mercoledì 22 luglio 2009

TALVOLTA AGLI ANGELI VOLANDO CAPITA DI SFIORARSI COI PALLONCINI

Ieri davanti a Montecitorio ha raccolto parecchie centinaia tra attori registi e lavoratori dello spettacolo in genere una manifestazione contro i tagli al già risicato Fondo Unico per lo Spettacolo previsti dalla finanziaria. La presenza tra i manifestanti di esponenti notoriamente di destra come Luca Barbareschi e Gabriella Carlucci sgombra il campo dalle accuse di strumentalizzazione politica della faccenda, realmente da iscrivere nella preoccupazione che i tagli diano il colpo di grazia ad un settore già in difficoltà, oltre che riaffermare il luogo comune secondo cui "alla destra della cultura non gliene importa un fico secco".

Angelo Orlando era in piazza, che aria si respirava? e qual'è davvero la situazione dello spettacolo in Italia in questi anni?
Aria di funerale. C'erano delle bombole di azoto e si gonfiavano palloncini neri.
Eravamo in tanti, certo. Molti con la solita espressione incredula. Chi invece aveva la necessità di condividere le proprie paure, i propri timori, altri col sorriso di chi tutto sommato, questa era una giornata come tante, un'occasione per incontrarsi.
Attori, autori, registi, gente di spettacolo, ma non solo artisti, anche produttori, sindacalisti, impiegati della Rai, agenti teatrali, tutti col loro palloncino scuro legato all'occhiello della camicia o ad un passante della cinghia.
In cielo si vedevano tante macchie scure, perdersi nell'infinito. Erano i palloncini di chi aveva mollato la presa.
Simbolicamente, il palloncino nero ha un significato molto forte.
Essere artisti in Italia è così. Siamo palloncini che nel tempo, diventano sempre
più neri e ad un certo punto, quelli che proprio non ce la fanno, decidono di librarsi in aria,
scomparendo verso un destino fatto di mistero e libertà.

