domenica 27 marzo 2011

IL PD? PER CORTESIA, ANDIAMO OLTRE...

Avrei pubblicato comunque il pezzo che Michele Diodati mi ha inviato, data la stima per la persona, ma in questo caso, convinto come sono sempre stato che il PD sia stato frutto di una serie da manuale di errori marchiani per chi dovrebbe intendersi di politica, a cominciare dalla tempistica per finire alle scelte programmatiche e personali, lo faccio sottoscrivendolo integralmente. Salvo un piccolissimo dettaglio, che secondo me risolve a monte gli interrogativi posti da Diodati: il partito democratico NON è, e non voleva mai esserlo, un partito di sinistra...

Lettera aperta ai dirigenti del PD sull'identità perduta della Sinistra italiana
di Michele Diodati

In questi giorni Roma, come altre città italiane, è tappezzata di manifesti di Bersani in maniche di camicia sotto la parola "OLTRE", scritta a caratteri cubitali. Poi ci sono vari slogan collegati a quella parola: "Oltre il disprezzo delle regole c'è la Costituzione" oppure "Oltre le divisioni c'è l'Italia unita", e altri ancora.
Il manifesto è stato già ampiamente criticato, su tutti da Oliviero Toscani, che l'ha definito funereo: “Sono pazzi. Hanno fatto una campagna epitaffica, in bianco e nero, tombale: più che Oltre, direi Oltre-tomba. Il Pd così è morto, e Bersani è il Caro Estinto”. A Toscani hanno replicato i due creativi che hanno ideato la campagna pubblicitaria, Aldo Biasi e Salvo Scibilia: ”In questa campagna non fingiamo. Bersani non vuole apparire artefatto. Esalta i suoi pregi e non nasconde le debolezze. Bersani qui è solido, materico, simpatico e soprattutto eroticamente composto”.
Lasciando perdere l'erotismo di Bersani, sicuramente sia Toscani che i due creativi hanno le loro ragioni, ma sono ragioni estetiche, tipiche della comunicazione pubblicitaria. Parlano dei manifesti del PD come di un prodotto commerciale, qualcosa che si deve vendere e per la cui "vendita" si seguono strategie comunicative più o meno valide, più o meno discutibili. Ma questi ultimi manifesti del PD, così come quelli che li hanno preceduti, mi sembra che manchino clamorosamente di un elemento basilare, che non tocca ai pubblicitari né creare né gestire: un'idea politica di sinistra, qualcosa che dica subito, in modo chiaro e immediato a chi li guarda: ecco, questo è un manifesto di sinistra, fatto da un partito di sinistra per gli italiani di sinistra.
Da questi manifesti spuri trasuda invece a mio modesto parere un fatto evidente: la crisi d'identità che colpì il PCI dopo la caduta del muro di Berlino, fotografata ne "La cosa" di Nanni Moretti del 1990, continuata con le varie filiazioni del PCI (PDS, DS, Ulivo, Unione, PD), non è ancora finita.
I manifesti non sono libri. Per loro natura devono essere sintetici: in un simbolo, un'immagine, uno slogan devono riuscire a racchiudere la comunicazione essenziale che permette al cittadino elettore di riconoscere chiaramente il messaggio politico del partito, comprenderlo intellettualmente, decidere se vi si riconosce oppure no. Ma l'identità di sinistra manca completamente nei manifesti del PD. Tutti quelli che ho visto negli ultimi anni erano focalizzati su questioni concrete, che avrebbero potuto essere fatte proprie - pari pari - anche da una destra non berlusconiana: uniti si vince sulla disoccupazione e il precariato, difendiamo la Costituzione, superiamo il disprezzo delle regole, restiamo uniti in nome dell'Italia.
Com'è possibile - cari dirigenti del PD - che abbiate smarrito completamente l'identità della Sinistra o, quantomeno, la capacità di renderla pubblica, chiara, visibile, evidente, riconoscibile, attraente? Non vanno bene i simboli che avete scelto: lasciamo querce e ramoscelli d'ulivo nei prati e troviamo qualche elemento umano, che indichi una via sociale e politica di realizzazione. Va bene, falce e martello sono ovviamente superati, ma riconosciamo che avevano una potenza comunicativa e identitaria devastante! E' possibile che non riusciate a trovare un simbolo che sia in grado di interpretare la complessità del presente e che possa diventare il vero erede della falce e del martello? Qualcosa di emotivamente potente, riconoscibile come espressione di un'ideologia di Sinistra e in grado di aggregare la gente e far loro riscoprire la bellezza di un ideale?
E poi gli slogan. E' mai possibile che sui manifesti del PD non compaia più una frase che la destra non potrebbe, volendo, fare propria? Ecco qualche umile proposta per cercare di restituire ai manifesti del PD parole di sinistra:
"Più giustizia sociale e meno privilegi per i politici"
"Redistribuiamo equamente la ricchezza"
"Più soldi alle scuole pubbliche, meno soldi alla Chiesa"
"Meno individualismo e più solidarietà sociale"
"Meno evasori fiscali, più investimenti nella ricerca"
"Studi e alloggi gratuiti per gli studenti meritevoli"
"Cittadinanza italiana per tutti i nati in Italia"
"Non esistono clandestini, ma solo esseri umani"
"Lotta spietata ai conflitti d'interesse"
"Cultura, informazione e pluralismo sono i veri nemici delle mafie
".
Il PD e la sinistra hanno bisogno di darsi con urgenza un'identità chiara, riconoscibile e univoca. Il che richiede coraggio, chiarezza di pensiero e scelte decise. Credo che gli slogan che ho proposto siano un esempio chiaro di ciò che intendo dire. Se qualcuna di quelle frasi campeggiasse dietro Bersani al posto delle anonime scritte che il PD ha scelto per la sua comunicazione senza identità, Bersani stesso mi apparirebbe non più come un impiegato fotografato durante la pausa caffè, ma come qualcuno che si propone di restituire alla Sinistra la sua dimensione ideale: qualcosa che va ben al di là delle mutevoli contingenze del presente. I Berlusconi passano, l'ideale progressista rimane, perché fa parte in modo atemporale della dimensione politica umana. Bisogna solo riscoprirlo e adattarlo al presente, senza paura e senza titubanze, soprattutto senza la pretesa di voler accontentare tutti.

2 commenti:

Michele Diodati ha detto...

Nel ringraziarti per la pubblicazione della lettera, rispondo alla tua provocazione. Il PD nasce a mio parere da un atto di superbia e di cecità: voleva espandersi verso il centro per raggiungere la maggioranza (la vocazione maggioritaria di Veltroni), ma per farlo ha dimenticato in primo luogo di darsi un'identità riconoscibile. Che cosa vuole oggi il PD? Io elettore che guardo i manifesti per strada non lo capisco. Si tratta di messaggi generici e privi di identità politica. In una parola: non hanno il coraggio di una linea chiara, perché la chiarezza scontenta necessariamente qualcuno... Forse troppi.

cugino ha detto...

siamo daccordo michele, la mia era appunto solo una provocazione: perdonami ma ho imparato da un amico comune l'arte di introdurre i pezzi altrui con una finta presa di distanza...

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