
Per questo motivo sono stato colpito innanzitutto dal titolo di questo libro in corso di pubblicazione: Sotto il ponte che non si farà, di Matteo Bottari, edito dalla Biblioteca del Cenide. Il Cenide, e qui lo si spiega bene, è proprio quella punta di continente che si propende verso la Sicilia a suggerire da millenni collegamenti più o meno fissi e mitologie più o meno fondate. La casa editrice omonima è una di quelle iniziative che tanti di noi meridionali emigrati sognano di fare per pagare alla propria coscienza il tributo di avere abbandonato la propria Terra Madre, debito che sentiamo tutti nonostante i fatti dicano che è lei la Medea dalle cui grinfie siamo fuggiti, e che però solo alcuni di noi riescono a realizzare: uno di questi è Domenico Cogliandro, architetto a Palermo ma da sempre e per sempre "cenidico" (si dirà così?). Il libro, di cui ho prenotato una copia (potete fare altrettanto scrivendo a infos@cenide.net) e che recensirò solo dopo averlo letto (ognuno ha i suoi vizi...), promette bene, e non solo per il titolo ben augurale: gli stralci anticipati promettono bene sia per stile che per argomenti, e in ogni caso si tratta della prima opera di narrativa ambientata sotto questi enormi pilastri, con in più il contributo di una evidentemente bravissima fotografa e del succitato architetto autoctono il cui punto di vista non vedo l'ora di conoscere.
2 commenti:
Cugliandro, facci caso. Il titolo la dice lunga. Da oltre 50 anni la pantomima va avanti, un passo, e indietro, tre passi. E siccome non esiste un punto di vista condiviso (gli opposti si sono sempre scontrati e non hanno mai cercato un punto limite sul quale incontrarsi) non verrà mai risolta la dicotomia. Il ponte guarda al futuro pur non avendo i mezzi per esserci dentro, l'idea proviene dal passato ma la memoria degli umani è sempre più limitata e meno storica. Come se ne esce? Con la narrazione dei luoghi. Ci sono passi mitici che hanno fotografato lo Stretto più di cento progetti fatui: pensa ad Odisseo, pensa a Ndrja Cambrìa, e allo stesso Colapesce. Sulla narrazione mitica siamo tutti d'accordo, per questo le storie vanno narrate: anche quelle di un'inezia strutturale come questa...
Gino, non mi sono lasciato sfuggire la ghiotta occasione di fare la parte di un Re. La nota serve solo a ricordarti di ricordare che l'editore Gaspari di Udine sta ristampando, 16 anni dopo, il libro di Matteo Bottari (Sotto il ponte che non si farà) di cui al tuo precedente post, con le mie fotografie a corredo. In primis, perché Gaspari e non Biblioteca del Cenide? Perché la seconda ha cessato di esistere in vita (fiscale) nel 2023, e si è trasformata in una collana dell'editore friulano disposto a dar voce a quelle sponde dall'antitetico nordest. Dopodiché questa è una versione riveduta e corretta da p'arte dell'autore, quindi in alcune parti diversa dalla precedente (con addizioni e sottrazioni, modifiche e riallestimenti dei paragrafi): new release, cioè. Lo presenteremo a Roma, per cui spero nell'occasione di rivedersi. Detto ciò, ora che son tornato quasi totalmente asocial (mi paleso, sobriamente, solo su una nota piattaforma per fotografi) com'ero prima di questo tempo forsennato, plaudo alla tua sagacia e alla tua costanza di mantenere in vita un blog, superstite e memoria di un tempo che via via va dissipandosi. Un caro saluto, Domenico.
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