Una delle tante occasioni perse del governo Prodi torna alla mente grazie ai fattacci di Roma-Napoli, culminati con il divieto di trasferta biennale per i tifosi partenopei, che ovviamente già qualcuno critica come addirittura ingiusta limitazione di libertà personale a persone che non sono direttamente responsabili dei disordini. Come se non fosse possibile, per un privato cittadino nato a Napoli, recarsi per fatti suoi allo stadio di Milano a vedere civilmente la partita: possono praticamente fermare solo il tifo organizzato, e hanno fatto più che bene.
Come fu chiaro già all'epoca ai pochi osservatori attenti, la vittoria ai mondiali del 2006 ha purtroppo impedito di prendere quei provvedimenti seri che la golosa occasione di moggiopoli aveva fornito alla politica e alla società civile per liberarsi una volta per tutte di questo bubbone, fatto di violenza e bilanci falsi, fighetti iperpagati e riciclaggio di denaro sporco.
Così, dopo pochi provvedimenti poco incisivi, la giostra è ripresa come prima, specchio fedele di un Paese allo sfacelo. Le teste di minchia stavolta sono napoletani, ma è un caso. I soloni del pallone, Blatter in testa, continuano a dire che il marcio è nella società, il calcio è nella società, quindi anche nel calcio ci sono le mele marce. Ma come illustra bene Daniele Silvestri nella sua Voglia di gridare, ci sono dinamiche innescate dalla folla e innocui vigliacchi messi assieme dietro un megafono e un'insegna fanno una pericolosa accolita di stronzi. Per cui se le mele marce nel calcio italiano odierno sono tante (e significativamente più, ad esempio, che nel calcio inglese che gli hooligan li ha inventati) ci sarà un problema di sistema, o no? E se anche volessimo ammettere che questa violenza non è originata dal calcio, una volta verificato che in questo calcio trova terreno fertile di coltura, vogliamo fare qualcosa, o no? Se hai un'infezione ti lasci morire per disquisire sulla causa, oppure intanto che la scopri disinfetti, incidi, se serve amputi?
Altro che tifosi del Napoli, sarebbe ora di vietare TUTTE le trasferte organizzate di TUTTI i tifosi di calcio: tanto hanno tutti la pay-tv. Meglio ancora sarebbe chiudere per qualche anno i campionati ed effettuare una riforma profonda. L'ideale, ma purtroppo non si può quasi dire figurarsi fare, sarebbe però sostituire le partite di calcio direttamente con gli scontri tra tifoserie, sull'erba di stadi blindati, con le telecamere accese per un reality definitivo: il massacro in diretta. Riaprendo i cancelli degli stadi solo quando i pochi sopravvisuti giurano di non voler mai vedere più una partita di calcio nella vita, prenderemmo due piccioni con una fava: gli ultras diminuirebbero drasticamente di numero, e sparirebbero dalla tv grande fratello e simili. E gli amanti del calcio vero potrebbero ricominciare dalla Pallastrada di Benni (non avete letto La compagnia dei celestini? Malissimo!....)
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