giovedì 1 luglio 2010

CHE FAI OGGI POMERIGGIO?

Lo stato dell'informazione italiana è una volta di più testimoniato da quanto accaduto a valle della sentenza Dell'Utri. Il cofondatore di Forza Italia e socio di Berlusconi in tutte le sue avventure fin dal 1973 è stato dichiarato da una sentenza della Corte d'Appello mafioso fino al 1992. La sentenza è appellabile in Cassazione, ma solo per questioni di legittimità: il giudizio di merito era l'ultimo, quindi se diciamo che il nostro amato premier, oltre ad aver avuto come stalliere per anni un boss mafioso assassino, ha avuto come braccio destro uno in rapporti organici con la mafia, riferiamo un fatto acclarato. Ebbene, l'informazione di regime è riuscita a presentare la cosa in maniera variamente falsa, come minimo ponendo l'accento sul "non aver commesso il fatto" dal 1992 in poi, quando non ha parlato direttamente di "assoluzione". E' vero, il teorema secondo cui la mafia mutò la sua politica di scontro militare con lo Stato, iniziata con l'omicidio dei vecchi referenti politici come Salvo Lima e culminata nelle stragi dei luoghi d'arte passando per gli eccidi di Capaci e via D'Amelio, a seguito di una trattativa con nuovi referenti politici riconducibili al partito cofondato da Dell'Utri non è giudizialmente dimostrato. Ancora. Ma intanto è dimostrato che quel personaggio ai tempi in cui furono decisi gli omicidi di Falcone e Borsellino era in "concorso" con la mafia.
Ora, la cosa più grave è che a valle di questa sentenza il condannato non solo non è stato allontanato con ignominia da tutte le cariche pubbliche, non solo viene ancora difeso a spada tratta dai suoi sodali e dal suo socio storico, ma si permette ancora di andare in tv intervistato compiacentemente a dichiarare chi sono i suoi eroi, segnatamente un boss mafioso come Mangano, lo stalliere di cui sopra, senza che scoppi una rivolta civile. Sono questi segnali che ci dicono che forse siamo davvero un Paese senza più civiltà, che la politica dell'era berlusconiana è come una partita di calcio in cui alcuni giocatori dopo aver fatto un fallo e l'arbitro ha fischiato continuano a giocare, e lo rivendicano come un loro diritto, e i tifosi non fanno invasione di campo e nemmeno rumoreggiano tanto.
Anche per questo, bisogna esserci oggi alle manifestazioni contro la legge bavaglio, almeno virtualmente se non di persona: per vedere se c'è ancora speranza, o l'Italia è avviata verso la dittatura con rassegnazione.

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