Tante volte su questo blog sono tornato sul tema della
decrescita, puntando ad articoli di varia lucidità e aspettative ed altri sintetizzandone, ma raramente mi sono imbattuto in pezzi così cupi e precisi come
questo. Si tratta di pura e semplice aritmetica, il mondo non ce la può fare a sostenerci in così tanti ai nostri livelli di consumo risorse pro-capite: parlare di crescita è da irresponsabili, e oramai nemmeno adottare da domani una drastica politica di controllo delle nascite a livello mondiale ci salva da uno scenario in cui sarà il pianeta stesso a falciare in un modo o nell'altro l'eccesso di popolazione, mentre il naturale egoismo umano tenderà ad un'ulteriore concentrazione delle risorse in pochissime potenti mani. La
decrescita infelice insomma è alle porte, e neanche adottare subito tutti quanti con convinzione quella
felice potrebbe essere sufficiente a salvarci. La metafora adatta a descrivere la situazione è nel famoso
indovinello delle ninfee: se queste raddoppiano ogni giorno e riempiono totalmente uno stagno in 10 giorni quanto tempo impiegano a riempirne metà? La soluzione comporta che un viandante che passi dallo stagno il nono giorno, e ignori il tasso di crescita delle ninfee, possa pensare a uno stagno più o meno stabilmente riempito a metà. Ecco, quando noi cianciamo di ripresa, sviluppo, globalizzazione, capitalismo, eccetera, ignorando che ogni anno l'umanità consuma il doppio delle risorse (non rinnovabili, ma anche per molte delle altre il consumo è più veloce del rinnovamento), siamo quell'ignaro viandante, e possiamo pensare di avere tutto il tempo che vogliamo ignorando che invece sta per finire.
La situazione era stata letta con mirabile afflato profetico da Franco Battiato già nel 1980, album
Patriots, brano
Venezia/Istanbul:
"e perché il sol dell'avvenire splenda ancora sulla terra facciamo un po' di largo con un'altra guerra".
Leggiamoci allora l'intervista di qualche giorno fa del cantautore siciliano all'Espresso: è una
Povera patria in prosa, con buona pace degli intellettuali di destra che hanno negli anni tentato di attribuirsi il "Maestro".
Insomma, mentre il mondo si avviava verso il baratro, il nostro piccolo Paese ha inteso legare il proprio destino a quello di un
dittatorucolo da quattro soldi, un imprenditore fallito con la sola grande capacità di corrompere i pochi e manipolare i tanti. Meritiamo la rovina, e spiace per i dissenzienti e gli innocenti.
Spazio e tempo per salvarci c'è n'è poco o nulla, forse l'ultima speranza è che troviamo come altre volte la forza e la capacità di ripartire dopo il default, ma si tratta comunque di attraversare un periodo di ristrettezze che oggi a confronto siamo vicino Bengodi.
Come al solito, vi fornisco degli spunti ragionati di approfondimento presi qua e là dalla Rete:
- Altraeconomia, ovvero come siamo ridotti male e quali sono le (strette) vie d'uscita;
- Napoleoni, ovvero l'unica soluzione è il default programmato;
- Prospero, ovvero il populismo anticasta è un favore alla destra e alla casta che esprime;
- Cardini, ovvero come un intellettuale di destra può vedere in una nuova Europa l'unica possibile soluzione - lunga intervista da leggere assolutamente per intero;
- Turroni, ovvero finalmente qualcuno che dice che il problema non sono tanto le Province quanto proprio le stramaledette Regioni e il cosiddetto federalismo.
Dopo il default, non ci resta che ripartire dall'unica vera grande innovazione politica che abbiamo compiuto negli ultimi mille anni: i Comuni. Spazzare via ogni altro inutile ente tra questi (cui andrebbero la sanità, la gestione del territorio e di ciò che gli è connesso, e simili) e lo Stato, questo si che sarebbe un risparmio. E dall'altro lato rinazionalizzare a costo di ricorrere ad espropri brutali ogni cosa che attiene alla struttura profonda di una nazione: rete ferroviaria, rete telefonica e Internet, rete elettrica, strade e autostrade, porti, servizio postale, emissione monetaria, insomma ossa tendini e sistema circolatorio e nervoso. Al mercato solo la sovrastruttura, muscoli pelle vestiario e belletti. Vedrete se non saremo costretti a questo, a meno di non voler accettare un destino di schiavi...
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