualifica di agente di polizia di sicurezza) di portarTi in Questura per procedere alla Tua identificazione nell'arco massimo di 12 ore, quando ci sono indizi sufficienti per ritenere che le generalità che hai dato o i tuoi documenti siano falsi. “ Indizi sufficienti a far ritenere che le generalità che hai dato o i documenti siano falsi ”. In questa frase stanno tutti i limiti della discrezionalità che ha l'operatore quando vieni fermato per identificazione. Non discuto sul fatto che, molte volte, questa frase dà la possibilità a operatori disonesti, in mala fede,o, semplicemente, “incazzati”, di applicare in modo molto personale o arbitrario questa norma e ritenere troppo facilmente che sussistano questi “sufficienti indizi”, ma qualsiasi giustificazione, questi operatori, in uno Stato di diritto, la devono dare ai magistrati una volta che il soggetto fermato ed identificato li abbia denunciati per abuso. Infatti, l'unica possibilità che ha il cittadino di opporsi a una decisione di “identificarlo presso gli Uffici di Polizia” (essendo questo un provvedimento che si presume “legalmente preso dall'autorità” e, quindi, immediatamente esecutivo ed esecutorio), è quella di dimostrare che i Pubblici Ufficiali o gli Incaricati di Pubblico Servizio l'hanno fatto in maniera disonesta, in mala fede o, semplicemente strumentale, e farli condannare per “Abuso d'Ufficio” art. 323 c.p. Altra strada non c'è n'è, se non quella di resistere al provvedimento beccandosi, se va bene, una denuncia a piede libero (la resistenza, in casi gravi, prevede anche l'arresto in flagranza di reato).
Queste sono le REGOLE che attualmente vi sono e che vanno rispettate anche quando vi è una manifestazione pubblica o, maggiormente quando vi è una manifestazione pubblica. In alternativa vi è anche la possibilità di cambiare le REGOLE. Questo governo lo ha già fatto per le intercettazioni, spuntando le armi (o secondo molti semplicemente deponendole) che lo Stato ha nei confronti delle attività criminali, basta poco che lo faccia anche abrogando una vecchia norma del 1931, ormai desueta e controcorrente. A torto o a ragione, infatti, vedo che la Pubblica Sicurezza Statuale, a giudicare dalle urla di aiuto del soggetto fermato per identificazione e dal Tuo articolo che rispolvera addirittura i fatti di Reggio nell'Emilia del 1960, non riscuote più una grande fiducia, anzi.
Me lo conferma anche lo sguardo ed il comportamento del tifoso allontanato dall'androne dell'albergo... me lo confermano quindici anni di cocciuto impegno (schizofrenico a volte) nel rispetto della legge e delle regole.
Abbiamo, credo e mi auguro, la stessa formazione giuridica e culturale oltre che una grande affinità di curiosità e di giudizio, ed è per questo che mi permetto di intervenire nel Tuo blog.
Le istituzioni sono fatte di uomini, che si rendono organi dello Stato e lo rappresentano nei poteri-doveri. A volte sbagliano, in questo caso è mia ferma convinzione che chi sbaglia paghi due volte (una per l'errore commesso, l'altra per l'immancabile discredito e confusione che colpisce tutti, operatori e cittadini), ma è un'organizzazione negli ultimi anni lasciata progressivamente a secco, senza mezzi e personale, ma che riesce ancora a fornire un servizio moderno e trasparente, a livello di quello offerto dalle altre polizie europee più rigide, più ermetiche, più pagate.
Proprio perché credo nel confronto dialettico violento ed approfondito ti dico in modo molto rammaricato ed impietoso che con il livello di stima e di fiducia nella Polizia di Stato Italiana che ho visto in questo articolo ed in questo video, con il livello di tensione raggiunto tra l'incudine (il governo che taglia, che ci chiama “panzoni”, “imboscati” e “fannulloni”) ed il martello (la società civile che per un semplice autografo ti manda “affanculo”), mi viene veramente voglia di gridarlo io a tutti e di incitare e gridare: “LARGO ALLE RONDE”.

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