La tecnica è sempre la stessa di quando devono fare una cosa controversa, che rischia di trovare disaccordi anche interni alla maggioranza: si incarica uno di fare un annuncio di un intervento "forte", poi lo si smentisce, poi gli si cambia nome e lo si attua apparentemente depotenziato, in realtà corrispondente a quello che si aveva in mente all'inizio.
Hanno fatto così con l'ennesimo condono edilizio, stavolta preventivo e chiamato "piano casa". Stanno facendo così con la separazione delle carriere dei magistrati con assoggettamento dei pm all'esecutivo, prevista nelle carte di Gelli, che sarà attuata con il nome riforma della giustizia penale, dichiarata priorità di settembre visto che oramai "siamo usciti dalla crisi" e "abbiamo dato una casa vera ai terremotati d'Abruzzo". Adesso tocca alle gabbie salariali: nella fase uno si manda avanti Calderoli, uno che si presta perchè ci ha il fisico, della smentita si occupa direttamente Berlusconi dichiarando che non aveva mai pensato ad altro che alla contrattazione decentrata (che esiste già, dunque che ne parliamo a fare?), sul nome che daranno a questo istituto che tanto aveva dato al meridione (furono in vigore dal dopoguerra al 1969, e infatti com'è noto in quel periodo il Sud conobbe uno straordinario sviluppo e non un solo terrone fu costretto ad emigrare, vero?) si accettano scommesse.
Su queste pagine ne aveva già parlato Giufà, ma in questi mesi è Carlo Bertani che è tornato più volte sulla questione meridionale (si, adoro le vecchie etichette) con idee interessanti espresse senza peli sulla lingua. Chi vuole leggere i suoi interventi integralmente parta dall'ultimo che rimanda ai precedenti, qui mi preme rimarcarne un concetto: a fine anni 80 nessuno in Jugoslavia immaginava che di li a poco avrebbe sgozzato i figli serbi del vicino, stuprato la cognata musulmana bosniaca, deportato i suoi parenti croati. Sono pochi coloro che sentono l'odore della tempesta in arrivo.
Salari diversi hanno senso in sistemi economici diversi con monete diverse. L'anno prossimo si dovrebbero festeggiare i 150 dell'unità d'Italia, e già nessuno ne ha voglia. Il sud è stato colonizzato e depredato, il suo sistema economico distrutto e i suoi figli costretti ad emigrare. La ricchezza del nord è quasi tutta costruita sul sangue e il sudore dei meridionali. Anche l'assistenzialismo tanto deprecato è stato voluto (e viene tuttora praticato sotto forme vecchie - le pensioni d'ìnvalidità che raddoppiano - e nuove - le grandi opere in fieri) nel quadro dell'annessione al modello consumistico giusto adesso entrato in crisi. Ma lo stipendio di un "fannullone" meridionale, pur essendo uguale a quello di un "fannullone" del nord, campa molte più persone, e dovendo sopperire alla mancanza di infrastrutture sociali ed economiche.
La Jugoslavia (letteralmente, Slavia del Sud) fu creatura artificiosa delle potenze vincenti la prima guerra mondiale a danno di quelle perdenti, ma sotto Tito sviluppò un senso nazionale maggiore del nostro, una mirabile integrazione interetnica e interreligiosa, e un'organizzazione economica efficacemente distribuita secondo logica nel territorio: industrie al nord vicino all'Europa e ai grandi porti, agricoltura al sud, direzione polica al centro. Alla caduta del muro, i tedeschi per riconoscere l'indipendenza di Croazia e Slovenia, che a questa pianificazione dovevano il loro vantaggio relativo, non aspettarono nemmeno che quelli finissero di chiederla, tanto subodorarono l'affare. E il resto del mondo capitalista andò loro appresso, con in testa il Vaticano cui non pareva vero si potesse rinverdire la gloriosa tradizione delle guerre religiose (il bieco illumismo, che espressione illuminante!). Da noi, in peggio, c'è che il vantaggio relativo del nord è stato ottenuto in maniera fraudolenta, e di questa cosa quasi tutti i meridionali conservano sorda e profonda consapevolezza. Introduciamo le gabbie, si, ma allora poi anche tutta un'altra serie di steccati che consentano a stipendi diversi di avere davvero lo stesso potere d'acquisto, spingiamo pure il federalismo leghista al massimo grado, diamo mano libera a Bossi e soci, facciamo un Sud indipendente ma che batta moneta propria a corso legale (fuori dal sistema furfante del signoraggio - guardatevi questi 5 video con un po' di pazienza che ne vale la pena - come fa la Cina e sta imparando a fare l'America latina) e sfrutti i vantaggi competitivi della produzione a basso costo del lavoro, e infine magari allora quantifichiamo pure quanto ci dovete in termini di risarcimento per averci colonizzato. Lo so, sembra un discorso assurdo. Ma quanto tempo ci vorrà prima che venga fuori qualcuno che lo fa, se si continua a spingere su questa strada? E chi sarà questo qualcuno? piacerà a noi progressisti? e cosa distinguerebbe la mafia da qualsiasi altro governo se la sua forza diventasse legittima?
Fantapolitica? forse. Ma per quanto ancora il Capo avrà dindini da sganciare alla Sicilia per fermare il partito del Sud? Quanti altri assi ha in mano dopo il Ponte, ammesso che abbia ancora le risorse per farlo? Cosa succederà quando persino gli abruzzesi, i terroni del centro, capiranno che sono stati truffati tutti assieme ed è solo così che possono rifarsi, non ciascuno per se come sempre i meridionali in fondo pensano (ed è questo il loro vero difetto, ben rappresentato dal posteggiatore abusivo di Totò Peppino e la dolce vita)?
venerdì 14 agosto 2009
JUGOITALIA
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