sabato 24 luglio 2010

MILLE E NON PIÙ MILLE

Arriva il secondo contributo di Pasbas (qui il primo) alla serie di articoli ispirati al dibattito intorno al 150mo anniversario dell'Unità d'Italia, ed anche perché nel frattempo c'è stato bisogno di prendere le distanze dalle posizioni - pur in parte condivisibili - di Della Luna, occorrono due considerazioni preliminari alla sua pubblicazione:
  • la linea di questo e di altri articoli del blog sull'argomento NON è antiunitaria e secessionista, l’intenzione è semmai quella di andare oltre alla retorica risorgimentale per ricreare su ben altri presupposti un patto di unità nazionale, come fecero ad esempio prima di noi i sempre più dimenticati partigiani - che, non scordiamolo, erano di estrazione politica disparata, pur con una forte componente socialcomunista, e restano i nostri veri Padri della patria anche se l'informazione di regime non lo dice più;
  • oltre a quello di stampo leghista, e vorrei dire dal versante opposto, esiste anche un antiunitarismo reazionario, vuoi di una destra estrema e antistorica, vuoi di semplici nostalgici filoborbonici, ma il fatto che loro possano arrivare a conclusioni che noi possiamo giudicare errate e/o irrealizzabili, non vuol dire che spesso non facciano riferimento a fonti molto valide, per quanto insabbiate dai vincitori che come sempre sono quelli che scrivono la Storia: è il caso, ad esempio, di tutta una letteratura sul brigantaggio, che ha già attirato la mia attenzione in passato.
Con queste premesse, il contributo seguente sull'impresa garibaldina può essere letto meglio, anche perché lo stesso autore lo apre con un convinto inno all'unica religione da professare senza tregua, quella del dubbio.
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Il dubbio, questo "insano tarlo che ottenebra le menti dei disfattisti” (secondo i più) potrebbe però aiutarci a capire su quale realtà storica si basa il mito fondante della nostra Italia, ed in ultima analisi lo stato attuale della nostra democrazia: basterebbe un po’ di onestà intellettuale e di lungimiranza politica.
Questo sano stimolo, vorrei dire biocarburante, per il nostro organo principe, il cervello, quanto ha inciso in positivo sulla evoluzione della specie? Dal mio punto di vista, parziale ma credo legittimo, è stato questo che ci ha differenziato dagli altri primati, facendo arrivare tra noi tutti gli elementi più importanti della produzione di ciò che è appannaggio esclusivo della razza umana: la cultura (e la sua trasmissione). Forte di questa (dubbia) certezza mi accingo ad enucleare una serie di interrogativi legittimi sulla storia (forse leggenda, forse finzione) che ruota intorno all’impresa di Garibaldi e dei suoi Mille (credevo, ex studente di ingegneria, che i numeri fossero per definizione una realtà oggettiva per le nostre menti, ma ecco riaffiorare questo tarlo fastidioso, il dubbio appunto, che mi suggerisce un’altra domanda: ma Mille vuol dire realmente ...mille? E’ vera l'uguaglianza Mille = mille?).
Con fatica e contraddizioni molte ed articolate inizio da qui il mio ragionamento, condotto per punti e documentato attraverso la lettura di libri, materiali degli archivi storici e, perché no, informazioni reperite sulla rete (tutto col beneficio del dubbio, ovviamente).
Garibaldi: è un personaggio il cui “curriculum vitae” si presta a più di una interpretazione (quella imperante è la versione che si studia nelle scuole italiane di ogni ordine e grado e che lo classifica come “padre fondatore della italica patria”). Viene ritenuto ufficialmente infatti “Eroe dei due mondi”, con riferimento ai suoi trascorsi di azione in America del sud. Eroe perché rivoluzionario coerente ed instancabile, capace di incendiare gli animi dei suoi seguaci e dirigere, come si direbbe oggi, da vero leader le sue truppe negli assalti più rischiosi ed addirittura improbabili da un punto di vista della tattica militare. Eppure questa sua mitica figura, replicata nelle piazze e nei corsi e viali delle città italiane, in egual misura dal nord al sud, mi fa porre il primo interrogativo: che strano copricapo (più adatto ad un musicista di jazz che ad un condottiero) quello col quale è sempre ritratto... Qualcosa di artistico ed anticonvenzionale per l’epoca, quindi una ulteriore conferma della suo precorrere i tempi, con grande creatività? Eppure qualcosa ancora non torna, questa frase “abbi dubbi” titolo di un grande pezzo di Bennato continua ad infastidire i miei pensieri, turbare la quiete della mia mente e dei miei ricordi scolastici: e se ci fosse dell’altro? Scava di qua, cerca di là e viene fuori che il nostro eroe capellone collo zuccotto sembra usasse quel look per coprire ... una mutilazione ad un orecchio: subita in battaglia, si potrebbe supporre allora, no? e invece sembra gli sia stata inferta da una giovane brasiliana che, rifiutatolo verbalmente, si trovò vittima di un vero e proprio tentativo di stupro. Vero o no questo episodio, forse è il caso di interrogarsi sul reale ruolo che il futuro fondatore della patria italica interpretò sul proscenio sudamericano: pare infatti che in Brasile abbia operato da corsaro (e non da pirata, badate bene alla differenza) al servizio degli inglesi per acquisire, con le ruberie, tesori e ricchezze alla corona, e conquistare per essa, attraverso azioni violente, nuovi mercati nell’America del sud.