Tu hai un film recente, Sfiorarsi (qui il suo myspace) che ha faticato molto a trovare una distribuzione. Ha ricevuto i fondi del FUS o hai dovuto fare tutto da solo? E secondo te un prodotto del genere (commedia sentimentale sofisticata, ben girata e recitata - parere personale) avrebbe avuto più o meno problemi a emergere in un contesto diverso da quello italiano, che so francese o spagnolo?
Sfiorarsi ha avuto il riconoscimento di film d'interesse culturale nazionale. Siamo finiti poi in un buco legislativo per cui il finanziamento ci fu congelato, poi dimezzato del settanta per cento, poi ci fu tolto il fondo destinato alla distribuzione. Fui messo di fronte alla possibilità di partire con la lavorazione, riducendo i costi e le settimane di riprese, mi dissi: "perché no?" Una distribuzione arriverà dopo. Non è venuta. Più guardavo il film che avevo fatto e più mi chiedevo: "perché?"
Si affollavano anche i dubbi: "sarà venuto male. Ho fatto un brutto film". Inviai il dvd del film a diverse distribuzioni che non diedero mai una risposta, né negativa, né positiva. Semplicemente mi facevano provare l'ebbrezza dell'invisibilità.
La produzione poi scomparve, dichiarando: "I soldi sono finiti!". Lasciando in sospeso anche conti da saldare con il laboratorio di sviluppo e stampa che non mi faceva più accedere al negativo del film. Insomma un casino. Se non fosse stato che nel frattempo avevo creato con un collega regista (Tonino Zangardi) una società di distribuzione e soprattutto, se non ci fosse stato un caro amico che, dopo aver visto il film, contribuì economicamente al suo sblocco, Sfiorarsi non avrebbe avuto neanche il piccolo spazio che poi si è creato da solo. Nel frattempo arrivarono anche i festival, i premi, i riconoscimenti. Il dubbio che avevo fatto un brutto film scomparve. La gente alla fine delle proiezioni s'intratteneva a farci domande, a me, all'attrice protagonista e co-sceneggiatrice (Valentina Carnelutti).
So che non è finita.
Adesso, dopo questa esperienza, posso dire con certezza che è completamente inutile che lo Stato italiano finanzi dei film e poi lasci che le produzioni facciano scempio di questi finanziamenti. Il cinema italiano è stato sbranato da centinaia di produttori che hanno rosicchiato l'osso fino alla fine. Non è rimasto niente. Il cinema d'autore in questo paese ha bisogno di essere sostenuto dall'inizio alla fine. Servono leggi fatte senza tener conto del passato. Bisogna ripartire da meno di zero. Il pubblico deve essere educato di nuovo ad amare la verità. Il cinema è uno strumento potentissimo. E' l'unica espressione artistica che si avvicina alla realtà. Il cinema fatto con questo scopo può creare delle vere e proprie trasmutazioni emotive nell'inconscio dello spettatore. Lo può mettere di fronte a quella stessa crisi che stiamo vivendo ormai da anni e che ora è arrivata al punto di non ritorno. Per questo c'è chi ha paura del cinema. Per questo si colpisce il cinema italiano al cuore, eliminando il problema alla radice. Affondandolo definitivamente.
Ora però, io voglio dire una cosa. E' un messaggio di ottimismo. Le coscienze degli uomini (e sto parlando di uomini e non di artisti. Artista è qualcosa che caso mai può completare l'uomo) non possono essere tenute addormentate per l'eternità. Qualcosa di acceso c'è. Una fiamma che brilla esiste. Il presente è nostro amico. In questa tetra immagine che stiamo dando di fronte al mondo intero, c'è qualcosa di bello. E' che un seme comunque è stato gettato. Siamo scesi in piazza, ma non basta. Un vero cambiamento, se così possiamo chiamarlo, avverrà e deve avvenire gradualmente. Tenendo presente che tutti quanti abbiano e sentano qusto spirito di verità dentro di loro, devono uscire allo scoperto. Bisogna dire: "NON CI STO PIU' A VIVERE COSI'!" Il mio destino è quello di volare in alto ma non sotto forma di palloncino scuro.
Sono un artista e devono ESSERE COSE STRAORDINARIE a farmi volare in alto.
Di questo cambiamento potremmo accorgerci soltanto dopo tanto tempo. Bisogna vincere l'illusione di stare lavorando per questo scopo inutilmente. Questo periodo di crisi può darsi farà bene se si ha il coraggio di sentirsi per la prima volta un organismo unico. Purtroppo nessuno sente questa unità. Il paese è dilaniato dagli scandali e da una crisi che sta ben oltre la soglia di qualsiasi immaginazione. Molti pensano che gli artisti giochino e si divertino a non crescere mai. Un artista che sia davvero consapevole è un artista responsabile per sé e per gli altri. Un artista deve essere attento alla realtà che lo circonda. Purtroppo ci hanno spaventati a dovere. Un artista che ha paura smette di esserlo ed è una violenza. Perché essere artisti significa lottare per la verità.
Purtroppo si crolla al primo provino andato bene. "Ho ottenuto un ruolo e anche questo anno l'ho sfangata. Io sono salvo".
Non è più così. Non ce lo possiamo permettere. Recitare o scrivere ormai è la stessa cosa. Un artista deve essere un interprete consapevole. Il Fondo Unico per lo Spettacolo è stato amministrato così come è stato gestito il paese: con troppe ombre e soprattutto da quelli che si sono adattati a lavorare così, con una mentalità del prendere, prendere senza dare, riempirsi la pancia e non pensare che attorno a te c'è l'orrore della fame e della disperazione di chi non ha altra scelta che allentare la presa e volare in alto come un palloncino diventato troppo scuro per per potersi continuare a confondere con la merda in cui era immerso.

