Spiegazioni per il titolo: formali auguri di buon compleanno non si negano a nessuno, specie se questo qualcuno è il Premier e ha appena asserito/minacciato che intende governare "per sempre". Questo tanto per chiarire alle anime belle, che ancora oggi continuano a dire che non bisogna demonizzarlo anzi nemmeno nominarlo, che non ha ancora statuito per legge ma ha già nell'animo la presidenza fino alla morte biologica. Dopo, non si sa.
Liquidata l'incombenza notando per chiudere la coincidenza (noi agnostici non crediamo alla predestinazione) che la canzone che prende il titolo dalla data odierna parla di tradimento, passiamo alle cose serie.
Ci sono problemi in Guinea Conackry, e noi di Fondazione Salsajazz siamo un po' in pensiero, dato che i nostri bimbi, quelli adottati a distanza tramite La svolta umanista e quelli della scuola di Kolomà (sempre gestita da La svolta) che "sponsorizziamo", sono proprio lì.
La guerra non ha mai infestato il mondo come in questi decenni che noi occidentali abbiamo il barbaro coraggio di chiamare "di pace", e quindi è particolarmente importante sostenere iniziative come La marcia mondiale per la pace e la non violenza, che parte il prossimo 2 ottobre dagli antipodi per fare il giro del mondo, e vede l'adesione di moltissime associazioni e personalità del mondo civile, politico, culturale, dello spettacolo e quant'altro. La partenza si festeggia un po' dovunque, a Roma con un doppio concerto. Altre news le trovate sul sito dell'agenzia internazionale Pressenza.
Qualcuno potrebbe obiettare, rispetto a manifestazioni del genere, che il loro impatto sul reale sia limitato. Altri invece pensano, e io per quello che vale sono di questo parere, che il cambiamento per essere efficace e permanente debba partire proprio da dentro di ciascuno, come purtroppo è dimostrato a contrario dalla resistibile ascesa del Nostro, avviata proprio col controllo televisivo delle anime.
Per avere un'idea del mondo prima dello strapotere della tivù e del sistema di valori che porta, può essere utile andare al cinema per vedere un gioiellino in questi giorni in cartellone: Cosmonauta. E' davvero ben scritto, diretto e recitato. Quel mondo così ingenuo non tornerà più, ma possiamo costruirne uno nuovo dove contino le cose che fai e quelle che sogni, a prescindere dal credo politico e religioso.
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L’elogio dell’ignoranza
Essendo già stata elogiata la follia, ovviamente con ben altra imparagonabile autorevolezza, non appare del tutto inopportuno, in questo momento di grande riassetto socio-economico, fare qui una modesta menzione ad un’altra condizione, sempre svilita eppure foriera di inequivocabili possibilità: quella dell’ignoranza.
Il termine “ignoranza” è comunemente recepito con due diverse accezioni: la prima indica semplicemente lo stato dell’ignorare, senza alcuna significanza particolare (se non, talvolta, quella positiva della coscienza di sé); la seconda sovrappone al significato primario una valenza negativa di disinteresse o, peggio, di spregio verso la conoscenza e la coscienza.
L’elogio rivolto all’ignoranza, nel presente contesto, afferisce ovviamente alla prima accezione. L’ignoranza, infatti, quando esente dalle valenze negative suddette, può essere propositiva e coraggiosa, non corrotta dai dubbi e dai timori di una conoscenza che (per difetto della natura umana) non è mai completa.
Essa, pertanto, ci consente di intraprendere percorsi che, se più informati circa le difficoltà ed i possibili risultati, forse non intraprenderemmo mai (un lavoro autonomo in un settore prestigioso e stimolante, l’acquisto di un monolocale in multiproprietà, una giornata al mare nella settimana di ferragosto, ecc., ecc.).
Tutto ciò determina movimento economico, combatte la stagnazione e crea le condizioni per lo sviluppo. L’ignoranza, essendo potenzialmente curiosa ed aperta, costituisce il necessario punto di partenza per iniziare, volendo, la conquista della conoscenza, anche se altre condizioni sono richieste (la volontà, l’impegno, ecc., ecc.; l’interesse, quello economico intendo, non guasta).
E qui l’adagio popolare “non si nasce imparati” ci soccorre pienamente. Anche la possibilità di accedere alle fonti della conoscenza sono determinanti. E la distanza da queste fonti non è soltanto logistica, ma anche, talvolta, economica.
In altri termini la conoscenza, quella vera, ha un costo e, pertanto, un prezzo. Quindi, per chi la persegue, è un’ investimento. A cui deve seguire un guadagno. Se attinente la sfera privata il guadagno può essere solo personale e/o sociale, se attinente al contesto professionale non può che essere anche economico.
Pertanto una conoscenza di tipo professionale che non produca un guadagno non è di alcuna utilità (almeno nell’ambito del lavoro). Il problema di fondo di molta “Scuola”, italiana ma non solo, sta essenzialmente qui.
L’ignoranza cosciente è quindi un solido terreno su cui costruire, ad esempio ma non solo, una profittevole carriera, sulla base di una competenza acquisita, magari faticosamente, grazie all’inesperta baldanza dell’ignoranza medesima.
Una spirale virtuosa, insomma! Non esistono (almeno su questa terra) stati di conoscenza perfetta, ma soltanto livelli intermedi di conoscenza, che lasciano spazi complementari di persistenza dell’ignoranza. Questa situazione, se confrontata con il sapere universale, ha fatto dire al grande Maestro Chiu (Kung Fu Chiu in cinese, Confucio in italiano) di essere, nella sostanza, perfettamente ignorante. L’ignoranza è dunque un bene molto diffuso, a costo zero. Un patrimonio dell’umanità ma dove i centri di potere, media soprattutto, investono per alimentarne l'accezione negativa o dell'irresponsabilità.
Partendo da qui, si può fare veramente molto. Per il bene di tutti. In termini commerciali, il mercato della conoscenza, che si rivolge all’ignoranza consapevole, non corre il rischio di saturarsi. Alcuni lo hanno capito e stanno agendo di conseguenza. Portando a casa il loro guadagno.
Che è onesto, a patto che altrettanto onesta sia stata l’offerta di conoscenza utile.
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