venerdì 11 giugno 2010

VIVA VERDI

Ieri l'Italia ha compiuto un altro passo verso la dittatura formale: al Senato è stato approvato il ddl sulle intercettazioni, che adesso torna alla Camera per l'approvazione definitiva. Quando sarà Legge, avremo di fatto l'impossibilità di utilizzare le intercettazioni da parte di magistrati e inquirenti, e la censura mediatica nei confronti di quel poco che comunque si riuscirà a fare contro criminali mafiosi e corrotti. Questa è la realtà dei fatti e chiunque ti dice il contrario ti sta prendendo per il culo, caro il mio lettore eventualmente anche se improbabilmente elettore berlusconiano: a meno che tu non sia intimamente antidemocratico e filomafioso, nel qual caso la cosa ti va bene, sappi che hai la tua quota di responsabilità nella fine della democrazia in Italia, e spera che non siano i tuoi figli a doverne pagare il conto e a maledire la tua generazione come capitò a quella responsabile dell'ascesa di fascismo e nazismo. Per gli increduli, ecco una cronaca d'epoca sul bavaglio fascista alla stampa: ora, trovate le sette piccole differenze dalla situazione attuale, se siete capaci....
A margine, alcune notazioni positive e/o negative:
  • il PD ha avuto uno scatto d'orgoglio, uscendo dall'aula - sarebbe stato meglio avesse dato battaglia con l'IdV, meglio ancora se tutti avessero fatto resistenza fisica ai commessi per non farsi espellere dall'aula: ancora non possono entrarci le forze dell'ordine, mi pare, e quindi avrebbero avuto gli onori della cronaca con eco mondiale e forse un domani il plauso della Storia, ma insomma sono usciti dall'aula e meglio questo che niente...
  • la fronda finiana ha gettato la maschera: non era vero che avevano a cuore la democrazia e la legalità, volevano solo un filo di visibilità, l'hanno avuta, e adesso ancora una volta abbozzano e votano disciplinati le volontà del padrone perchè se una loro insistenza dovesse causare un ritorno alle urne temono di sparire e quindi stop bella vita...
  • reporters sans frontieres si offre di pubblicare le cose che in Italia non si potranno pubblicare, farà cioè al mondo per l'Italia lo stesso servizio che oggi fa per la Corea del Nord o l'Iran, tanto per intenderci...

Io non so che fare. Chiaro che non si accorgerebbe nessuno se questa voce smettesse di parlare, o argomentasse solo di tennis musica e altre frivolezze, ma è la somma che fa il totale, le millanta voci apertesi negli ultimi anni a costituire l'ultimo spazio di libertà, che spegnendosi tutte assieme lascerebbero un silenzio assordante. Per cui, esclusi quei pochi grossi siti di controinformazione che hanno le risorse economiche ma non solo per una strategia di difesa aperta (sia sul lato informatico che su quello giuridico e finanziario), a noi non resta che cambiare discorso. Insomma, saremo costretti a dirci le cose in codice per non finire rovinati o in galera, esattamente come nelle migliori tirannie di tutti i tempi.
Di recente ho ospitato (e linkato a) commenti critici sull'Unità d'Italia, che in gran parte condivido: è stata un'operazione di stampo coloniale, finanziata con soldi inglesi, che ha consentito a un piccolo staterello monarchico superindebitato di impadronirsi tra l'altro di uno Stato secolare ben più solido finanziariamente economicamente e industrialmente, incassandone il tesoro, assoggettandone i sudditi e uccidendone migliaia tra i più riottosi, e cambiando per sempre il corso storico di quei territori e della loro popolazione (mai emigrata prima, ad esempio, e dalle condizioni materiali non dissimili dai pari censo del nord...). Ma il tutto è potuto avvenire anche perchè c'era un minoritario ma non esiguo movimento di idee unitarie con solide basi teoriche culturali, di stampo autenticamente (loro si) federalista, e nel lombardo veneto sotto il dominio austroungarico anche motivazioni politiche concrete. Proprio qui, quelli che a Vienna chiamavano "terroristi" e "fiancheggiatori", e a noi a scuola hanno insegnato di chiamare rispettivamente "patrioti" e "nascente popolo italiano", andavano a vedere le opere unioniste sotto metafora di un grande musicista e poi inneggiavano a lui sui muri alludendo all'Italia savoiarda: viva VERDI, Vittorio Emanuele Re D'Italia.
Siccome io non sopporto il melodramma, però, vado direttamente alla metafora al quadrato: Rino Gaetano, nel 74, e la sua, di Aida...
Lei sfogliava
i suoi ricordi,
le sue istantanee,
i suoi tabù,
le sue madonne,
i suoi rosari,
e mille mari
- eia alalà,
i suoi vestiti
di lino e seta,
le calze a rete
- Marlene e Charlot,
e dopo giugno
il gran conflitto
e poi l'Egitto
e un'altra età:
marce svastiche
e federali,
sotto i fanali
l'oscurità,
e poi il ritorno
in un paese diviso,
più nero nel viso,
più rosso d'amore:
Aida,
come sei bella!
Aida,
le tue battaglie
i compromessi
la povertà
i salari bassi
la fame bussa
il terrore russo
Cristo e Stalin
Aida
la costituente
la democrazia
e chi ce l'ha
e poi trent'anni
di safari
fra antilopi e giaguari
sciacalli e lapin
Aida
come sei bella
La terza strofa Rino non può scriverla, tocca a noi, Antiberlusconiani Italiani Democratici Associati: AIDA, come sei bella...

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