domenica 30 luglio 2017

COME SE PIOVESSE

Apprendo solo adesso che, in un colpo di coda di ragionevolezza degli attori di questa commedia, è evitato, (almeno per ora, ma forse definitivamente: prima o poi dovrà pur ripiovere), il razionamento dell'acqua a Roma. Essendo nato e cresciuto a Reggio Calabria, avevo però una certa esperienza sia della gestione pratica che delle cause di situazioni come quella romana odierna.
Per quanto riguarda la prima, noi si riempiva la vasca da bagno quando l'acqua c'era e si usava una bacinella di plastica per prelevarla da lì e fare almeno le più indispensabili abluzioni e l'imprescindibile scarico del wc. Per bere e cucinare, si faceva la fila alle fonti, abitudine che resta, anche se in molte zone della città oggi l'acqua è potabile, perché per decenni non lo è stata in tutta la città. Per cui, mi sono attrezzato di fiaschi e bottiglie in quantità che ora giacciono in giro per casa sia mai il razionamento lo fanno davvero.
Per le seconde, tenete presente che Reggio ha una montagna di 2000 metri alle spalle, con fonti di acqua buonissima e cristallina che sgorgano in ogni dove. Non è la sicilia centrale dove forse si può parlare di scarso approvvigionamento con qualche ragione. L'acqua non arriva(va) - la parentesi c'è perché i problemi non sono risolti in tutta la città - nelle case perché si perdeva prima. Poi i lavori della ferrovia hanno fatto il patatrac: falde salinizzate e acqua del tutto inutilizzabile per bere o cucinare, e poco gradevole per lavarsi, per trent'anni almeno. Con questa esperienza, bisogna ammetterlo, si parte avvantaggiati. Ci sarà anche il riscaldamento globale e quest'anno avrà anche piovuto meno del solito, ma le ragioni bisogna cercarle altrove. Nelle perdite lungo il cammino. Nelle beghe politiche per fregare la sindaca grillina. Nelle manovre sabotatorie del referendum sull'acqua pubblica. Non entro nel dettaglio perché alle volte a guardare il quadro troppo da vicino non si capisce cosa rappresenta. Ma soprattutto perché non volevo parlare di questo, poi ho letto dello scampato razionamento e ho pensato che ci azzecca.
Volevo parlare della porcheria appena subita da parte della Francia coi cantieri navali, e di cosa significhi e comporti.
Sono trent'anni che ci sfracagnano i cosiddetti che statalizzare è peccato e proprio non si può, e che l'Europa liberista è un'occasione imperdibile di crescita per un'imprenditoria italiana che però sappia rendersi competitiva, e altrettanti che m'incavolo e mi danno per spiegare come e perché sono assunti fasulli e ingannatori, ed ecco che arriva un esempio mirabile, più efficace di mille parole: quando sono gli altri che comprano pezzi di imprese italiani (magari appena privatizzate a bella posta, o non statalizzate perché non si può) tutto bene, quando è una impresa italiana che può e vuole fare la stessa cosa con gli altri, questi nazionalizzano. Dal nodo logico risultante, sia se si veda o non si voglia vedere la contraddizione, si deduce che:
  1. l'Europa non esiste ma è solo una giungla in cui i furbi mangiano i fessi tenendoli fermi con un teatrino per gonzi;
  2. allora pure noi potremmo nazionalizzare ad esempio le banche in sofferenza o perché no l'Alitalia, cosa che peraltro costerebbe meno degli aiuti a fondo perso con tanto di incamerazione della bad company (la strada praticata da noi sempre) comportando inoltre un aumento del patrimonio pubblico:
  3. tutti quelli che si sono spesi per mettere su il teatrino e propugnare le privatizzazioni osteggiando le nazionalizzazioni sono traditori prezzolati che andrebbero sottoposti a legge marziale. Tutti.
Ho detto che i grillini a Roma avrebbero passato i guai qualche mese prima delle elezioni, sulla base della semplice considerazione che non si può amministrare un mostro come Roma senza avere in mano le leve del governo nazionale. E, di più, non si può amministrare più nessuna realtà locale se prima non si capovolge radicalmente l'impianto aziendalistico che purtroppo ancora si espande e mira ad assaltare la roccaforte dei Ministeri e delle poche altre amministrazioni pubbliche rimaste, e se prima non si recupera la piena sovranità monetaria in parallelo alla induzione per via legislativa e giudiziaria al mutamento radicale dell'etica pubblica. I Comuni non hanno più un soldo, il territorio è stato abbandonato, incendi alluvioni sete terremoti non sono eventi diversi o magari opposti, sono le facce che assume lo Stato che non c'è più. Bisogna ricostituirlo. Subito. Stampare tutti i soldi che servono per sistemare acquedotti, fiumi, coste, case, eccetera, e ridare alla giustizia il ruolo di impedire che la corruzione esuli la quota fisiologica delle cose umane, per impedire che serva stampare il doppio dei soldi necessari perché la metà tanto se la ruba qualcuno, come sempre si è fatto in Italia. Prima un governo così, poi qualunque sindaco va bene. Senza un governo così, invece, non la Raggi, manco Gandhi riuscirebbe in qualcosa, manco gesucristo.
Buona estate, per un paio di settimane ci sentiremo soltanto per racconti o testi di canzoni. Buonanotte, vado a farmi una doccia.

Nessun commento:

In evidenza

DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

I più cliccati dell'anno