giovedì 9 luglio 2009

FORZA VIOLAAAA!

Due anni fa di questi tempi si consumava il dramma sportivo della squadra di basket di Reggio Calabria, la Nuovo Basket Viola già Cestistica Piero Viola comunque per tutti sempre e solo Viola.
Quest'anno, tanto inattesa da lasciare quasi increduli, arriva la notizia dell'acquisizione di un titolo sportivo di B dilettanti, la ex B2, da parte della società che non era riuscita ad iscriversi due anni fa in legadue perdendo nel tentativo anche la possibilità di ripartire dalla serie inferiore, l'allora B1, e iscrivendo solo la propria scuola basket in serie D.
Lo scetticismo deriva dal fatto che chi ha seguito le vicende della Viola ne ha viste di così tanti colori che prima di cantare vittoria vuole vedere 5 omaccioni in canottiera neroarancio - come i colori di questo blog - calcare un parquet in una partita ufficiale. Così come facemmo in tanti un pomeriggio romano di qualche anno fa, al palazzetto di viale Tiziano, quando uno dei troppi salvataggi societari rocamboleschi culminò nella presenza in campo di 5 mercenari raffazzonati che beccarono la più pesante sconfitta della storia della pallacanestro professionista in Italia: eravamo felici di esserci, e fummo poi ripagati da un campionato fantastico e dall'avvio di un ciclo che a momenti ci portava allo scudetto.
A chi a questo punto dovesse chiedersi stranito cosa mai ci fa un post sportivo in un blog di solito invece concentrato sulla controinformazione, rimando a uno dei primi post, scritto per commentare altre chiusure drammatiche di parabole sportive: lì, nel lamentare un anno di silenzio dopo il delitto di averlo ucciso, si racconta un episodio che illustra significativamente cosa significava, il basket a Reggio Calabria.
Non che oggi la vita nella mia città d'origine sia semplice: resta in vetta alle statistiche di disoccupazione e quindi emigrazione interna, non ha ancora il gas e l'acqua potabile nelle case, non fosse per il vento sullo stretto sarebbe più inquinata di Atene anche perchè ha meno verde pubblico di un ipermercato, e la gente continua a perseguire più o meno legalmente ciascuno i propri interessi privati ignorando spesso il significato stesso di bene pubblico. Ma venti o trenta anni fa, in più, c'era un racket che faceva saltare ogni notte un ristorante o un negozio o un'auto, una guerra di mafia senza quartiere che ha lasciato centinaia di morti a tappezzare la mappa cittadina appunto in ogni rione, il venir meno da ciò derivante in chi non fosse almeno amico degli amici anche della semplice idea di intraprendere un'attività commerciale (e quindi la percezione di libera professione e concorso pubblico con connessa emigrazione come uniche alternative praticabili), e come una ciliegina sulla torta lo sfacelo urbanistico del centro storico a seguito di lavori ferroviari trentennali, a impedirne di fatto la fruizione da parte di noi ragazzi del tempo. Non a caso che è proprio la soluzione di quest'ultimo vulnus la metafora più visibile della "Primavera di Reggio" innescata dal compianto sindaco Falcomatà, professore comunista eletto con maggioranze bulgare in una città con l'animo di destra per manifesta superiorità di statura etica politica e pratica, il cui nome è rimasto associato proprio al lungomare già Matteotti.
Ebbene, in questi decenni di buio pesto incastonati tra la "rivolta" e la "primavera", in cui è mancata financo una giunta comunale che durasse più di qualche mese, tra una crisi politica un commissariamento e uno scandalo tangenti, l'unica luce fu rappresentata proprio dalla Cestistica Piero Viola, cui tutti ma dico tutti i giovani reggini si aggrappavano come a una scialuppa. La Reggina calcio navigava nelle serie minori, ai tempi, eppoi il calcio stava diventando un'altra cosa: da fattore sociale aggregativo e identitario a metafora della deriva autoritaria mercantilistica delinquenziale amorale del Paese.
Chi è responsabile di questa deriva, cominciata proprio dal calcio perchè costui lo ha scelto come grimaldello per via della sua popolarità, si capisce: ero milanista da bambino, grazie alle magie di Rivera, e divenni antiberlusconiano molto prima che l'attuale premier entrasse in politica, perchè avevo capito da quello che stava facendo al calcio quello che aveva intenzione di fare all'Italia senza avere ancora letto il Piano di Rinascita di Gelli.
Il basket segue altri valori. Fu attraversato, è vero, ad un certo punto dall'ubriacatura di soldi falsi connessa all'epopea craxiana, con De Michelis e alcuni magnati-magnoni come Ferruzzi impegnati in prima persona, ma la cosa durò poco e molte squadre rischiarono di esserne travolte, Viola compresa. In epoca più recente, magari solo grazie al suo status di sport minore, ha dimostrato discreta serietà, dimostrandosi inflessibile (di nuovo, a differenza del calcio, che avrebbe dovuto essere azzerato grazie a moggiopoli e invece forse anche a causa di un mondiale vinto è ancora lì a sprecare riciclare e diseducare i giovani) con realtà come non solo Reggio Calabria, ma su su fino a Pesaro e Virtus Bologna, che sarebbe come se il calcio avesse fatto sparire (per magari consentirgli di ripartire pulite davvero) realtà come Juventus e Milan, altro che i buffetti che gli hanno dato..
Ora la Viola, forse, riparte dalla quarta serie, dopo due anni nell'ultima. Come appunto hanno fatto Pesaro Bologna e altre realtà mal gestite. E' così che si fa. Non si fossero messi in mezzo i politici con salvataggi demagogici e quindi effimeri, tutta la parabola si sarebbe avviata prima e oggi forse sarebbe compiuta, con la Viola di nuovo al posto che gli compete cioè in serie A come Pesaro e Bologna. Speriamo succeda adesso, e che questo sia metafora di una nuova primavera reggina, anche se non ci sarà mai più un altro Italo Falcomatà.

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