sabato 19 giugno 2010

ERA MAGO

Non pubblico la mia nuova raccolta di saggi con Einaudi perché in essa critico senza censure né restrizioni di alcun tipo Berlusconi, il quale è il capo del governo ma anche il proprietario della casa editrice, come di tanti altri mezzi di comunicazione in Italia. La verità è che quella che si è creata potrebbe essere definita una situazione pittoresca se il fatto che un politico accumuli tanto potere non facesse temere per la qualità della democrazia.

Josè Saramago, premio Nobel per la letteratura, 1922-2010
Anche se le vicende che hanno visto la sua estromissione da Einaudi per lesa maestà sono quelle che gli hanno conferito la maggiore notorietà recente in Italia, se mi credete non mi sono avvicinato a Saramago per il suo feroce antiberlusconismo (questo testo dal suo blog è da applauso), come a leggere questo blog si potrebbe malignare. Come spesso capita in questi casi, un amico mi ha messo tra le mani Il Vangelo secondo Gesù cristo, dicendomi ironicamente: guarda, qui c'è uno che scrive più difficile di te. Era vero, come pure che non potevo non innamorarmene, e partire - come faccio sempre quando "scopro" uno scrittore, ma anche un musicista - alla ricerca di tutto quanto il resto che ha pubblicato. Stiamo parlando di roba che va dall'eccelso, L'anno della morte di Riccardo Reis (che credo sia il libro che gli è valso il Nobel - o forse fu Storia dell'assedio di Lisbona?), al buono, l'ultimo Caino, senza mai scendere sotto questo livello, almeno stando a quanto ho letto finora.
Dopo, solo dopo, sono scoppiate le polemiche per il diktat che ha subito, per avere avuto il coraggio di dire, lui non italiano molto anziano, cose che se fossimo un Paese con qualche speranza direbbero gli italiani giovani. Ma anche senza entrare nel merito delle cose che ha detto, nel suo blog e nel suo Il quaderno, è gravissimo che in un Paese che si definisce democratico una casa editrice (peraltro storica) non pubblichi un libro (peraltro di un suo scrittore di punta, quindi contro il suo stesso interesse economico) in ossequio al suo signore e padrone, ed è ancora più grave che quel libro fatichi a trovare un editore (alla fine, Bollati Boringhieri) e comunque una distribuzione decente. Il motivo possiamo solo sospettarlo: il Nostro aveva la disgrazia di avere una mente così lucida e rigorosa da essere non solo costretto ad opporsi al nostro ducetto, ma anche fermamente non credente. Un peccato imperdonabile non solo nel novello Stato della Chiesa che è l'Italia, ma anche in Portogallo, la sua patria da cui si allontanò già dai tempi della pubblicazione del suo vangelo, nei primi anni novanta.
E allora salutiamo Josè Saramago, che ci ha lasciati nel giorno 18 del mese di giugno dell'anno del signore 2010, non munito dei conforti religiosi perchè non ne aveva bisogno: sapeva rivolgere verso se stesso la sua spietata lucidità, quindi possiamo scommettere che per quanto si possa è andato in pace.

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