martedì 26 luglio 2011

ANGOSCIA DI VIVERE E INTEGRALISMO

ma in cella assieme a disquisire
per una trentina d'anni, no?
La metafora biblica dell'albero del Bene e del Male, espressa in altra forma in quasi tutte le altre religioni costituite, rende ragione dell'unica vera peculiarità dell'essere umano rispetto a tutti gli altri animali: la consapevolezza di vivere e dunque di morire.
Prima di acquisirla, il cucciolo di uomo è assolutamente identico a quello di tutti gli altri mammiferi (salvo la maggiore immaturità che è poi il suo punto di forza, dato che completa il suo sviluppo cerebrale in un ambiente infinitamente più ricco di stimoli che non l'utero): vive solo il presente, obbedendo a informazioni elementari come avere fame sonno freddo dolore eccetera. Niente coscienza di sé o del passato, niente progettualità. Gli altri mammiferi restano così, "felici" di vivere nel loro paradiso fino a che campano: la morte non è un loro problema, quando arriva loro non ci sono più, quando ci sono loro è lei che non c'è. Noi no, noi abbiamo "mangiato la mela", e presto impariamo a riconoscerci allo specchio, a essere consapevoli di esistere, ed entriamo nel tunnel dell'orrore di morire che chiamiamo vita.
Da questo elementare processo derivano tutti i mali del nostro vivere, ma proprio tutti, più o meno direttamente. Il maggiore dei quali è avere bisogno di credere che la nostra vita abbia un senso, e che magari qualcuno creandoci a sua immagine e somiglianza ci attenda alla fine dei nostri giorni terreni in un aldilà più o meno consolatorio. Il testa di minchia autore dell'eccidio norvegese è solo l'ultimo portatore dell'atteggiamento più distruttivo della storia dell'umanità: avere disperato bisogno di "semplificare" la realtà per non morire di paura, e credere che la nostra semplificazione sia non solo la migliore rispetto a tutte le altre ma anche l'unica ad avere pieno diritto di esistere. Chiamate "religione" o meglio ancora "credo" (politico, calcistico, religioso: come vi pare, l'attributo è indifferente) questa semplificazione, ed avete la causa di quasi tutte le guerre gli stermini gli eccidi di tutti i tempi.
Se mai l'umanità riuscisse a sostituire tutte le religioni con la "religione" del dubbio, che poi è sinonimo di quel "relativismo culturale" non a caso obiettivo prediletto di quel deficiente vestito da bambolina con l'accento da SS che controllando un patrimonio superiore a quello del 90% degli Stati dell'ONU si permette pure di farci la predica, allora forse avremmo qualche speranza di interrompere le spirali di violenza efferata che da sempre ci caratterizzano come specie - e il bello è che abbiamo il barbaro coraggio di definire "inumano" o "animalesco" ogni cosa che ci pare davvero troppo cattiva, quando si dice il rovesciamento dei termini...
Dico "se mai" anche perché invece gli scenari che abbiamo davanti, dominati tutti dalla scarsità di risorse del pianeta per quanti siamo diventati e quanto consumiamo, ci allontanano anzichenò da questo obiettivo: meno si ha, più si ha paura di soccombere, più ha buon gioco e cresce in numero chi preferisce incolpare "gli altri" e credere di risolvere la propria angoscia di vivere "eliminandoli". Se poi questa eliminazione si traduce in furia omicida piuttosto che in farneticazioni e rovina della cosa pubblica per via federalista è solo questione di avere o meno una forma rozza di coraggio: in altri termini, leghisti e affini non sono meno stronzi di Breivik, sono solo molto più vigliacchi.

Nessun commento:

In evidenza

DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

I più cliccati dell'anno