domenica 5 luglio 2009

LIBERTA' VO' CERCANDO CH'E SI' CARA...

Sono talmente presente su Facebook che ho fatto a tempo ad acchiappare la url che volevo: http://www.facebook.com/cugino. Ma ormai ogni volta che l'apro passo un bel po' di tempo a disattivare minchiate (test idioti, specialmente) dalla mia home page: si può, e meno male, ma è comunque una gran rottura di cabbasisi. Il problema però è un altro: il livello medio delle cose che si dicono. Per carità, non sto dicendo che dovrebbe diventare una cosa seriosa, e dire stronzate piace tanto anche a me. Ma non sono le facezie che ripugnano, no: è proprio il livello degli interventi che nelle intenzioni sono seri, il più preoccupante. La condivisione di commenti e filmati, peraltro, comporta che tu li vedi apparire più volte anche consecutive, e non puoi disattivarli, quelli. Il ristoratore cinese che picchia i cani, i cuccioli teneri, i bimbi dolci dolci con didascalie sdolcinate e scontate, e i vecchi proverbi su amore amicizia e massimi sistemi solo appena riscritti e riproposti in tutte le salse: non se ne può più.
Mi direte: non ci andare più! Ma il social networking è la piazza di oggi, e non andarci è come non esistere. Inoltre, nel panorama depresso dell'informazione odierna, e nel mare magno di Internet, se hai un blog e non gli fai un po' di pubblicità su facebook non lo legge nessuno. Infine, come si diceva una volta "il sistema si combatte dall'interno" e allora bisogna insistere nel tentativo di alzare il livello delle discussioni, hai visto mai troviamo anche noi il nostro Obama.
Che lo strumento sia potente, almeno in teoria, se ne sono accorti anche quelli che hanno tutto da perdere dalla libera circolazione delle idee, e infatti stanno tentando di tutto per imbrigliarlo. La legge che di fatto abolisce la libertà di stampa e di opinione in Italia è passata alla Camera a colpi di fiducia e stava per essere passata con le stesse modalità al Senato. Pare per che il Presidente Napolitano si sia finalmente svegliato dal letargo e abbia minacciato di non promulgarla se non viene sostanzialmente modificata. Una mossa irrituale, che alcuni ritengono addirittura controproducente e funzionale alla Casta: passasse la norma così com'è, dovrebbe essere dichiarata incostituzionale anche da una Corte con giudici che invitano a cena quelli le cui leggi dovrebbero giudicare (sic!).
Modificata in modo da poter passare, invece, la normativa consegnerebbe definitivamente il nostro Paese al novero di quelli non democratici e nemmeno liberali. Ha ragione Giufà: peggio della DDR, dove almeno in cambio della mancanza di libertà avevano un lavoro una casa e una Trabant garantiti, sentiremo solo le opinioni che piacciono al Capo (non c'è nessuna crisi), e verrà tappata la bocca ai disfattisti.
Buttiamola sul ridere, amaro, allora: leggete questa riscrittura della Costituzione tracciata dall'impagabile Carlo Bertani, specie l'articolo 21.
Il pezzo è finito, vado a postarlo su Facebook. Condividete questo, cabrones, non la solita frase fatta sulla "vera amicizia"! Altrimenti la libertà di stampa e di parola sarà presto come il diritto a un lavoro fisso: una cosa di cui i giovani non sanno nemmeno sia mai esistita...

1 commento:

Coordinatore ha detto...

Liberae enim sunt cogitationes nostrae (Cicerone,Pro Milone, 29,79) Infatti i nostri pensieri sono liberi.
Proverbio antico,ma di disperata attualità, indica che non c'è mezzo di trattenere il pensiero e che pertanto non si può essere puniti.
Sino a quando però non pagheremo dazio?

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