mercoledì 5 agosto 2009

ONAN IL BARBARO

Devi sapere, o Principe, che tra gli anni in cui gli oceani inghiottirono Atlantide e le sue radiose città, e gli anni dell'avvento dei Figli di Aryas, ci fu un'Età mai sognata in cui splendidi regni si stendevano sul mondo come azzurri mantelli sotto le stelle: Nemedia, Ophir, Brythunia, Hyperborea... Ma il regno più superbo del mondo era Aquilonia, che dominava suprema il sognante occidente. Qui giunse Conan il Cimmero, dai capelli bruni e gli occhi cupi, la spada in mano: un predone, un saccheggiatore con gigantesche melanconie e gigantesche allegrie, venuto a calpestare sotto i suoi sandali i troni di ogni terra incastonati di gemme...
E' l'incipit con cui Robert E. Howard avvia la saga letteraria di Conan il Cimmero, parafrasata poi in tutte le storie della fortunata serie di fumetti con cui il personaggio è giunto a noi, passando per un brutto film col giovane Schwarzy. L'assunto cui aderisce Howard per creare il suo universo immaginario, che come è noto consente allo scrittore e al lettore più gradi di libertà rispetto al mondo reale - e precisamente in ciò consiste la fortuna della fantascienza e del fantasy in genere, è che prima della storia che è arrivata fino a noi, e dell'epoca indistinta che la precede e che pertanto chiamiamo preistoria, c'è stata un'altra epoca "storica" cioè ordinata, finita per un cataclisma o comunque un evento di cui abbiamo vaga eco, e pertanto a noi ignota. E' il mito di Atlantide, il motivo per cui in ogni religione c'è il racconto di un Diluvio, e la fortuna di personaggi come Alberto Giacobbo e Valerio Massimo Manfredi.
Certo è che se assumiamo che un'epoca del genere sia potuta esistere ed essere quasi del tutto dimenticata, si sgretola d'incanto anche la presunzione che abbiamo che la nostra di Storia invece sia eterna: dopo il prossimo Disastro, la prossima Storia potrebbe avere della nostra solo una rappresentazione mitica come noi di Atlantide, e dopo una lunga nuova era hyboriana dominata da tipi di poche parole come appunto l'eroe howardiano.
E' peraltro risaputo che pochi tra coloro che vivono la fase finale di un'era o di un'impero sono consapevoli della cosa, e tra questi pochi sopravvivono alla transizione, pochissimi la guidano, e quasi nessuno riesce a pronunciare le fatidiche parole "l'avevo detto io".
Non sarà questo il caso nemmeno di Marino Badiale e Massimo Bontempelli, probabilmente proprio per il motivo (è scritto difficile) per cui non tento nemmeno di riassumere il loro lucidissimo articolo uscito su ariannaeditrice e cui rimando nel riversamento di Megachip perchè meglio formattato. Si intitola Aspettando il peggio, e il titolo dice tutto. Ma se volete avere un'idea di cosa attende voi e i vostri figli, leggetelo attentamente. Tra l'altro, la sua cupezza nasconde una speranza: che la ricerca di un nuovo modello di sviluppo, e quindi di una nuova forza politica davvero alternativa che lo propugni, si faccia lentamente largo nelle coscienze, magari parafrasata da qualcuno, perchè no proprio qualcuno di voi, che la renda intellegibile anche a chi non abbia una formazione postuniversitaria specifica. Altrimenti, e questo resta lo scenario largamente più probabile, avremo se ci va bene un Grillo e se ci va male un Khomeini a raccogliere i cocci nell'imminente medio evo, un Conan a combattere lui e gli altri tiranni - senza nemmeno sapere perchè e nel nome di Mitra, e nessuno di noi a vedere la scena.
Ma basta tragedia, passiamo alla farsa. Che ci viene suggerita dal facile gioco di parole tra Conan il barbaro distruttore e Onan il biblico masturbatore. Perchè tutte le conversazioni private Berlusconi/D'Addario pubblicate in questi giorni sono - oltre che così gravi che avrebbero portato alle immediate dimissioni in qualunque altro Paese al mondo - davvero ridicolissime, la più comica di tutte è quella in cui uno che di mestiere farebbe il politico consiglia a una che di mestiere fa la puttana di "toccarsi più spesso". Anche qui, però, controinformoperdiletto si limita a fare la sua parte, e cioè si fa da parte e rimanda al pezzo più spassoso dell'anno, di Andrea Scanzi su Micromega.
E così oggi vi ho fatto piangere e ridere assieme, come Benigni ne La vita è bella. Speriamo mi finisca meglio...

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