Sbarco dei Mille a Marsala: fu veramente questa un operazione di grande marineria, visto l’arrivo indisturbato dei garibaldini a Marsala? O piuttosto una grande fiction, una messinscena organizzata dagli inglesi (che sembra scortassero la flottiglia garibaldina con navi da guerra) con il concorso di corrotti alti ufficiali della marina borbonica?
Battaglia di Calatafimi: essa secondo quanto studiamo a scuola rappresentò uno dei più evidenti esempi dell’eroica resistenza dei Mille (ma visto che erano almeno il doppio, perché non si dice Duemila?), determinati a contrastare fino allo stremo delle forze, fino al sacrificio supremo della vita, l’assoluta preponderanza tattica, organizzativa e numerica delle truppe Del Regno delle Due Sicilie. Ma andò realmente così? Una versione differente recita che al comandante sul campo delle truppe borboniche, tale Sforza, sia arrivato un ordine perentorio di “stop alle operazioni militari” proprio mentre stava mettendo in rotta i garibaldini, male armati e peggio organizzati, anche grazie ai pezzi di artiglieria ed alla posizione di preminenza sul terreno dello scontro (borbonici in posizione dominante, su una collina). Perché l’alto comando (diremmo oggi: i comandanti di Stato Maggiore dell’Esercito) diede quell’ordine, apparentemente così assurdo e controproducente? Perché il generale Landi (e la cosa è provata storicamente, ci sono gli atti dei processi davanti alla Corte Marziale) fu corrotto dai Piemontesi: 14000 ducati promessi, ridottisi sembra a 14 a cose fatte tanto che il generale pare ne morì d’infarto...
Palermo: il generale Lanza tenne consegnate le truppe borboniche nella fortezza mentre i garibaldini depredavano la sede palermitana del Banco delle Due Sicilie. Perché? Poi, quando finalmente le truppe comandate da un altro generale borbonico, lo svizzero Von Mechel, contrattaccarono i garibaldini, e questi ultimi furono spazzati via dalle improvvisate barricate erette a protezione del centro città ed arretrarono precipitosamente, ecco un nuovo colpo di teatro: i capitani borbonici Bellucci e Nicoletti comunicarono inspiegabilmente alle truppe del Regno l’ordine di “sospensione dei combattimenti causa armistizio”, ordine comunicato dal suddetto Lanza (ma mai realmente firmato!). I ben organizzati ed agguerriti 24000 uomini dell’esercito borbonico lasciarono così, senza una ragione plausibile, mestamente e senza sparare più un solo colpo, la città di Palermo ai garibaldini. Perché?
Napoli: il 6 Settembre 1960 il Re Francesco II abbandonò la capitale, che fu occupata dai garibaldini tre giorni dopo. Seguirono violenze, stupri e saccheggi, soprattutto da parte dei battaglioni di mercenari al seguito di Garibaldi, e fu immediatamente confiscato, in modo totalmente illegale, il tesoro del Re, incautamente depositato nella sede napoletana del Banco delle Due Sicilie. Ed il diritto internazionale?
Epilogo di Gaeta: Il Re Francesco II, dopo aver abbandonato la capitale, trasferì il suo Quartier Generale nella fortezza di Gaeta, per evitare, a suo dire, inutili lutti e distruzioni alla capitale del regno. Da qui, riorganizzato l’esercito, epurati gli ufficiali corrotti e traditori, iniziò la controffensiva che culminò nella famosa battaglia del Volturno. Fu esattamente in questa fase della guerra (peraltro mai dichiarata dai Piemontesi) che entrarono scopertamente in campo le truppe del regno sabaudo, inviando in massa soldati dichiarati falsamente congedati o addirittura disertori, quale supporto alle ormai esauste schiere garibaldine. I francesi, che proteggevano l’accesso dal mare alla baia di Gaeta, improvvisamente si ritirarono, permettendo alle navi da guerra piemontesi di bombardare la fortezza anche dal mare (i bombardamenti piemontesi dai colli circostanti Gaeta erano già iniziati da tempo). Perché?
Pasbas
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Ecco, sarebbe molto bello che si approfittasse dell'occasione delle celebrazioni per l'Unità d'Italia per rispondere a domande come queste, il cui affossamento certo ha contribuito a costruire l'edificio Italia su fondamenta traballanti. E' solo partendo da qui che si può capire come la secessione pacifica non è un'alternativa reale, e il federalismo è come intonacare muri pericolanti: aggiungi peso e aumenti il rischio.