Non ci resta che andarcene - parafrasando Troisi, con cui hai girato lo splendido Speravo fosse amore invece era un calesse - quindi? E cosa consiglierebbe uno come te che ha rinunciato ai "giri giusti" (per qualche tempo ti si è visto da Costanzo, tanti anni fa, poi hai "smesso") a un ragazzo che volesse intraprendere questo tipo di carriera? Insomma, da noi chi non passa per Amici o il Grande fratello non ha speranze?
Tante volte mi sono soffermato a pensare alla mia vita comoda. Da Costanzo in televisone, neanche più stavo a contare i copioni che mi arrivavano e le proposte di lavoro. Era bello, ma non ero felice. Avevo delle idee. Avevo storie da raccontare in un modo diverso da quelle del comico intrattenitore. Mi sono chiesto mille volte se ho fatto o meno le scelte giuste nella mia vita. Ad ogni risposta negativa, mi accorgevo che me la consegnavano delle parti di me che desiderano ancora il successo facile e un conto in banca che non ti dà problemi, il posto sempre libero al ristorante e l'interesse degli altri a prima vista. Continuo questa strada fatta di grandi difficoltà, ma anche di grande soddisfazioni, come l'applauso del pubblico alla fine della proiezione di un film che sta imparando pian piano a fare i primi passi in questa realtà. Non lo so se chi non passa per Amici o il Grande Fratello non ha speranze in questo momento storico italiano, non lo so davvero. So però che è più dura e soprattutto, non è facile. Ma a me piace pensarla come il professor Keating nel film Dead Poets Society: "Ci teniamo tutti ad essere accettati, ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani e impopolari, anche se il gregge dice: 'Non è beeeeee…' Come ha detto Frost: 'Due strade trovai nel bosco e io... io scelsi quella meno battuta. Ed è per questo che sono diverso!'"
Cosa significa andarsene?
Se non stiamo parlando della metafora dei palloncini neri che affrontano il loro ultimo viaggio verso l'ignoto, allora sì. Si può scegliere di andarsene: cambiare paese. Andarsene in Spagna, in Francia o da qualsiasi altra parte dove un artista non è considerato solo un eterno adolescente che ha bisogno di soldi per farlo star buono a giocare, potrebbe essere una scelta possibile, se affrontata con la giusta consapevolezza. Prima di andarsene però, l'ultima utopia che offro qui è una considerazione da far seguire poi da un'azione unica. STOP. Fermiamoci un attimo. Guardiamoci negli occhi. Pochi giorni fa, al Roma Fiction Fest, è successo qualcosa di molto importante. In polemica con il ministro Bondi per il mancato reintegro del FUS, l'attore Pierfrancesco Favino ha rifiutato di ritirare il suo premio come miglior attore di mini serie televisiva. Favino, ha fatto un gesto importante, ma non basta. Io penso che quello che bisognerebbe fare è andare oltre, meditare su uno STOP TOTALE. Il coraggio di Favino di non ritirare un premio (e posso assicurarvi che un attore ha bisogno come il pane di riconoscimenti e di premi che lo incoraggino ad andare avanti), è un gesto nobile, ma vi assicuro che per cambiare le cose, forse sarebbe ora di rifiutare non i premi, ma i lavori. Ce lo abbiamo questo coraggio? Se un attore rifiuta un ruolo ce ne stanno mille disposti a farlo dopo di lui. Il motto dovrebbe proprio essere questo: "DOPO FAVINO, IL BUIO".
Un mondo senza attori, senza autori (lo ripeto: recitare o scrivere è la stessa cosa) è un mondo senza luce. Un mondo morto. Quel palloncino nero che vola verso le nuvole è il nostro mondo, il nostro paese, la nostra Italia, ma non solo. Quel palloncino è la poesia che vola via dalla nostra anima. Ogni uomo è un artista se colora di verità i suoi giorni.

2 commenti:

NikRedian ha detto...

Coscienza artistica, fame di sapere, libertà di volo, rigore come l'obbligo del respiro. Soprattutto Coraggio. O follia se manca il coraggio, ma mai, mai seguire l'andazzo.
Ti voglio bene e mi piaci sempre più.

cugino ha detto...

Nik o ci conosciamo o parlavi ad Angelo. In ogni caso ho scoperto grazie a questo commento quello che scrivi e come lo scrivi, e credo che andrò spesso a leggerti...

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