lunedì 14 settembre 2009

DALLA DETTATURA ALLA DITTATURA

Ogni volta che il nostro ineffabile premier tocca con il suo agire politico il fondo di quel pozzo oramai quasi secco che ci ostiniamo di chiamare democrazia, ecco che il bimbo prende paletta e secchiello e attacca a scavare, penetrando sempre di più nel cuore di quella terra melmosa che dovremmo avere il coraggio di chiamare col suo nome: dittatura.
Etimologicamente, si immagina che Lui o chi per Lui abbia dettato ordini in casa sua, di sospendere Matrix per "motivi tecnici", e in casa teoricamente altrui ma che si dimostra anche agli scettici che è proprio sua (il conflitto di interessi non era una fola ma un vulnus concreto che resta il più grande errore della sinistra non avere affrontato), di rinviare l'avvio di Ballarò, perchè si possa mettere in scena indisturbatamente l'ennesimo Grande Successo dell'Imprenditore Prestatosi alla Politica per il Bene del Paese: la "ricostruzione-lampo" dell'Aquila.
Poco importa che si tratti di teatro, come chiunque di noi voglia può semplicemente verificare: l'Abruzzo non è lontano, basta farsi un giro e parlare con la gente. Che è stata costretta per sei mesi in tenda, cosa mai successa in nessun terremoto di Paese sviluppato, con la scusa che gli avrebbero dato direttamente una casa definitiva. Che poi sono prefabbricati costosissimi, che bisognerebbe sapere chi li fabbrica e quindi chi ci guadagna (sono girate bruttissime voci...), non case vere. E non ce ne saranno per tutti, nemmeno a regime, figurarsi adesso, per cui questi poveretti passano dalle tende ad altre sistemazioni di fortuna, in maggioranza. Di più, quelle case che saranno consegnate oggi non sono quelle del progetto Bertolaso, ma donazioni della Provincia di Trento. E c'è chi ha scritto il proprio disagio al Presidente della Repubblica.
Io non sono un giornalista, sono solo uno che cerca di informarsi e propone il proprio personale filtro dal flusso della controinformazione agli amici che lo leggono. Non posso dire se le critiche e i sospetti siano fondati o meno e quanto. Ma sarebbe compito di una stampa libera e feconda fare da mediazione tra la realtà e i cittadini, di modo che uno si potesse fare un'idea propria di come stanno andando le cose. Invece non solo si crea una rappresentazione della realtà che corrisponde ai propri proclami, non solo si dispone della più seguita trasmissione di approfondimento per farsi fare da cassa di risonanza, ma si chiudono il giorno stesso tutte le altre voci, sia quelle di casa propria perchè non distraggano, sia quelle che potrebbero fornire una versione non agiografica.
Sabato 19 settembre a Piazza del Popolo c'è una manifestazione per la libertà di stampa. A Roma, in Italia, nel 2009, ce n'è bisogno: già questo è gravissimo.

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