4 commenti:

Michele Diodati ha detto...

Oggi il Corriere della Sera ha pubblicato un interessante articolo sulle case fantasma, cioè non accatastate, costruite di nascosto dagli italiani, le quali, grazie alle riprese aeree, sono ora state in buona parte scoperte.

I numeri sono molto indicativi: "A Torino solo 56 immobili fantasma, a Napoli 6.891. A Milano 22, a Roma 6.372" E via di questo passo. Dallo studio emerge che la propensione a evadere il fisco, che è parente stretta della propensione all'illegalità e alla corruzione, è tanto maggiore quanto più si scende verso Sud (esistono ovviamente infiniti altri parametri, oltre le case fantasma, a supporto di questa tesi).

Con questo voglio dire che, stante la disponibilità della Francia o dell'Inghilterra ad aiutare i piemontesi e l'impresa dei Mille/Duemila, nel successo insperato di Garibaldi una parte molto molto importante potrebbe averla avuta la disponibilità dei meridionali (soldati borbonici, napoletani, siciliani ecc.) a lasciarsi corrompere con grande facilità e piacere.

Nel Meridione, la disponibilità di individui e gruppi alla corruzione è talmente gigantesca da prevalere di gran lunga su anche ovvi ragionamenti relativi al benessere collettivo che deriverebbe dal resistere alle sirene del guadagno personale.

Mi sembra che si tratti dello stesso tipo di mentalità che ha reso, per esempio, la Campania un'immensa discarica abusiva e la sanità pubblica nel Sud una specie di terno al lotto, che ti può far morire neonato perché mancano un'ambulanza e un posto letto. Tutto ciò a fronte di una colata di danaro pubblico speso per la sanità che, nella sola Sicilia, è superiore a quello che spende tutto lo stato finlandese per la salute pubblica (con ben altri risultati, immagino).

Sono pure constatazioni. Non pigliatemi per leghista.

cugino ha detto...

Constatazioni di questo tipo, Michele, non solo non le ignoro ma fanno parte della mia decisione di non vivere nella mia terra natia.
Sono però, come dire, un presupposto di tutto il ragionamento, che da un lato diventa troppo ampio dall'altro rischia di diventare come l'uovo e la gallina.
Occorre quindi affrontare una questione per volta, e dunque l'articolo era solo ristretto alla cosiddetta spedizione dei mille.
Altre volte ho affrontato temi come la predispozione all'illegalità in genere e fiscale, e sono venute fuori considerazioni come la tua, ma anche ad esempio dati opposti e egualmente inquietanti, che dicono che i lavoratori autonomi dichiarano redditi medi da fame in tutto il paese (tipo 12mila euro lordi, cito a braccio) e che qualcosa come il 90 per cento e passa delle società riesce in un modo o nell'altro, anche legale, a praticamente non pagare un euro di tasse
Il quadro che ne deriva è che la predisposizione di cui sopra è purtroppo generale, e ci sono differenze territoriali solo per quanto riguarda il campo in cui si estrinseca
Come peraltro dimostra il milanesissimo premier, il modo in cui ha fatto i soldi, gli offshore, le radici siciliane, i falsi in bilancio depenalizzati, i condoni eccetera
Insomma, la mafia al sud impera coram populo, al nord più nascostamente, e la cosa è più che gradita, direi insita, agli ambienti sia romani che del capitalismo padano
in tutto questo, la secessione è la soluzione?
o piuttosto non sarebbe il caso di cominciare a raccontarci la verità, dall'episodio dei mille passando per il brigantaggio e la pax andreottiana per finire all'avventura berlusconiana
e ciascuno guardando allo specchio i propri, difetti

un abbraccio, quando vuoi, ti ospito per un commento più articolato (ma elettroni non lo aggiorni più?)

Michele Diodati ha detto...

Ciao Gino, grazie per l'offerta di ospitalità. Rispondo subito alla domanda su Elettroni: no, non lo aggiorno più - almeno per ora - perché purtroppo il tempo a disposizione è limitato e troppe cose insieme non riesco a farle. Ho deciso di dedicarmi al blog Omega Centauri sull'astronomia, che immagino avrai visitato, con il quale spero, nonostante la mia veneranda età, di riuscire a traghettarmi dall'informatica (che mi ha stancato) alla divulgazione scientifica, della quale sono appassionato da sempre.

Tornando all'argomento del post, sono ben consapevole che la propensione a delinquere degli italiani, per esempio tramite un'evasione fiscale ai limiti del grottesco, è trasversale e riguarda il Nord come il Sud. Tuttavia è un fatto che gli abitanti delle regioni settentrionali sono in grado di esprimere una classe politica che amministra meglio il territorio e fa funzionare meglio i servizi. Una differenza nella coscienza civile, ne converrai, deve pur esistere, se questi sono i risultati.

Un abbraccio e a presto!
Michele

cugino ha detto...

e certo che esiste, ripeto: tanto che io dopo anni di vita al nord tornato giù resisto pochi giorni di vacanza e scappo
ma bisogna vedere le cause, e bisogna vedere bene se federalismo o peggio secessione siano la soluzione, e soprattutto quest'ultima sia applicabile pacificamente
inoltre, ammesso e non concesso che la mafia e la sottocultura mafiosa siano prodotto esclusivo della "mentalità meridionale", ammetterai che decenni di connivenze con il potere romano e milanese l'hanno resa fiorente? e che forse se il resto del paese avesse davvero voluto avrebbe avuto tutt'altra curva di evoluzione?

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